L'ultimo disco di Elisa, tra Caterina Caselli, Nirvana e gattini
E’ italiana. Ma può concedersi il lusso di gorgheggiare quasi esclusivamente in inglese. Da sempre. E, nonostante questo, gli italiani si concedono quello di ascoltarla. In inglese. Lei è Elisa Toffoli, meglio conosciuta come Elisa (e basta). Triestina di nascita, goriziana di residenza, cresce mescolando un’innata passione per la musica alla contaminazione culturale di cui la sua provenienza è impregnata. Si affaccia sulla scena musicale giovanissima e, ancora adolescente, incontra Caterina Caselli: oltre al talento, una discreta botta di fortuna (che si legge culo). Diciamolo.
Poco più che maggiorenne pubblica il suo primo disco “Pipes & flowers”, di cui è subito coautrice. In lingua inglese, of course. Nonostante i timori iniziali proprio sulla preferenza dell’idioma, lei tira dritto e la sorte ne premia la determinazione: il successo arriva poco tempo dopo, nel 2001, quando con “Luce (tramonti a nord est)” conquista critica e pubblico del Festival di Sanremo aggiudicandosi la vittoria. Ma con un brano italiano, nemmeno a dirlo, essendo la kermesse celebrazione annuale della canzone nostrana per antonomasia.
Bene: a quindici anni da quell’inizio glorioso, il suo percorso costellato di soddisfazioni non si arresta e l’artista torna con “ON”, il suo nono album quasi completamente in inglese, in uscita il 25 marzo. A seguirla in questo lungo cammino sempre La Signora della musica italiana, Caterina Caselli con la sua etichetta Sugar. Che male non fa. Per quanto ancora non si sappia, visto che "On" è l'ultimo disco del loro contratto. Si vedrà.
Un album poco intimista e molto pop, spiega la cantautrice durante la presentazione del suo ultimo lavoro. Una camicetta color panna, leggera, con due tigri ricamate sul petto che fanno da contrasto alla sua aria pacata. Un elastico per i capelli nero fra le mani ad accompagnarne le parole e la giusta passione che occorre per cercare di far comprendere la propria arte. Talvolta il lavoro più difficile.
Tredici inediti (di cui solo due italiani), temi trasversali e universali, collaborazioni azzeccate come quella con Jack Savoretti, Emma, l’amico Giuliano Sangiorgi. E molta energia. Che trasuda dai suoni e dagli arrangiamenti: “Ho scelto di fare una cosa potente, non ho voluto essere narrativa ma scatenare. Anche nelle ballad”, ha spiegato l’artista.
Il video ufficiale di "No Hero", uno dei singoli del nuovo album "On" di Elisa
Un sound internazionale, completamente rinnovato. Un pop che strizza l’occhio al soul e all’elettronica fino a richiamare sonorità anni 80. Anche se “per me vale sempre la ‘scuola Beatles’”, ha spiegato Elisa: “La cosa importante è che la canzone stia in piedi da sola”. E l’inglese? Sono pochi i cantanti a potersi permettere tanto: lei è fra questi. “E’ la veste nella quale mi sento più a mio agio, è una strada. Mentre l’italiano è più un episodio. E poi penso che siamo davanti ad una svolta culturale: i prossimi prodotti musicali, quelli dei nuovi ventenni saranno sempre più naturalmente internazionali, perché l’inglese è stato metabolizzato”.
Un gattino paffuto sulla copertina del disco, dalle tonalità cangianti. Pop che più pop, in effetti, non si può. Roba che si fatica a capire il nesso tra il felino e quello che va a presentare. Eppure. “L’immagine è totalmente contraria alla musica che c’è nel progetto. E’ un po’ tipo la cover dei Nirvana con sopra il bambino”, ha spiegato Elisa. Un vezzo, dunque. Un piccolo capriccio, quasi una provocazione dal sapore vagamente punk. Ci sta.