Lena Dunham did it again
Dopo la sesta stagione dice che la smetterà, e magari riprenderà a raccontare le sue “Girls” quando avranno quarant’anni. Prendendo come misura la data di nascita scritta sui documenti di Lena Dunham, accadrà nel 2026. Speriamo che non tenga fede alla promessa: nessuno ha mai pensato di riprendere seriamente, al cinema o in tv, le “Desperate Housewives”, per fortuna nostra e loro. E il rilancio cinematografico di “Sex & The City” aveva più i connotati del disastro che di un fenomeno apparentabile a “siamo curiose di sapere dove sono finite” (gli incassi giustificano ogni cosa: ma lo spettatore ha il diritto di protestare per abuso di personaggi). Brooklyn e le quattro ragazze sono ancora più delicate da maneggiare, mano a mano che gli anni trascorrono.
**ARTICOLI-CORRELATI**]In attesa del gran finale, la quinta e penultima stagione di “Girls” è cominciata sulla Hbo lo scorso 21 febbraio. Con un matrimonio. La sposa Marnie è nervosa perché sta per piovere, e perché ha sbagliato truccatrice. L’indicazione era “qualcosa tra Ralph Laureen e Joni Mitchell, tenendo conto della mia tradizione culturale di donna bianca e cristiana”. Il messaggio non passa: sulla faccia di Marnie, poi di Shoshanna (che è appena tornata dal Giappone e non prende occasione di erudire il suo prossimo in materia), poi di Hannah, finisce un trucco pesante e coloratissimo.
La truccatrice infatti nella sua testa aveva tradotto l’indicazione “Selena Gomez incrociata con Gesù” (ma la sposa era troppo ripiegata su se stessa per ascoltare). Ecco perché temiamo la ripresa, un decennio dopo la sesta stagione: nessuno è tanto bravo da essere “la voce della mia generazione, o almeno di una generazione” – lo dice Hannah nella prima puntata della prima serie ai genitori che non la vogliono più mantenere – più di una volta di seguito.
Esempio, dal primo episodio della quinta stagione. Ora a Brooklyn i nuovi caffè modaioli scelgono di chiamarsi “Helvetica”, come il carattere. Tra dieci anni, potrebbero essere tutti spariti, e sostituiti da altre manie. Speriamo che, contestualmente, anche prima che i dieci anni passino, Lena Dunham smetta di informarci puntualmente sui suoi ricoveri in ospedale. E’ sicuro che il suo idolo Nora Ephron non l’avrebbe mai fatto (non l’ha fatto, è morta senza diffondere bollettini medici). O almeno lo avrebbe fatto diventare letteratura, o cinema, o serie tv.
Il fortunato sposo di Marnie si chiama Desi, che presto scopriamo essere la versione millennial di Barbablù. E’ scappato già sette volte alla vigilia delle nozze (mentre Barbablù le sposava e le uccideva). Perfino l’anello è riciclato da un precedente fidanzamento. Lo scopre Fran, il nuovo fidanzato di Hannah – quieto e poco fascinoso quanto Adam era attraente e pericoloso – e naturalmente lo riferisce quando non dovrebbe. Intanto Marnie sempre più nervosa gira inguainata nello Spanx spiana-pancia (altra diavoleria che tra dieci anni vorremmo estinta, o almeno sbeffeggiata: sognare si può).
Siccome ai matrimoni le damigelle e gli ex fidanzati sono tristi e malinconici (oltre che sempre in cerca di visibilità) Jessa trova il modo per baciare Adam sotto le frasche, entrambi erano fuori a fumare. Siamo sicurissimi che Lena Dunham ha in serbo magnifiche svolte di trama, e magari altri magnifici personaggi di contorno. La mossa però ricorda certi pasticci da soap opera. Non c’è il tempo né la voglia di introdurre gente nuova. Vediamo cosa si riesce ad architettare ricombinando le vecchie conoscenze a cui lo spettatore ormai si è affezionato.