L'uomo dei sogni
Facciamo di tutto per evitarlo. Aiutati anche da amici e parenti, chiamati a offrire uno sguardo esterno, a interpretare i dettagli che noi, pieni d’amore, non abbiamo notato. Siamo convinti di cercare e di meritare la felicità, e anche di essere persone con cui è facile dividere la vita, il letto, il bagno, le domeniche di pioggia e i figli selvaggi. In fondo solo qualche ex fidanzato (e nostra madre) aveva fatto un elenco senz’altro esagerato dei nostri difetti, ma ci stavamo lasciando (quando ci si lascia e quando ci si innamora si dicono cose terribilmente forti). Così adesso l’obiettivo razionale e consapevole è: non sbagliare marito (non sbagliare moglie). Eppure, lo facciamo sempre. Arriva un giorno in cui diciamo, con convinzione: ho sposato la persona sbagliata. Avevamo conosciuto la sua famiglia, i colleghi, i compagni di scuola, avevamo perfino notato, con una certa ammirazione, con quanta cura rifacesse il letto ogni mattina. E non aveva mai le scarpe impolverate. Non diceva mai una scemenza, e quando succedeva era una scemenza adorabile.
Ridevamo. Avevamo studiato anche i profili Facebook delle ex fidanzate o mogli. Insomma, scrive Alain De Botton sulla Sunday Review del New York Times, ci siamo sposati, ci siamo impegnati con l’idea rassicurante di avere fatto, prima, il nostro dovere investigativo, di avere messo alla prova la vita insieme. In realtà non abbiamo mai, nemmeno una volta, immaginato il futuro, indagato l’anima sua e nostra: abbiamo cercato di rendere permanente la piacevole sensazione provata a Venezia su una gondola al tramonto, o dentro un letto la mattina presto, o anche a casa dei suoi, quel venerdì sera in cui la nostra futura suocera aveva preparato la crostata di ciliegie e tutti ci dicevano: ma che bella coppia. Nel mondo del matrimonio per amore, ragione e sentimento si fondono in un’unica immensa aspettativa: tu sei l’uomo, tu sei la donna che mi renderà felice. Quindi tu sei anche l’uomo responsabile della mia infelicità, delle notti insonni, dell’insoddisfazione al lavoro, della casa che non volevo e di quella che non avrò. In un mondo romantico, scrive Alain De Botton, in cui esiste l’altra metà di noi, capace di soddisfare le nostre esigenze e i nostri desideri, questa altra metà rischia di vivere l’inferno dei nostri desideri e delle nostre pretese. Non può deluderci, e quindi finisce sempre per farlo.
Ma come, ti addormenti sul divano invece di bere con me vino rosso alle tre del mattino? Ma come, non sei l’essere perfetto, pieno di entusiasmo e di brillantezza, che io avevo deciso saresti stato per me? Ma come, non capisci questa mia malinconia, questo bisogno di trovare sempre un colpevole? E’ perché il colpevole sei tu: l’uomo sbagliato. La buona notizia, allora, è che ogni essere umano è l’uomo sbagliato. Quello perfetto non esiste. Provocherà rabbia, fastidio, deluderà, non sarà all’altezza, russerà molto, sbaglierà i regali, dirà la cosa più scema nel momento più serio. Non capirà una battuta bellissima. Si alzerà da tavola nel momento in cui abbiamo cominciato a mettere a nudo la nostra anima. Proporrà di andare a mangiare le lumache. La cattiva notizia, ma in fondo rassicurante, è che noi provocheremo spesso in lui la stessa delusione, la stessa rabbia. L’uomo sbagliato che incontra la donna sbagliata: proveranno, insieme, a fare la cosa giusta.