Angelina Jolie e Brad Pitt: The End
Kingsley Amis, scrittore inglese e padre di Martin Amis, scrisse una volta che molti matrimoni seguono una specie di iter tipico: la moglie considera il marito leggermente troppo maleducato e incivile, e il marito considera la moglie leggermente troppo sofisticata e spocchiosa (“quando lui divenne villano, lei non poté fare a meno di sembrare più spocchiosa. L’infezione proliferò, si estese, e si trasformò in una guerra fredda”). Il risentimento e il fastidio crescono a poco a poco, poi corrono veloci, si nutrono di dettagli, un’infinità di dettagli che a volte esplodono insieme in una decisione estrema: la fine dell’amore, o di quello che era ancora vivo di quell’amore, e l’inizio di una nuova vita da divorziati.
Ora che Angelina Jolie ha depositato la sua richiesta di divorzio per le “differenze inconciliabili” fra lei e Brad Pitt, ora che la coppia più famosa degli anni Duemila non illumina più i nostri sogni come un albero di Natale, a chi li ha amati, criticati, invidiati, osservati, guardati come si guarda un film, sono state gettate, ma solo per il momento, poche frasi scarne sul senso di questa fine. Le differenze inconciliabili avrebbero a che fare con il modo che ha Brad Pitt di fare il padre ai loro sei figli (tre naturali, di cui due gemelli, e tre adottati: anche di questo erano il simbolo, della famiglia numerosa, multiculturale, in cui i bambini disegnano sopra l’abito da sposa della madre). Angelina Jolie avrebbe chiesto l’affidamento esclusivo dei figli (a Brad Pitt solo la possibilità di visita), lamentandosi di un eccessivo uso di marijuana, e forse anche di alcol, che unito a quello che lei crede sia “un problema di rabbia”, teme possa diventare pericoloso per i bambini. Brad Pitt, quindi, viene inchiodato da Angelina Jolie al giudizio di: cattivo padre. O almeno: padre rabbioso che si fa le canne e beve.
Lei, che negli anni ha abbandonato, forse ripudiato, il passato in cui si tatuava sul corpo frasi inquiete (“Ciò che mi nutre mi distrugge”) e mostrava fiera l’aria da ragazza interrotta, e che dopo il fidanzamento con Brad Pitt ha dedicato il proprio personaggio (perché della sua vera personalità non sapremo mai) alle cause umanitarie, ai bambini, alle verdure biologiche e anche alla prevenzione estrema del cancro (nel 2013 si è sottoposta a una doppia mastectomia preventiva, che ha raccontato sul New York Times, e poi all’asportazione delle ovaie e delle tube di Falloppio), ha deciso di prendere il controllo anche della fine del suo matrimonio. Non vuole soldi, non lo vuole tra i piedi, non vuole l’affidamento congiunto dei figli, non vuole nemmeno seguire la scia del “conscious uncoupling”, il lasciarsi consensuale, responsabile, consapevole ed amichevole.
Queste indiscrezioni, infatti, queste briciole di verità lanciate al mondo affamato, assomigliano più a una dichiarazione di guerra, all’esplosione di tutti i dettagli tutti insieme, oltre che alla fine, per fortuna, di quella parola bruttissima che si usava per indicare il loro essere un marchio, “brangelina” (in cui lui veniva risucchiato in lei, e in effetti per un lungo periodo forse amoroso Brad Pitt ha anche armonizzato il colore dei suoi capelli con quello dei capelli di lei). I brangelina non esistono più, ed è stato veloce il passaggio dalla coppia più meravigliosa, la più famosa del mondo, carica delle speranze e dei sogni di tutti, alla lontananza siderale, alla diffidenza rabbiosa. Dentro questo passaggio c’è la verità di entrambi, la loro umanissima vita, per quanto hollywoodiana, e chissà se, almeno per un po’, è stato davvero meraviglioso.