Renzi, la Rai, la lotta politica. Chiacchierata con Freccero
Roma. Ma davvero c’è il golpe che passa dall’occupazione militare della Rai, sul serio ci sono le epurazioni, le direttive, gli editti bulgari, e davvero Renzi è come Berlusconi, quando mandò via Biagi e Santoro? “Berlusconi avrebbe lasciato Giannini lì dov’era, a ‘Ballarò’. Berlusconi cacciava quelli che facevano molta audience, non quelli che ne facevano poca. Mandava via quelli che rompevano le scatole a Mediaset. Renzi è un’altra cosa, un’altra storia. Tutta questa vicenda, di Bianca Berlinguer, di Giannini, di Lillo e Greg (che tra parentesi Carlo Conti potrebbe anche aver fatto bene a pensare di mandar via), racconta la debolezza di Renzi. Questi non hanno capito una cosa fondamentale, non l’ha capita nemmeno Campo Dall’Orto, che pensa di essere in America, ed è una specie di alieno, di avulso dal sistema: in Rai nessun gesto è innocente, qualsiasi cosa fai, in quei corridoi, nelle stanze di Viale Mazzini, nelle cellette di Saxa Rubra, assume un senso politico. Perché in ogni anfratto della Rai c’è la politica e c’è il Parlamento. E allora la lettura tendenziosa di un fatto, come il licenziamento di un conduttore o di un direttore, è d’obbligo alla Rai”. Stai dicendo che non ci sono epurazioni, allora? “Sto dicendo che non mi importa sapere se è vero o se non è vero. Io credo che Renzi sia il pernicioso dispositivo del pensiero unico, e del partito della nazione. Penso che faccia male al paese. Te lo dico sinceramente: lo voglio combattere, e sono disposto a strumentalizzare, a interpretare, persino a forzare il senso di qualsiasi evento. Tanto più se questo evento matura in condizioni ambigue. La battaglia politica ormai si fa attraverso la propaganda, e il primo a saperlo è Renzi, che come Alberto Sordi chiama lo spin doctor americano Jim Messina per farsi aiutare. I discorsi difficili non si possono fare e non li capisce nessuno. Allora anche io uso messaggi semplificati che sottendono quelli complessi. Dunque dico ‘epurazioni’, dico ‘abolizione del pluralismo’, dico ‘mancanza di libertà’ e lo faccio perché Renzi non è la grande novità modernizzatrice che crede qualcuno, ma è un violento occupatore di potere. E io intendo combatterlo”. Anche se le epurazioni non ci sono? “Di questo non possiamo esserne sicuri”.
E allora una cosa va detta subito dello spiazzante Carlo Freccero, oggi membro del cda Rai nominato dal Movimento cinque stelle, una vita da creatore di televisione: non tutti hanno il coraggio e il cinismo della contraddizione. Lui sì. E quando glielo si fa notare, ride, mentre nelle sue stesse parole ci intinge il pane: “Era naturale che Berlinguer lasciasse il Tg3 dopo molti anni, e se lo aspettava anche lei. Ma se questo avvicendamento arriva al culmine di una serie di attacchi volgari e sgraziati di Michele Anzaldi, portabandiera renziano in Vigilanza, se noi conosciamo il tono e il contenuto di certi messaggi di Filippo Sensi, il portavoce di Renzi, allora è chiaro che la vicenda prende tutto un altro sapore. Come fa Campo Dall’Orto a non capirlo? Lui pensa di essere negli Stati Uniti, ma è capitato in una televisione nel cui Dna è connaturato il discorso politico. Lui crede che tutto il suo problema sia il futuro, la media company, internet, le app… E invece la Rai è la politica”. E qui Freccero prende un tono ironico: “E poi sostituiscono il direttore del Tg3 alla vigilia del referendum, quel referendum con il quale Renzi ci sta facendo sognare dicendo: ‘Se perdo vado via’? Ma su! Segni di debolezza. E poiché il renzismo comincia a franare, ecco che allora arriva il momento di urlare, di alzare il livello acustico, di maneggiare parole che stavano per spegnersi”. Dunque epurazione, abolizione del pluralismo, mancanza di libertà? “Sì”.
Ma le parole, diceva Prezzolini, sono fra i nostri nemici; ci tradiscono come ambasciatori, e ci ingannano come interpreti. E quello che descrive Freccero è un mondo deformato, inguaribile, irredimibile. Verrebbe voglia di dire, anzi di pretendere che la Rai venga subito privatizzata. “E’ un ibrido che serve a tutti. Metà libero mercato e metà lotta parlamentare. Serve a Mediaset, serve ai giornali, serve alla politica. E’ un compromesso all’italiana. Ma finché rimane così le regole interne saranno quelle della contesa politica. E poiché oggi la battaglia politica si fa con la propaganda, allora va da sé che anche le regole interne, il modo di pensare intorno alla Rai sia quello della propaganda. E Renzi non fa eccezione. Anzi, per Renzi la politica è solo propaganda. E io infatti ho molta nostalgia dei partiti, del pensiero politico, della buona grammatica, della visione…”. E tutte queste cose tu le ritrovi in Grillo, nel Movimento cinque stelle, in Alessandro Di Battista? La buona grammatica? “Loro almeno hanno avuto il coraggio di nominarmi nel cda della Rai”. Martedì ci sono state due nuove denunce pubbliche di epurazioni e censure: Francesca Fornario, che conduceva un programma su Radio2, e Luca Mercalli, climatologo che conduceva una trasmissione su Rai3. Mercalli ha detto alla Stampa di essere “scomodo”. E’ così? “A volte le persone che lavorano in tivù sono fragili, trasformano i dati oggettivi in soggettivi, trasformano cioè il loro dispiacere personale in un fatto oggettivo: ‘Il politico mi ha fatto fuori’. Lo credono sinceramente, anche se non è detto che sia vero. Tuttavia l’unica cosa che emerge è questa: un intransigente ecologista con il papillon, una specie di no Tav e no triv sabaudo, che andava in onda su Rai Tre, è stato fatto fuori perché era contro le trivelle”. Anche se probabilmente non è vero. “Forse sì, forse no”. Ma in fondo che importa? E’ la lotta politica.