Lo sciopero “da stress” dei bambini inglesi e un sospetto sull'ansia dei genitori

Annalena Benini
I bambini inglesi scioperano contro i test di valutazione, hanno sei o sette anni e tengono in mano cartelli colorati preparati dai genitori: “Lasciate che i bambini siano bambini”. E’ il primo sciopero della loro vita, anche il primo sciopero nella storia dell’infanzia, e riguarda “lo stress” delle valutazioni.

I bambini inglesi scioperano contro i test di valutazione, hanno sei o sette anni e tengono in mano cartelli colorati preparati dai genitori: “Lasciate che i bambini siano bambini”, anche “No more Sats” (il Sat è lo Standard Assessment Task, che nel corso dell’anno scolastico valuta gli studenti a livello nazionale). E’ il primo sciopero della loro vita, anche il primo sciopero nella storia dell’infanzia, e riguarda “lo stress” delle valutazioni, l’esagerata pressione, l’esagerata valutazione caricata sulle spalle di bambini ancora piccoli, con il rischio anche di “uccidere la creatività”. Così i genitori per protesta (in quarantamila hanno firmato una petizione contro il Sat) hanno deciso di rischiare una multa da centoventi sterline e portare i figli a fare “una giornata di apprendimento extrascolastico”, un pic nic lontano da prove di lettura, scrittura e calcolo (che secondo il ministero dell’Istruzione sono indispensabili, senza avere a che fare con promozioni o bocciature, per avere un’idea precisa del livello di apprendimento, e per individuare i bambini bisognosi di aiuto supplementare).

 

La scuola dice che è un giorno importante, i genitori boicottano la scuola. Perché sono “prove prive di gioia”, che cancellano nei figli “l’amore per l’apprendimento”, e sono anche troppo difficili. I bambini sono preoccupati, stressati, di notte hanno gli incubi e non vogliono andare a scuola, e di certo preferiscono un pic nic al test di spelling, e andare al parco piuttosto che stare seduti al banco a scrivere: voglio molto bene alla mia mamma. Anche perché la mamma, a casa, parla sempre di questo Sat come di un mostro cattivo, sta al telefono con le altre madri, urla, è arrabbiatissima. Vuole proteggere i suoi figli da tutte le cose della vita, anche dalle prove scolastiche, ma non riesce a proteggerli dall’ansia: anzi, gliela trasmette. Dev’essere per questo che le eroiche maestre di scuola, qui in Italia, si sono raccomandate con i genitori, alcuni giorni prima delle prove Invalsi: non parlatene con i bambini, non stressateli, è un giorno come un altro, non devono pensarci troppo.

 

Le madri chiedevano, con il volto deformato dalla preoccupazione: dobbiamo fare simulazioni a casa?, e le maestre, per l’ennesima volta, rispondevano: assolutamente no. E’ una cosa fra la scuola e i bambini, le madri e i padri non c’entrano, dovrebbero riuscire a farsi da parte, a gestire e assorbire le preoccupazioni. Invece a volte i genitori spazzaneve, che cercano di eliminare tutti gli ostacoli e le difficoltà dalla vita dei figli, ma che allo stesso tempo la riempiono di corsi di violino e di cucina giapponese, non riescono a spazzare via una cosa fondamentale dalle giornate dei bambini: l’ansia. Quando saranno più grandi, e capaci di preparare da soli i cartelli, i nostri figli sciopereranno contro di noi: mamma, però scialla!

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.