L'altra metà di Giorgia Meloni
Il mondo si accorge che esistono le madri, e le pance che sbucano sotto i vestiti più larghi, solo quando ci inciampa sopra, come quando vede un panda e urla: si sta estinguendo, corriamo, proteggiamolo. Poi di nuovo si addormenta, placido, e se una donna incinta annuncia che si candiderà sindaco a Roma, ha un sussulto e grida: ma come? deve fare la mamma. Non puoi affrontare buche, topi, emergenze, municipi rissosi, notti bianche, campi rom. Lo diciamo per il tuo bene (e per il nostro interesse), datti una calmata, canta le canzoncine, non mangiare il salame, cammina piano, chi ti credi di essere. Il messaggio, sbagliato, è: non puoi avere tutto. Così l’unica risposta possibile diventa: certo che possiamo avere tutto, che differenza fa? A nessun uomo viene chiesto di ritirarsi perché deve fare il padre, ha scritto su Twitter il ministro Maria Elena Boschi, e a molti uomini farebbe bene cambiare qualche pannolino in più, ha scritto Roberto Giachetti, candidato sindaco.
Ma non bastano i pannolini, e nemmeno le identiche opportunità (certo che Giorgia Meloni può candidarsi per governare Roma, certo che può farlo con una pancia che cresce, con un figlio in arrivo, e nessuno può dirle: devi fare la mamma): per raccontare la differenza, per accorgersi di una donna incinta, di una madre, bisogna lasciar perdere, per un minuto, la semplificata divisione del mondo in femministi e maschilisti, e non accettare di perdere pezzi di sé nella strada verso il superamento dei limiti. Si può arrivare dappertutto, certo, ma non con le regole degli uomini. E’ sciocco pensare (o fingere di pensare) che una madre non possa fare bene il sindaco, è altrettanto sciocco pensare che sia tutto uguale, che siamo esseri umani neutri in lotta per prenderci tutto quello che ci spetta, e anche per migliorare il mondo, la città, le buche, i lampioni. Le madri e i figli lo sanno: è diverso. E’ diverso avere due cuori dentro, e poi un bambino fuori, anche quando l’entusiasmo della lotta è forte, anche quando l’ambizione brucia e c’è un sogno da inseguire. Si può avere tutto, ma con la certezza che è cambiato tutto. Guido Bertolaso, che dice di preoccuparsi per Giorgia Meloni, di volerla “tutelare”, non può sapere davvero che cosa succede a una madre, nel profondo, quando c’è qualcuno a casa (o in ufficio, nella nursery, nella stanza accanto) con bisogni primari semplici e potentissimi, che chiamano: mamma.
E’ primordiale, per niente moderno, ma succede ogni volta, e si unisce a un altro sentimento, un’idea di cura che ha molto a che fare con il piacere. “Faccio politica per migliorare la vita degli altri, non per peggiorare la mia”, disse Axelle Lemaire, tre figli, a François Hollande che le offriva un ministero. Nessun uomo, al suo posto, avrebbe detto no, ho i bambini a casa che mi aspettano. Anche questa è la differenza fra uomini e donne, e rende più tormentato, di certo non impossibile, il cammino di una donna verso i suoi desideri e le sue possibilità. Perché sono i desideri stessi a subire mutamenti fortissimi, e le possibilità a modificare la strada. Giorgia Meloni, rendendo pubblica la sua gravidanza (ricevette insulti spaventosi, e ironie miserabili), aveva escluso una candidatura, adesso ha cambiato idea. Motivi politici, e di opportunità, contrarietà, necessità, ma anche desiderio. Il tormento è già in atto. Perché non si tratta di pannolini, ma di differenza.