Bene le esumazioni di vecchie glorie, ma Erica in finale a MasterChef è un insulto alla decenza pubblica
Erica in finale, cioè tra i primi tre, è un insulto a tutto ciò che possa essere insultato. E’ come l’Inter del 2006: vince lo scudetto arrivando quarta, scriveva in modo sublime qualcuno su Twitter ieri sera. Collezionista di grembiuli neri, matrona dei Pressure e dei Duelli finali per manifesta incapacità, le va sempre bene. Presenta spiedini di polmone (ripeto, di polmone) e si salva. Deve preparare gli arancini di riso? Si dimentica il riso in dispensa e si salva. Stavolta il suo compito era quello di approntare un piatto cinese. E lei che fa? Cucina il riso basmati (che è indiano) mischiandolo a della vaniglia “per esaltare il contrasto con il dolce”. Che poi è come quelli che fanno i fighi pensando che sia di moda grigliare un controfiletto di montone glassato con la Nutella. Risultato? Cracco ridacchia, le fa notare l’abominio offerto e i giudici la mandano alla solita sfida finale, dove arriva fresca e riposata e si salva. E se la ride e se la tira. Viene quasi da dar ragione a Gualtiero Marchesi, che tra una pausa e l’altra del suo programma tv con cuochi spadellatori se la prende con i programmi tv con cuochi spadellatori. Marchesi, che anziché guardare MasterChef “preferisce parlare di Seneca”, dice che “la gente intelligente e colta non guarda quelle cose”. Deve essersi dimenticato della puntata (anno 2011) in cui fu proprio lui il grande ospite di MasterChef, con i cuochi dilettanti spediti a spadellare nelle sue regali cucine. Si vede che Seneca, quella volta, era rimasto sul comodino.
La semifinale di ieri si è aperta con l’esumazione di vecchi concorrenti, tutti visibilmente invecchiati e incredibilmente calmi. Rachida pareva sedata, benché in un paio di occasioni abbia quasi tentato di iniziare una guerra intra-araba con il libanese Maradona, facendo polemica sterile sul fatto che “anche in Marocco si parla arabo”, e non “un dialetto particolare” come il concorrente odiato da Alida aveva appena detto ai giudici, quasi vomitando all’idea di fare il cous-cous proposto Rachida, ancora fiera del suo prosciutto e melone presentato in un Pressure. Steso un velo pietoso su Paolo il catechista, che è rimasto lì a fare il verso della tigre, e su Ivan il poeta che si è fatto tatuare la “Fibonacci sequence” sul braccio, siamo stati contenti di aver rivisto Alberto, quello delle paperine. Capello lungo à la Sepp Blatter, prodigo di consigli su come conquistare le donne – “con loro è come far da mangiare” – ha aiutato (per modo di dire) Lorenzo, il quale non aveva capito cosa l'anziano viveur facesse con le papere. Era convinto, il giovane macellaio veneto, che Alberto le paperine le disossasse.
[**Video_box_2**]Per il resto, solito meraviglioso alone snobistico, con i giudici che si scandalizzano perché Alida non conosce la cucina peruviana, come se fosse naturale sapere cosa si mangi in Perù. La torinese è tre spanne sopra gli altri rimasti. Per carità, è “molto stlonza”, come ha ammesso facendo cucinare alla finta amica Erica – la tiene lì solo perché fa comodo avere una scarsa come dirimpettaia – il maiale à la cinese, ma è la più brava. Bisogna ammetterlo. Tra l'altro, ha anche smesso di fare zuppe e brodaglie, come ha notato puntualmente Barbieri, quasi per giustificare l'elevazione alla santità della cocca di Bastianich. Le è andata male con Heinz Beck, che non ha apprezzato i suoi fiori di zucca fritti aperti con caviale su letto di crostaceo, ma è già tempo di pensare al gran finale. Dove lei, a meno di scandali impensabili, dovrebbe vincere a mani basse. Erica permettendo.