Così Snapchat, come san Tommaso, ci ricorda che vivere è comunicare
La realtà, e dunque ogni azione umana, comunica per sua natura. In questo senso, i social network hanno messo in luce una caratteristica antica, uscendo dall’equivoco che vuole la realtà degli oggetti, il modo di conoscerli e la comunicazione come tre momenti separati.
Snapchat, il social network in cui i messaggi rimangono solo per poche ore, inserirà un servizio, Memories, dove si potranno archiviare video e fotografie. Una piccola grande rivoluzione per uno dei social più frequentati dagli adolescenti di tutto il mondo. Qualcuno pensa che ci sia una possibile contraddizione tra questa decisione e la frase celebre del fondatore, secondo il quale “non dobbiamo più catturare il mondo reale e ricrearlo online. Semplicemente viviamo e comunichiamo allo stesso tempo”. Invece, la decisione si integra nella filosofia di base ed entrambe ci dicono qualcosa di importante sulla natura e sull’evoluzione del mondo della comunicazione.
San Tommano
Innanzi tutto, la filosofia di base. Evan Spiegel, fondatore della app, non è san Tommaso e neppure Charles Peirce, e difficilmente li avrà letti, eppure dice qualcosa di molto simile: vivere coincide con il comunicare. Comunicazione viene da communis actio, azione fatta insieme, e Tommaso la indica come caratteristica peculiare di Dio. Nella Trinità tutto è amicizia o comunicazione. Più profanamente, Charles Peirce – e dopo di lui una numerosa schiera di pensatori – diceva che la realtà intera è piena di segni, è composta da segni e si comunica come segno. Tutto ciò che noi comprendiamo della realtà, infatti, lo possiamo afferrare solo grazie al fatto che l’intera realtà non ci si impone meccanicamente o immediatamente ma attraverso una rappresentazione sulla quale possiamo lavorare con la mente e che possiamo interpretare. Ci sono tanti tipi di segno: capiamo l’umore di una persona dal sorriso o dagli occhi, capiamo come andare alla stazione grazie a un cartello, capiamo una concezione del mondo grazie alle parole di un libro. Secondo Tommaso, ma anche secondo Peirce, possiamo persino capire che c’è Dio medesimo attraverso la lettura del segno che è l’ordine del mondo.
Ciò che Spiegel afferma nella sua concezione sistematica richiama quest’antica sapienza. E’ la realtà stessa che è comunicativa. La comunicazione non è un momento aggiunto dovuto a certi scopi, spesso manipolativi. La realtà, e dunque ogni azione umana, comunica per sua natura. In questo senso, i social network hanno messo in luce una caratteristica antica, uscendo dall’equivoco che vuole la realtà degli oggetti, il modo di conoscerli e la comunicazione come tre momenti separati. Come ogni altra tecnologia precedente – la scrittura, la stampa, la fotografia, la radio, la televisione, il cinema, il web 1.0 – essa svela il carattere comunicativo della realtà accentuandone certi lati, per esempio, in questo caso, la capacità di condivisione e partecipazione. Si perde qualcosa nel frattempo? E’ pericoloso? Sì, certo, come lo sono state l’invenzione della scrittura e della stampa: con la scrittura abbiamo perso i valori e i tipi di memoria di una cultura orale (il lavoro di Walter Ong lo ha spiegato) e ne abbiamo acquistato altri, diversi, spesso analitici. Si è data la possibilità di pubblicare opere pornografiche e anche la Bibbia o il “Sidereus Nuncius”. Ogni novità tecnologica ha vantaggi e svantaggi, ma tutte mettono in luce l’originale comunicatività della realtà e in qualche modo la approfondiscono.
Perché è rilevante in questa quadro il servizio Memories di Snapchat? Il nuovo servizio fa capire che vivere è comunicare ma il vivere non può essere limitato alla reazione immediata e fare a meno del passato. Il passato è l’unico luogo dove uno può andare a prendere i significati che gli permettono di immaginare o costruire un pensiero diverso da quello che impone la moda o il potere del momento. Infatti, ogni potere totalitario cerca sempre di alterare la conoscenza della storia perché tutto risulti in perfetta sintonia con quanto esso decide al momento, per impedire che uno possa trovare delle alternative. Non so se nella scelta di Snapchat, oltre ai facili motivi commerciali e pubblicitari, ci sia la volontà di aprirsi a un pubblico più adulto, di provare a diventare un mezzo di comunicazione per ogni età. La mossa, però, va in questa direzione perché ciò che distingue un adulto è la capacità di tenere i nessi con il passato, senza far finire tutto nell’immediatezza del presente, che subito si cancella. Vivere è comunicare ma il tagliare o il trattenere i legami con il passato decide il tipo di vita di cui si sta parlando.