Ecco il braccialetto che dà una scarica elettrica per farci smettere di fumare e mangiare. Aiuto!
199 dollari. Per riuscire finalmente a rispettare la dieta, smettere di fumare, alzare le chiappe dal divano e marciare. E chi non lo vorrebbe? Nessuno lo vorrebbe, in un mondo con un briciolo di buon senso. Si tratta infatti di un aggeggino battezzato Pavlok, dal nome dello scienziato russo che faceva salivare i cani suonando una campanella. Il suono era precedentemente associato al cibo, tolto di mezzo il boccone appetitoso l’associazione restava e l’acquolina pure.
“Pavlok” si compra con 199 dollari. Funziona così. Primo: togliere il braccialetto dalla scatola. Secondo: mettere il braccialetto al polso. Terzo: usare il braccialetto per auto-infliggersi una scarica elettrica ogni volta che si mangia una fetta di torta, si fuma una sigaretta, ci si stravacca sul divano. La scossetta va da 50 a 450 volt. Jennifer Jolly che firma l’articolo uscito sul New York Times (pagine “salute”, non essendoci ancora una sezione “demenza”) e che ha provato l’aggeggino spiega: “E’ come la puntura di un’ape, fa decisamente male”. Una signora del Michigan che ogni inizio anno fa l’ottimo proposito di non alzarsi di notte per mangiare schifezze da gennaio ha perso 9 chili. “Vabbè allora tanto vale riesumare la cura Ludovico”, pensa il lettore che ha visto “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick e ripensa alla scena con Malcolm McDowell legato con la camicia di forza, le pinze che gli tengono gli occhi spalancati, lo sciagurato era costretto a vedere filmati atroci dopo aver ingerito farmaci atti a procurare nausea. Scopo: disintossicare il giovanotto dalla violenza. Così la prossima volta che vedrà nella stessa stanza un’enorme scultura fallica e una signora, non penserà di massacrare la signora usando l’opera d’arte come arma.
Lo pensiamo con un po’ di orrore, prima di scoprire – dallo stesso articolo sul New York Times – che allo Schick Shadel Hospital di Seattle negli ultimi ottant’anni hanno curato con lo stesso metodo 65 mila pazienti. Una pillolina che procuri nausea prima del bicchiere di vino o della droga o della sigaretta, e le brutte abitudini spariscono. Senza che si mettano di mezzo i tribunali e le forze dell’ordine, come nel caso di Alex – che comunque massacrava la gente, mica allungava le mani verso una fetta di torta non prevista dalla dieta. La cura Ludovico fu deplorata come tortura, e provocò dibattiti sul tema “Dov’è finito il libero arbitrio?” (oppure, in soldoni: “Puoi davvero dirti buono se comportarti da cattivo ti fa vomitare?”). Il Pavlok viene seriamente discusso dai dottori e dagli psichiatri. E c’è pure gente che se lo compra, lo usa, lo consiglia agli amici. Da novembre a oggi ne sono stati venduti diecimila pezzi, per gli entusiasti c’è una pagina Facebook.
L’inventore del marchingegno si chiama Maneesh Sethi, e ha sperimentato la cura in corpore vili. Quando era troppo dipendente da Facebook e la produttività scendeva, incaricò una donna di sedersi vicino a lui. Per dargli uno schiaffo ogni volta che interrompeva il lavoro per controllare cosa fosse successo nella sua bacheca. Evidentemente funzionò, ed ebbe l’idea di Pavlok. Gli psicologi e i gruppi di supporto – si capisce subito – temono di perdere clienti e mettono in dubbio l’efficacia a lungo termine del braccialetto elettrificato. Il più furbo – Peter Whybrow di Los Angeles, sulla targhetta “psichiatra e neuroscienziato” – vuole sottrarre all’inventore del Pavlok le royalty. Basta un elastico al polso, da tirare e rilasciare in caso di tentazioni là dove la pelle è più sensibile, per ottenere lo stesso effetto.