Mi dispiaccio per la sintonia con Galantino, ma ridurre l'occidente a un vigile che multa il burkini è da fanatici
Al direttore - Ho letto scrupolosamente argomento per argomento la lettera di Umberto Minopoli sul burkini. Avevo cercato di considerare con attenzione quanto proposto con autorevole energia dal primo ministro francese Manuel Valls. Ho letto anche quanto adduce il filosofo Paolo Flores d’Arcais in nome della lotta per sradicare il sacro dalla società moderna. Poi mi sono detto questo, semplicemente questo e niente di più (e mi spiace di essere in indiretta sintonia con Nunzio Galantino, un vescovo indemoniato che continua a sputare sul cadavere dei disegnatori sterminati a Parigi un anno e mezzo fa e non se ne vergogna).
Una società o civilizzazione liberale può riscrivere la mappa del mondo secondo un criterio di libertà politica, contribuire con la mobilitazione internazionale e la guerra a esportare, scardinando i regimi dominati dal fanatismo, la democrazia e il sistema delle libertà in luoghi dove comandano ayatollah, tiranni sanguinari e altri profeti barbuti della sottomissione. Ma può inviare un vigile urbano su una spiaggia e ordinare a una donna, pena la multa, di svestirsi e di indossare un due pezzi? Può un tipo di mentalità liberale definire “saio immondo” l’abito di pudore e di modestia femminile che fino a cinquant’anni fa, giusto o sbagliato, effetto di credenza o indotto da pregiudizio, era in uso presso tante delle nostre nonne? Non è un’esagerazione fanatica?