"E' andata così", il libro per l'estate da martedì in regalo nel Foglio
Una famiglia – Sesto appuntamento con il libro dell’estate: dopo “Serenata” di James Cain, “La valigia” di Sergej Dovlatov, “Il popolo dell’abisso” di Jack London, “Badenheim 1939” di Aharon Appelfeld e “Daisy Miller” di Henry James, da oggi a venerdì il Foglio propone ai suoi lettori “E’ andata così” di Meir Shalev, figlio del poeta Yitzchak, considerato uno dei maggiori scrittori israeliani contemporanei. Il romanzo è stato pubblicato nel 2009, e qui è tradotto da Elena Loewenthal per l’edizione Feltrinelli.
"Il Levante è pieno di microbi”. Così parlò la nonna di Amos Oz, sbarcata nella terra promessa da Vilna, era il 1933. Aveva dato una rapida occhiata in giro – vicoli, polvere, galline, verdura e frutta dai colori forti – e decise di bonificare la casa ogni mattina con il Flit, o Ddt. Il nipotino veniva lavato e strigliato finché la pelle gli diventava rossa, la frutta e la verdura erano ammesse in tavola solo dopo lunga bollitura. Per dare il buon esempio e mantenersi in salute, ogni giorno nonna Shlomit faceva tre bagni caldissimi. Morirà nella vasca, ultraottantenne, dopo che il dottore le aveva vietato la pratica. Sappiamo tutto da “Una storia d’amore e di tenebra” (e ancora non perdoniamo a Natalie Portman, che dall’autobiografia di Amos Oz ha tratto un film, di aver trascurato la nonna e l’igiene).
La nonna di Meir Shalev, Tonia, aveva la stessa fissazione. Immigrata dall’Ucraina, insegnava al nipote – che non ha dimenticato, e racconta ogni dettaglio in “E’ andata così” – la tecnica per strizzare i panni. Era convinta infatti che gli uomini lavorassero di forza e invece le donne lavorassero di cervello: bisogna muovere entrambe le mani, con forza uguale e contraria. Mentre i maschi (errore!) tengono una mano ferma e muovono l’altra.
Nello stemma della famiglia Shalev – suggerisce il nipote Meir che prima dei romanzi scriveva sketch comici per la radio e la tv – avrebbe dovuto comparire lo straccio. Nonna Tonia ne sistemava uno su ogni maniglia, per pulire all’istante qualsiasi traccia. Dal bagno, soprattutto, perché lì si entra per lavarsi, quindi da sporchi, e lo sporco ci mette niente a conquistare posizioni. Imponeva a marito e figli di entrare in casa dalla porta sul retro, gli ospiti li intratteneva in veranda. Chiudeva a chiave le sedie buone in una stanza buia, con altri mobili avvolti nei sudari. Da lì uscivano – per Pesach – e dopo qualche ora d’uso venivano strigliate con la spazzola, lavate con il sapone, asciugate e fatte sparire per altri 364 giorni.
Arma segreta, l’aspirapolvere. Diavoleria moderna che nel collettivo agricolo di Nahalal – dove Meir Shalev è nato nel 1948, negli anni Venti nonno Aronne era stato tra i fondatori – era malvista. Come le vendite di meloni in proprio, l’adulterio, la manicure (in questo ordine preciso). Figuriamoci uno “sweeper” in metallo lucente, arrivato da Los Angeles e imballato con molti stracci – di cui la nonna subito si appropria, sono un regalo nel regalo. I maschi intanto si deliziano con l’immagine pubblicitaria: una casalinga americana che fa le pulizie in tacchi alti, calze con la riga, un abitino rosso a pois sotto il grembiule bianco, la messa in piega, gli orecchini di perle. Nonna Tonia lo chiamerà sempre “Sviiipirrrr”, l’accento rimane russo.
Era, in realtà, un dono avvelenato. Spedito con perfidia da zio Isaia, il traditore che aveva preferito “far fiorire il deserto di Los Angeles, invece di questo qui”. Si faceva chiamare Sam, in un sol colpo aveva abbandonato il socialismo e il sionismo. Non pago, dal cuore del capitalismo spediva pacchi accompagnati da lettere in yiddish, la lingua della diaspora che i pionieri in terra d’Israele rifiutavano.
Nel lessico della famiglia Shalev, “E’ andata così” funziona come garanzia di verità: “Non sto inventando nulla”. Al massimo, un po’ ricamando sulle cose. Si inizia con uno smalto rosso sulle unghie sbagliate, che fa dire ai presenti: “Ha preso da nonna Tonia. Era matta come lui. Sono fatti così, in quella famiglia”.
Universalismo individualistico