Dylan e Fo, cosa significa festeggiare i vivi e celebrare i morti
Festeggiare i vivi e celebrare i morti, Bob Dylan e Dario Fo. E’ un’arte antica, ritualizzata in secoli di civiltà, presente in tutte le culture, e non per caso. Il panegirico dice le lodi di una vita illustre, la laudatio funebris dice il bene di un estinto. Tra i due generi, non solo perché sempre di lode si tratta, esiste un legame sottile, misterioso, nobile, che è poi quello tra la vita e la morte. L’elogio che lusinga e premia deve essere libero, non forzatamente e ampollosamente encomiastico, e il suo risvolto può comportare una certa dose di ironia e una riservatezza non ipocrita che trapelino da alcuni aspetti dell’impianto retorico. La lode memoriale è più alta e dignitosa quando non eviti gli spigoli, i contraddetti, i problemi, ma è un rito di livellamento e parificazione dei beni e dei mali nel segno del comune destino umano e naturale. A queste cose, che hanno un certo valore, che alludono alla necessità di insistere con il liceo classico e i classici e le lingue morte, tutte cose più vive che mai, tutte cose che accadono anche se non si comunicano nell’istante e nel quotidiano, non si può sostituire il banalismo della polemica. Dylan non ha scritto romanzi, Fo ha sparato e fatto un bel po’ di funeste scemenze? D’accordo, ma l’uno va considerato per il verso illustre della vita, l’altro per la carezza universale della morte.
Quest’arte è perduta, e anche questa perdita non avviene per caso. Intanto ci rotoliamo nelle nostre opinioni dell’istante, e nel brusio delle opinioni degli altri, come i maiali nel trogolo. L’opinione, il reverente rispetto per la sua onnipotenza, la sua celebrazione idolatrica, è qualcosa che in questi casi ci nutre, che si fa mangiatoia, e che ci sporca, ci tiene tremendamente attaccati al terreno. Uno dei titoli-spia del decadimento della lingua dei giornali è questo: succede la tal cosa, non importa quale, e inevitabilmente “E’ polemica”. La contraddizione e il conflitto polemico dovrebbero essere argomenti, concetti, colorature del punto di vista legato ai fatti, non un genere ripetitivo, abusato, maldestro, un’astrazione nonsensical. Ma c’è altro.