Cronache dell'Oceano Padano

Se il futuro del giornalismo passa da quello di provincia, siamo a posto

Mirko Volpi
Tra bici bleu asportate e volti dei malfattori travisati i giornali locali ricamano e narrano i piccoli eventi quotidiani come grandi romanzi ottocenteschi.

    In queste terre di Lombardia verdi e pianeggianti e operose, dove le cose non accadono o perché siamo troppo impegnati a lavorare per accorgercene o perché, semplicemente, non accadono (beati i luoghi che non hanno bisogno di eventi!), le notizie giacciono traguardate sul frigo dei gelati nei bar, parcamente commentate a interruzione di un decorosissimo tragitto quotidiano di noia, o percorse di fretta alla ricerca del nome noto, del luogo natio citato. Per gli avanguardisti, poi, al posto del frigorifero c’è addirittura internet. Ciò che non cambia è il racconto di tali notizie affidato ai da più parti celebrati cronisti di provincia.

     

    Ah, il giornalismo locale! Ah, i reporter che ancora si sporcano le scarpe e consumano le suole scendendo in strada! Solo così si fa un giornalismo di fatti, qui è il futuro della carta stampata! Oppure no? Scarpe sporche, ma la penna è linda?

     

    Io non lo so. So solo che pochi giorni fa a Nosadello, cuore simbolico dell’Oceano Padano, paese del nulla attraversato da una strada provinciale, è avvenuto un furto, in farmacia. Essendo evento ricorrente con cadenza all’incirca ventennale, ne hanno parlato almeno tre testate locali. Il resconto dei fatti si sostanzia in una pluristilistica mescidanza tra narrazione romanzesca, con incalzanti verbi all’imperfetto, e verbale dei carabinieri. “Un ignoto malfattore entrava nella farmacia parzialmente travisato da una sciarpa” – malfattore non così “ignoto” se poco dopo si certifica essere “il 37enne XY di Pandino, tossicodipendente”, ma soprattutto “travisato”, impavido arcaismo per ‘camuffato’ (vedi il Manzoni, su altra genia di bricconi nostrani: “due o tre bravi ben travisati”), forse suggerito da qualche segreto manuale del mestiere, vista la frequenza dell’impiego (“Aveva un cappellino, ma il volto non era travisato”, “Due malviventi, non armati e travisati da sciarpe”, a proposito di altri furti, altrove).

     

    Arraffato il bottino con la minaccia di un coltello, “il malfattore” non più ignoto “riponeva il denaro nella tasca del giubbino” – si noti la precisione del dettaglio (diamine!, me lo figuro in slow motion) – “e scappava via”. Ma vuoi forse fare qualcosa in paese senza che tutti sappiano subito tutto? Vuoi eludere forse questo provincialismo guardone? No. E infatti “La fuga non è sfuggita (notevole ed ironica figura etimologica) ad un passante che si avvicinava all’ingresso della farmacia e notava che era appena stata consumata una rapina”. Il probo e acuto osservatore nosadellese “allertava” i carabinieri, i quali “raccoglievano la testimonianza” e inviavano “sul posto alcuni equipaggi”, non uno, si badi, ma “alcuni” (la caccia all’uomo necessita di mezzi adeguati). La legge dell’imperfetto non risparmia nemmeno l’immutabile strada che immette da est a Nosadello (ora pudicamente “quella località”): “La pattuglia si poneva alla ricerca del rapinatore lungo la strada che da quella località portava verso Pandino” (il romanzesco assume le tinte del favolistico…); e, si legge in un’altra cronaca, “I carabinieri hanno concentrato le ricerche nel tratto di strada che collega Nosadello a Pandino” – 600 metri scarsi, ma ben battuti.

     

    [**Video_box_2**]Ricorrendo alle più sofisticate strategie di indagine, gli uomini della Benemerita tirano giù il finestrino e chiedono ad altri passanti se hanno notato il “fuggiasco”, venendo così a sapere che “il soggetto stava scappando” su una bici BMX “bleu”. La quale, ovviamente, risulterà “asportata”, così come “asportato” è il denaro di lì a poco recuperato (qui siamo all’apoteosi del burocratese: l’antilingua, avrebbe detto Calvino). Ma – dramma nel dramma – asportata a chi? Ce ne informa un altro titolo: “Ruba la bici di un bambino per rapinare la farmacia”. Sistemati in un colpo solo anche Dickens e De Amicis, e rasciugata l’ultima lagrima, ecco he la Procura “disponeva l’immediata traduzione in carcere” del tossico – inconsapevole emulo del tizio che entrò nella tabaccheria di Nosadello a volto scoperto (lui, abitante in paese, a tutti noto) e, ficcandosi sotto la maglietta la mano a forma di pistola, intimò hollywoodianamente: “Dammi l’incasso!”. Fu preso dopo un quarto d’ora.

     

    Avveniva vent’anni fa. Anche oggi, nonostante il tempo (verbale e no) passato, è finita bene, “Il denaro e la bicicletta venivano restituiti alle parti offese”. Le parti non offese leggono, dimenticano, tornano a lavorare. E ad annoiarsi.