La politica è una cosa serie

“Parks and Recreation”, la serie che parla a tutti, libertari e statalisti

Massimiliano Trovato
Ron Swanson supera le identità partitiche e incarna l'amministratore locale ideale: quello convinto che persone con punti di vista opposti possano trattarsi con rispetto e persino collaborare

Alzi la mano chi non vorrebbe vivere a Pawnee, il romanzesco paesotto dell’Indiana in cui si esibiscono i protagonisti di “Parks and Recreation”; chi non si sentirebbe finalmente tutelato da un’amministrazione cittadina in cui spicca Ron Swanson, il libertario paracadutato alla testa del servizio parchi. Il governo ideale? "Un tizio che siede alla scrivania in una stanzetta e può solo decidere chi bombardare". Il parco ideale? "Tutto a gettoni. Metti un gettone, vai sullo scivolo. Metti un gettone, fai una passeggiata. Metti un gettone, guardi una papera". Il collaboratore ideale? "Non lavora molto, non mostra iniziativa, non fa gioco di squadra, non va mai oltre il minimo sindacale: Tom ha tutto quello che cerco in un dipendente pubblico".

 

Ron – incarnato da Nick Offerman, il Chuck Norris del terzo millennio, e dal suo baffo rigoglioso, che meriterebbe una menzione autonoma nei titoli di testa – è una risposta estemporanea ma convincente a uno dei grandi interrogativi strategici del pensiero libertario: meglio assediare il governo o infiltrarlo e sgretolarlo dall’interno? Oppure, guardando alla questione da un’ottica differente, un libertario al governo è un apostata o un’eroica avanguardia? Ron riesce a navigare il proprio ruolo senza contraddizioni: stoppa ogni iniziativa dei sottoposti ("mi piace dire no, smorza il loro entusiasmo") e gradisce i tagli di spesa quasi quanto i gamberi lardellati.

 

Ron riconosce, inoltre, l’importanza d’educare alla libertà le nuove generazioni: "Non è mai troppo presto per imparare che il governo è un maialino ingordo che rimane attaccato alla mammella del contribuente finché il capezzolo non è piagato e dolente". Ai giovanissimi atleti della propria squadra di basket, spiega che "il capitalismo è il modo scelto da Dio per stabilire chi è sveglio e chi è povero" e che "c’è solo una parolaccia: tasse"; alla piccola Lauren, in gita al municipio, riserva una dimostrazione pratica del sistema fiscale, ingurgitando il 40 per cento del suo pranzo – poi la congeda regalandole una mina Claymore: "Per difendere la tua proprietà".

 

Caso raro nel panorama politico-catodico, “Parks and Recreation” sorvola le faglie partitiche. Se Ron è un battitore libero, difficilmente associabile a un identikit repubblicano, i suoi compagni d’avventura appartengono vagamente al campo democratico, ma con la “d” minuscola. Mentre gli spettatori libertari possono sognare un Ron Swanson in ogni ufficio pubblico per arginare la marea interventista, gli spettatori statalisti – di destra e di sinistra – possono specchiarsi in Leslie Knope, la sua seconda in grado volenterosa, dedicata e logorroica – eccetto per i balbettii di fronte ai cammei di Michelle Obama e Joe Biden. Leslie crede nella forza salvifica del governo e nella nobiltà della carriera pubblica, oltreché nel potere dei raccoglitori ad anelli e dei piani quinquennali.

 

La convivenza tra i due modelli, dipinta con ironia aggraziata dagli autori, ha un valore particolarmente apprezzabile in un’epoca in cui il discorso politico s’avviluppa in una spirale di polarizzazione che ha ben poco di urbano. Leslie e Ron riescono a guardare oltre le rispettive peculiarità ideologiche perché riconoscono, l’uno nell’altra, un’umanità che precede ogni considerazione politica. Ron è un sostenitore del lavoro minorile e un fanatico della privacy, ma prima ancora è un uomo generoso e affidabile. Leslie ha una pericolosa tendenza a intromettersi nelle vite altrui, meglio se armata di tesserino governativo, ma è animata dal desiderio di renderle più piacevoli.

 

I personaggi di “Parks and Recreation” fanno ridere senza trasformarsi in macchiette e ci ricordano che è possibile dissentire sul merito delle questioni sociali, senza chiamare in causa l’onestà o la limitatezza dell’interlocutore. Quando Leslie, eletta nel consiglio comunale, suggerisce l’introduzione di un tributo sulle bibite zuccherate, Ron combatte fieramente il provvedimento – in un altro episodio, aveva spiegato: "Il vero significato di questo paese è che, se vuoi mangiare immondizia, arrivare a tre quintali e morire d’infarto a quarantatré anni, puoi farlo. Sei libero di farlo. Per me, è una cosa meravigliosa" – ma la invita a non desistere. In un’altra occasione, i due si scornano sul salvataggio della locale videoteca – la spunta Leslie e, incassato il soccorso pubblico, la meritoria istituzione culturale cittadina si converte al cinema porno.

 

La “Los Angeles Review of Books” ha parlato di “Parks and Recreations” come di una specie di utopia socialista realizzata. Al contrario, la morale dell’esplorazione di Pawnee è che persone con punti di vista opposti possono trattarsi con rispetto e persino collaborare spontaneamente. Quando hanno scelto questa strada, Ron e soci hanno spesso raggiunto i propri scopi; quando hanno preferito la via politica, le cose non sono andate altrettanto bene. Nell’episodio pilota, Leslie decide di trasformare un lotto abbandonato in un parco; la serie si è conclusa dopo sette stagioni e, del parco, nessuna traccia: non esattamente il tipo di risultati che incoraggia ad avere fede nel governo.