Non dirlo a nessuno
Sai tenere un segreto? La risposta è sì. E più importante è il segreto, più è insostenibile il desiderio di conoscerlo. Quasi sempre, anche la voglia di raccontarlo. Per dividerne il peso e l’eccitazione con un altro (o con altri). Per conquistare la persona a cui stiamo facendo il regalo di questa immensa confidenza. O per distrazione, come scrive il New York Magazine: per incapacità del cervello di dividere, durante una conversazione, le informazioni che possiamo condividere da quelle che dobbiamo trattenere perché lo abbiamo promesso, per opportunità, e perché il segreto è solo nostro ed è un segreto, almeno fino a quando non lo affidiamo a qualcuno. Secondo Freud nessun uomo può davvero mantenere un segreto, e comunque il segreto non esiste se non viene rivelato.
Quindi bisogna dirlo a una persona soltanto, di cui ci fidiamo tantissimo: non esiste per questo l’amicizia, per confidarci segreti? Però anche questa persona fidatissima e molto amica avrà accanto a sua volta una persona davvero fidata con la quale vuole dividere questo momento, raccontando il segreto. La sera, a casa, questo fidatissimo amico dirà a sua moglie: oggi ho saputo una cosa, ma devi giurarmi che non lo dirai mai a nessuno. Lei fingerà di offendersi per la raccomandazione e dieci minuti dopo, su WhatsApp, racconterà tutto ad almeno due migliori amiche. Il segreto, a questo punto, è già un poco sfilacciato, modificato, oppure ingigantito. Nel passaggio da un amico fidato all’altro, infatti, o anche deposto tra le lenzuola dopo momenti così intimi da rendere tutti i segreti raccontabili, il segreto cambia leggermente forma. E’ ancora forte, scottante, ma non è più il segreto dell’inizio. E nei giri vorticosi fra amici fidati, amanti o semplici pettegoli in cerca di gloria, ecco che il segreto è diventato quasi irriconoscibile, ma è ancora nettamente un segreto.
Quanto tempo ci vuole perché il segreto, con tutto il carico delle modifiche e degli abbellimenti e dei doni narrativi degli amici fidati arrivi all’unica persona che non doveva saperlo, oppure torni indietro fino a raggiungere di nuovo il proprietario del segreto? Alessandro Manzoni racconta ne “I promessi sposi” che nel giro di una giornata soltanto Don Rodrigo seppe che Lucia e sua madre si erano rifugiate in un convento di Monza, e che Renzo aveva proseguito la sua strada per Milano. Perché il brav’uomo, fidatissimo, che aveva portato con un carretto le due donne a Monza, tornando la sera aveva incontrato un amico fidato, a cui aveva raccontato “in grande confidenza” l’opera buona che aveva fatto, e anche tutto il resto. Di confidenza in confidenza, di amici fidati in amici fidati, dopo due ore il Griso era corso da Don Rodrigo con il segreto fra le mani. Senza telefoni, ma con “una delle più gran consolazioni di questa vita”, che è l’amicizia, e la sua infinita catena, il segreto in pochi minuti può diventare la storia che tutti raccontano a tavola. Fino all’umiliazione finale. Sai tenere un segreto? Se è sempre lo stesso no, perché lo so già.