Il “matrimonio di piacere”, per non offendere la tua religione

Annalena Benini
La storia d'amore dell’ultimo romanzo di Tahar Ben Jelloun racconta e rivela però un’interessante possibilità per gli uomini musulmani già sposati ma bisognosi di svago, sempre nel rispetto delle regole: una moglie temporanea, per la durata del soggiorno all’estero.

E’  una storia d’amore, scrive Tahar Ben Jelloun, scrittore e poeta marocchino molto amato anche per il suo impegno contro il razzismo (“Il razzismo spiegato a mia figlia” è un saggio famoso in tutto il mondo). Una storia d’amore folle e impossibile, che incontra la crudeltà e il disprezzo degli altri, il razzismo verso una donna somala, che non ha la pelle bianca, e che darà al marito due gemelli, uno bianco e uno nero. “Il matrimonio di piacere”, appena pubblicato da La nave di Teseo, racconta e rivela però soprattutto un’interessante possibilità per gli uomini musulmani già sposati ma bisognosi di svago, sempre nel rispetto delle regole: una moglie temporanea, per la durata del soggiorno all’estero. In questo caso il protagonista del romanzo vive a Fès, in Marocco, ma viaggia in Senegal per acquistare spezie, e non vuole fare niente di proibito per la sua religione.

 


Lo scrittore e poeta marocchino Tahar Ben Jelloun


 

Ha consultato quindi un professore di Teologia, chiedendogli se il “matrimonio di piacere” con una sconosciuta per un periodo di tempo limitato ferirà sua moglie. Il teologo lo tranquillizza: la nozione di piacere è legata alla brevità del legame, e l’essenziale è restare nei limiti della decenza: si fa per godimento e per benessere, ricordandosi di ricompensare le spose di piacere, che vengono prese e poi lasciate, ma se sono fortunate anche riprese durante il viaggio successivo. In questo modo, spiega il teologo, si evita la prostituzione. Il romanzo sull’amore folle si intreccia così alla realtà della moglie per le vacanze, prevista dai musulmani sciiti. “Amir, così rassicurato e tranquillizzato, contrasse in ogni suo viaggio in Africa un matrimonio di piacere, per mettersi al riparo dal peccato”. E sceglieva ogni volta la stessa moglie (che evidentemente era d’accordo, o comunque non protestava). “Fra le sue braccia lui perdeva la testa. Lei gli riservava delle acrobazie sessuali che gli davano un’enorme soddisfazione e lo svuotavano di tutte le energie”. Lei intingeva il dito nel miele e lo imboccava a colazione.

 

Amir ci teneva a essere in regola con i precetti della sua religione, quindi bisognava ogni volta rinnovare il contratto provvisorio alla moschea, per non vivere fuori dalla legalità. Fino a che lui si innamora follemente e decide di sposarla in tutti i sensi (qui iniziano i problemi di razzismo). In queste leggi però non c’è traccia della possibilità, nemmeno romanzata, per la donna che non voglia vivere fuori dalla legalità, di prendersi anch’ella un marito, o anche solo un fidanzato per le stesse vacanze, per i viaggi di lavoro, per le lunghe assenze, un uomo che le riservi acrobazie sessuali che la svuotano di tutte le energie, e che la nutra con il miele intingendo il dito nel barattolo.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.