A Cannes, tra gli europei i migliori sono ancora i rumeni: non sbagliano un film
PATERSON di Jim Jarmusch, con Adam Driver (concorso)
Dopo i più affascinanti vampiri contemporanei (il titolo era “Only Lovers Left Alive”) un ritratto della coppia più velleitaria mai vista. Lui guida l’autobus e scrive poesie su un quadernino, non potete sapere quanto sgangherate. Lei sta a casa, decora ogni superficie con disegni in bianco e nero, ordina una chitarra (modello Harlequin, rombi bianchi e neri) e impara a strimpellare, poi si dedica ai cupcake (righe di glassa bianca su glassa nera). Siamo a Paterson, New Jersey. Paterson è il nome del personaggio. Gran name dropping di celebrità locali o d’importazione, tra cui l’anarchico Gaetano Bresci. Il bulldog gelosissimo e dispettoso è da Palme Dog, senza concorrenti.
LOVING di Jeff Nichols, con Joel Edgerton (concorso)
Gara di lacrime con Ken Loach. Là il cardiopatico e la madre single. Qui i coniugi Loving nella Virginia del 1958. Si sposano regolarmente a Washington, tornano a casa e son fuorilegge. Un anno di carcere o via dallo stato. Scappano, ma arriveranno alla Corte suprema: il matrimonio è un diritto civile. Civile e didattico anche il film, guai a metterci qualcosa di vivo oltre alla lezioncina. Magari una lite tra coniugi (al massimo strillano i bambini, e neppure la suocera bianca aveva detto una parola sul matrimonio con la ragazza nera). O almeno qualche guizzo di regia e recitazione.
CÂINI di Bogdan Mirica, con Dragos Bucur (Un Certain Regard)
CSI alla rumena. Su uno scarpone, ancora con il piede dentro, ritrovato nello stagno. Il poliziotto se lo porta a casa nella plastica, lo mette sul tavolo da pranzo, leva la calza e mettendo a nudo la carne mezza putrefatta. E’ solo l’inizio. Di un tranquillo week end di paura – lì si era tra i monti Appalachi – per il giovanotto arrivato da Bucarest che vuole vendere la terra ereditata (siamo ai confini con l’Ucraina, i villici hanno altre idee). I rumeni si confermano i migliori tra gli europei, non sbagliano un film.
APPRENTICE di Boo Junfen, con Firdaus Raman (Un Certain Regard)
Sconsigliabile per distrarsi il sabato sera – l’apprendistato è da boia in un carcere di Singapore. Peso del condannato, nodo più adatto per evitare sofferenze, incappucciamento. L’allievo diligente ha i suoi buoni motivi: un padre impiccato nella stessa prigione. Teso e senza un minuto di troppo, il contrario di certe storielle futili tirate in lungo.
HELL OR HIGH WATER di David Mackenzie, con Chris Pine (Un Certain Regard)
Strepitoso film di rapine, con due strane coppie. I fratelli rapinatori – uno rodato e uno dilettante – vogliono salvare il ranch di famiglia (anche se la mamma appena morta ha fatto testamento a favore dei nipoti). I poliziotti sono Jeff Bridges sul ciglio della pensione e un messicano-pellerossa (da qui il doppio repertorio di battute a sfondo razziale). Svaligiano piccole banche texane, dopo aver mangiato al drugstore di fronte (la complicità delle cameriere è assicurata da ricche mance).
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