Canna proibita. Il solito dibattito monco sulle droghe
Sono passati ventitré anni da quando gli italiani votarono il referendum sulle droghe, e in questi ventitré anni è cambiato molto, ma non è cambiato nulla. E’ pur vero che in quella tornata referendaria c’era pure un quesito riguardante il finanziamento pubblico dei partiti e, dovunque sia la ragione tra chi crede sia uno strumento democratico e chi una ruberia, gli abolizionisti vinsero con il 90 per cento dei sì. Lì, non solo non è cambiato molto, ma la situazione è pure peggiorata e i partiti percepiscono più di prima, con buona pace di chi pensa che lo strumento referendario sia stato indebolito dall’uso bulimico che ne ha fatto Marco Pannella e non dal comportamento menefreghista e strafottente della politica rispetto ai risultati delle urne. Tornando alle droghe, e ribadisco il plurale perché ce ne sono molte, il 27 giugno il Parlamento dovrà avviare la discussione di un nuovo progetto di legge presentato da Benedetto Della Vedova per la liberalizzazione della cannabis, un progetto che non porterebbe alla cannabis completamente libera ma che ne regolamenterebbe l’uso e la vendita.
Il discorso sulle droghe lo ascolto, sempre uguale, da quando sono nato: di qua chi ne chiede la regolamentazione, di là i paladini del proibizionismo e del “non ucciderete i nostri figli”. In mezzo c’è una sola verità oggettiva: la gente si droga. Quasi tutti. Non solo la gente, anche molti animali lo fanno, e volontariamente, come raccontato nel bel libro di Giorgio Samorini “Animali che si drogano” (giuro, si intitola così). Uomini e animali, quindi, tendono ad alterare il loro stato psichico con delle sostanze che si possono chiamare in molti modi, alcune regolamentate e altre no ed è inutile dirvi quali perché il discorso è vecchio: farsi un Ambien prima di andare a dormire si può, anzi te lo prescrive pure il medico, ma se ti fai una canna sei un drogato.
I pareri, insomma, sono contrastanti, tanto che persino il direttore di questo giornale, nonostante gli orecchini e la giovane età, tiene molto al fatto che vi faccia sapere di non essere d’accordo con me. Che al secondo articolo è quasi un record.
Mi pare, comunque, che il discorso andrebbe affrontato da un punto di vista diverso, superando lo scontro tra proibizionisti e antiproibizionisti, e partendo da un punto fermo che ho già detto e ripeto: le persone si drogano. Combattere questo fenomeno eliminando tutte le droghe è sinceramente un’idea ingenua e fantasiosa, anzi, su questo vorrei dare una notizia a tutti i genitori in ansia: se i vostri figli non si drogano è molto probabilmente perché non ne hanno voglia, non gli piace, hanno altri interessi o mille altri motivi ma non perché drogarsi sia illegale.
Perché quest’ultimo aspetto non cambia nulla: la droga si trova ovunque, di qualsiasi tipo, a qualunque prezzo. Basta cercarla, basta volerlo. Volete inasprire le pene? Volete cancellare la droga dalla faccia della terra? Ce ne saranno sempre di nuove e di legali, l’unica cosa che potrà salvare i vostri figli sarà il libero arbitrio di scegliere se vogliono o non vogliono. Con alcuni paradossi interessanti: io tra un figlio che fuma marijuana e un alcolista, per esempio, ringrazierei Dio di avere J-Ax in casa, e come me credo pure il suo apparato digerente.
Naturalmente non sono qui a dire che la marijuana fa bene, ho amici che si sono totalmente rincitrulliti pure con quella, semplicemente dico che tra le cose che fanno male non è peggio di molte altre, perlomeno non peggio di certe qualità di pollo, a vedere gli ultimi sviluppi.
Manifestazione antiproibizionista a New York (foto LaPresse)
Quando sento i dibattiti sulle droghe però manca sempre una parola, un concetto che dovrebbe essere alla base di tutto e che troppo spesso viene dimenticato. Presi come siamo a cercare di proibire questa o quella sostanza ci dimentichiamo che il vero nemico non sono le piante e le sostanze, ma la dipendenza da esse.
Ed è il concetto di dipendenza, così poco trattato e invece fondamentale, il vero nemico da affrontare, tenendo conto del fatto che la dipendenza da sostanze non è che un aspetto del problema e che abolire le sostanze non serve se non si combatte la dipendenza. Le dipendenze sono molte e tutte egualmente distruttive: la dipendenza dal cibo, dal successo, dal lavoro, ma persino dallo sport che spesso viene praticato in maniera ossessiva per soddisfare un’altra dipendenza: quella dall’immagine di sé; senza dimenticare cosa succede quando è l’amore a diventare dipendenza e succedono quegli episodi che, purtroppo, continuano a succedere e di cui continuiamo a leggere. La dipendenza, purtroppo, non si può vietare per legge, ed è per questo che non servirà nessuna legge per arginarla. Servirà molto di più di cercare di formare delle persone consapevoli e in-dipendenti. Non solo dalle droghe. Il 27 giugno si parlerà in Aula della legalizzazione della marijuana, probabilmente non se ne farà nulla, come spesso è successo, e la gente continuerà a farsi le canne esattamente come prima, speriamo usando la coscienza e la logica sconosciute al legislatore.