Carolina Crescentini con Claudio Amendola nella fiction Rai dedicata a Lampedusa e ai migranti

La serie Rai “Lampedusa” sui migranti è Francesco-pensiero in prima serata

Renzo Rosati
“Chi ha deciso che nell’acqua c’è un confine? Perché le navi che portano il petrolio vanno dove vogliono e io no?”. E’ il dialogo-clou di “Lampedusa-Dall’orizzonte in poi”, mini-fiction Rai, ultima puntata mercoledì sera, tra Nemer e Viola.

Roma. “Chi ha deciso che nell’acqua c’è un confine? Perché le navi che portano il petrolio vanno dove vogliono e io no?”. E’ il dialogo-clou di “Lampedusa-Dall’orizzonte in poi”, mini-fiction Rai, ultima puntata mercoledì sera, tra Nemer (l’attore tunisino Ahmed Hafiene), migrante “da un villaggio tra Egitto e Striscia di Gaza”, e Viola (Carolina Crescentini), che dirige il centro di accoglienza. E benché la storia sia prudenzialmente ambientata nel 2010, tutto ruota intorno alla differenza tra profughi di guerra e clandestini economici: insomma il dilemma che fa ballare l’Europa, ne mette in bilico i governi rilanciando populismi e razzismo, condiziona le presidenziali americane. Viola-Crescentini, però, parlando con il valoroso maresciallo Serra della Guardia costiera, cioè Claudio Amendola, lo risolve così: “Che senso ha salvarli e poi metterli su un aereo e rimandarli indietro?”.

 

Serra-Amendola, inevitabilmente vessato dai superiori, con ovvia separazione coniugale alle spalle, risponde che il suo compito è salvare più naufraghi possibile, e ci mancherebbe. Ma si capisce che se dipendesse da lui, dalla Crescentini, dagli autori e forse dalla Rai, i clandestini andrebbe direttamente a prenderli a casa, munendoli di vitto, alloggio e passaggio per Germania e Francia, salvo poi schiantarsi a Ventimiglia, Brennero e Calais. Siamo insomma tra il volemose bene tipo “Cesaroni” e l’ultimo Papa Francesco-pensiero tradotto in prima serata: “C’è un conflitto planetario alimentato da chi specula sul petrolio o sui diamanti”, dice Bergoglio. Appunto. In cerca di share, come ogni volta che a questioni planetarie e terribilmente complesse si offrono risposte banalotte e buoniste, “Lampedusa” dimentica al solito storia e sceneggiatura a favore dell’indottrinamento televisivo con dosi massicce della retorica stile Laura Boldrini. Non mancano neppure accenni a poteri oscuri e forti: una  mafietta che lamenta il danno turistico – ma tranquilli, alla fine militari, assessori e pescatori, partecipano a un maxi-salvataggio, telefonate a non meglio precisati vertici di  Roma, con il governo che naturalmente se ne frega. C’è una coppia del nord che lascia l’albergo, lei in tacco 12 sdegnata dalla vista “dei cadaveri sul molo”: beh, Lampedusa vive da qualche anno un meritato boom di presenze a due cifre, un tutto esaurito specie di veneti e lombardi, attirati dal mare strepitoso, dalla qualità dell’accoglienza e dai voli diretti.

 

Ma a voler prendere sul serio la narrazione televisiva il punto è poi un altro: la solita scelta della scorciatoia del politicamente correttissimo. Sulla pirateria internazionale, che all’Italia è costata la detenzione dei marò Latorre e Girone, gli americani hanno fatto uno strepitoso film, “Captain Phillips”, con Tom Hanks. Sulla guerra asimmetrica l’asciuttissimo “Zero Dark Thirty”. Nessuno slittamento terzomondista, anzi. Su Lampedusa si poteva fare diversamente? Suggeriamo agli autori Rai di rivedersi, in tutt’altro campo, la fine dell’ultima puntata di “Mad Men”, serie pluripremiata sul mondo della pubblicità. Il seduttore-mascalzone Don Draper finisce a praticare lo zen in una comunità hippie della California. Nel saluto al sole il suo volto si distende in un sorriso. Di redenzione? Macché: sta ideando Hilltop, lo spot della Coca-Cola, il più famoso di sempre.