Il gioco del postino ritorna via app. Ma la base del corteggiamento è sempre la stessa: l'impostura

Simonetta Sciandivasci
I locali che negli anni Ottanta e Novanta ospitavano serate di messaggeria, oggi ospitano le serate akkiappine, ossia scambi epistolari via app (Akkiapp), grazie alla quale si può chattare con sconosciuti. Il procedimento è lo stesso, anche perché per piacere si inventa. E nelle bugie nascondiamo, a volte, il meglio di quello che siamo.

    In tempi analogici, il gioco del postino, altrimenti noto come messaggeria, qualche coppia la combinava. E pure qualche matrimonio. Per questo, la sua versione digitalizzata in applicazione per smartphone non poteva mancare: è nata Akkiapp, una app per l’abbordaggio epistolare. I locali che negli anni Ottanta e Novanta ospitavano serate di messaggeria (regolamento: ci s’incontrava, tra sconosciuti, e ci si scriveva mini lettere, post-it, bigliettini di ogni genere e specie nella speranza di fare colpo e conquistarsi una chiacchierata, un bicchiere di vino, una cena, una passeggiata al mare, magari persino un'unione civile), oggi ospitano le serate akkiappine.

     

    Gli avventori, muniti di smartphone e applicazione installata, ci vanno, inseriscono la parola d'ordine dell'evento (ogni volta diversa) e possono chattare con gli altri astanti, tutti insieme, uno a uno, tre per volta, a ciascuno come gli va, ricorrendo a nomi finti, foto finte, nickname e scegliendo, in corso d'opera, se svelarsi o restare nell'anonimato, proporre di uscire allo scoperto incontrandosi al bancone o accontentarsi della chiacchierata virtuale. Intorno, il locale è in festa: l'animazione vede e provvede, con risultati trimalcionici (Marco Cubeddu ha raccontato su Panorama di essersi ritrovato ad assistere a una specie di bunga bunga in cui un ragazzo e una ragazza, lui con un mestolo legato alla vita e lei con un pentolino, giocavano a fare i conigli, mentre una specie di arbitro contava le volte in cui si toccavano).

     

    Splatter o sdolcinato che sia, però, il contorno non interviene nel vero senso della serata, che con l'impiego della chat si allarga e si tinge di tinte romanzesche, prestandosi alla regola base del corteggiamento: l'impostura. Nessuno vuole essere corteggiato per ciò che è e nessuno vuole corteggiare senza fingersi migliore: per quanto abusato sia, il parallelo corre subito a Cyrano De Bergerac, il cadetto di Guascogna che le parole d'amore migliori per la sua Rossana riusciva a dirle solo a patto di non metterci la faccia, devastata come l’aveva da un imbarazzante nasone.

     

    [**Video_box_2**]Per innamorarsi non si ricorre all'autenticità e che la sincerità sia un "elemento imprescindibile per una relazione stabile che punti all'eternità" ci crede solo Arisa nella sua canzone peggiore (il cui orrore fu certificato dalla vittoria sanremese, nel 2009). L'amore si nutre di invenzione, quindi pure di bugie. E nelle bugie nascondiamo, a volte, il meglio di quello che siamo. Kafka, durante un aperitivo con una bella donna, avrebbe balbettato: potendoci chattare, invece, avrebbe forse scritto con lei (e a insaputa di lei) un meraviglioso romanzo epistolare. È un peccato che sia nato quando Akkiapp non esisteva.