Ma perché il Premio Strega per ragazzi lo ha vinto un romanzo per adulti?
Chiara Carminati, premiata per la fascia 11-15 anni, racconta la guerra vista dalle donne. Non è facile capire se si debba andar fieri di tanta precocità intellettuale o piangere tantissimo di nostalgia per Huckleberry Finn e Peter Pan.
Roma. Il Premio Strega per ragazzi e ragazze, quest'anno alla sua prima edizione, se lo sono aggiudicato Susanna Tamaro con "Salta, Bart!" (fascia 6-10 anni) e Chiara Carminati con "Fuori fuoco" (fascia 11-15 anni). Tamaro ha scritto una storia sulla tecnologia che imbriglia persone e fantasia (una gallina, un saggio cinese e un peluche emanciperanno il piccolo protagonista dall'alienazione conseguente) e Carminati ha raccontato la Prima Guerra mondiale dalla parte delle donne, che non andavano in trincea e rimanevano sole a lavorare, ricevere bollettini di cari che morivano, schermirsi da soldati prepotenti, curare anziani e feriti.
Jole e Mafalda sono due bambine di Martignacco (Udine), dove fanno ritorno, dall’Austria, non appena scoppia la guerra. Vedono partire per il fronte padre e fratelli, restano a industriarsi per la sopravvivenza con la mamma, che sarà arrestata per aver respinto le attenzioni di un soldato (pagine quasi in odore di stupro etnico), vendicatosi tacciandola di essere una spia. Così, le piccole troveranno rifugio da una vecchia amica di famiglia, grazie alla quale si metteranno sulle tracce di una nonna che non sapevano di avere. "Dovremmo festeggiare, oggi a noi è nata addirittura una nonna!", dice Mafalda a Jole ed è la sola frase – insieme a "come fa il mare a muoversi e rimanere fermo?" – luminosa e scanzonata di tutto il romanzo che – specifica per chi crede che lo Strega aureoli solo bidoni editoriali – è un bel romanzo, ma per adulti.
E non solo e non tanto per le pagine che descrivono esplosioni, macerie, cadaveri, grida, sangue, "scarpe che strappano via i piedi" e il Piave “talmente pieno di morti che avevano dovuto bombardare i corpi perché l'acqua ricominciasse a scorrere", insomma orrore icastico per un "La sottile linea rossa" babyfiendly. Carminati non voleva raccontare la guerra, ma chi non l'ha fatta, quindi la storia parallela delle donne “invisibili, fuori fuoco”. "La guerra, Jole, la fanno gli uomini, ma la perdono le donne", dice la madre alla protagonista, inaugurando un romanzo che dovendo raccontare una segregazione non può esimersi dal raccontarne gli aguzzini. Quelli che "se non lavorano, si marciscono" e fanno a botte in strada e chiamano le ragazze "pecorelle bionde" di proprietà dei capifamiglia e, quando salvano, lo fanno per un tornaconto e sono fastidiosi, infantili, vendicativi, spesso stupidi. Insomma, i maschi.
La scrittrice Chiara Carminati e il suo libro "Fuori fuoco" che ha vinto il Premio Strega ragazzi
"Fuori fuoco" fa il girl power ed è un romanzo per adulti perché la sua narrazione procede a scapito dell'altro sesso, ma questa sottigliezza la coglie (forse) un adulto, mentre un bambino, anche il più scafato che gioca ad “Assassin's Creed” e non per questo sgozza il fratellino o la sorellina più piccoli, la assorbe e basta. La giuria che ha assegnato il premio era composta da lettori dai 6 ai 15 anni: non è facile capire se si debba andar fieri di tanta precocità intellettuale o piangere tantissimo di nostalgia per Huckleberry Finn e Peter Pan, che erano spensierati anche quando erano efferati, cioè bambini. Quei bambini che, per Tamaro, non giocano più e "hanno tutto ma non hanno niente". A cominciare dalla fantasia.