E' possibile portare Edgar Allan Poe al cinema? Forse sì. Con le nuove tecnologie
I racconti di Edgar Allan Poe sono difficili da portare al cinema perché tutto – o quasi – accade nella testa dei personaggi. Il pendolo che nel pozzo sta per tagliare in due il prigioniero dell’Inquisizione è davvero un pendolo con la lama affilatissima. Ma la peggiore tortura sta nell’anticipazione di quel che accadrà: l’oscillazione sempre più ampia, la mezzaluna sempre più scesa, la cinghia tiene fermo il poveretto, e verrà recisa prima della carne tenera. Peggio funzionano racconti come “Il cuore rivelatore” o “La caduta della casa Usher”.
“Extraordinary Tales” di Raul Garcia (animatore Disney che aveva lavorato su “Aladdin” e “Il re leone”) colpisce anzitutto per la cornice. Una statua al cimitero chiacchiera con un corvo – detto il Poeta – e lo rimprovera per le sue ossessioni. “Ossessione? Io la chiamo ispirazione”, ribatte il corvo da cui ci aspettiamo prima o poi un bel “Nevermore”, mai più (fa da ritornello o da tormentone, nella poesia al corvo dedicata). La bella ragazza di pietra – che però è disegnata e animata come fosse fabbricata piegando la carta – prende in giro il corvo per la sua fissazione con la morte e con una certa Virginia: la cugina sposata tredicenne e morta ventiquattrenne di tubercolosi. Straziato dal dolore, Edgar Allan Poe ne ricavò la convinzione che una giovanissima morta è il massimo della poesia.
Con una simile cornice – e il corvo-poeta che ricama anche sulla propria morte “hanno trovato il mio cadavere dopo giorni” – un regista d’animazione può fare quel che vuole. Per esempio, ritrovare una vecchia registrazione di Bela Lugosi (l’attore ungherese che si identificò con il personaggio di Dracula al punto da dormire in una bara) e usarla come voce narrante per raccontare “Il cuore rivelatore”, in un bianco e nero dedicato all’illustratore argentino Alberto Breccia. (Poe sarebbe felice: un episodio che arriva dall’oltretomba).
“Extraordinary Tales” è in concorso al Future Film Festival, il festival internazionale di cinema, animazione e nuove tecnologie che aprirà a Bologna il tre maggio (prosegue fino all’8). La diciottesima edizione ha un occhio di riguardo per i manga, intrecciati con la classica iconografia giapponese. Verrà inaugurata la mostra itinerante – promossa dalla Japan Foundation di Tokyo – “Manga Hokusai Manga”: studia l’artista di “La grande onda” mettendone in luce (anche) il talento da raccontastorie. Vedremo in anteprima italiana “Miss Hokusai”, il film di Keichii Hara dedicato alla figlia dell’artista. Per chi sceglie l’occidente – appena un po’ distorto, siamo in una Parigi con due Tour Eiffel, ancora illuminata a carbone – sempre in concorso c’è “Avril e le monde truqué” di Christian Desmares e Franck Evinci. Nel 1870 qualcuno ha rapito gli scienziati, e nessuno ha inventato l’elettricità. Nel 1941, una ragazzina può farcela.