Una copertina della rivista Tekhnika Molodezhi

Comunisti su Marte: la passione sovietica per il Pianeta rosso

Giuseppe Perconte Licatese
Non solo i contributi all'Agenzia spaziale europea per il lancio della sonda Schiaparelli. Molti sono gli antecedenti insospettati nella storia della corsa russa allo spazio. Perché Marte, molto prima di diventare terreno di rilevazioni alla ricerca della vita, era stato eletto a scena dell’utopia letteraria e politica.
La pagina web russa della missione ExoMars sottolinea con orgoglio che nel 2012, con il venir meno del sostegno americano, il progetto dell’Agenzia spaziale europea che ha lanciato la sonda Schiaparelli – del cui sfortunato destino riceviamo notizie sempre più precise – sarebbe stato archiviato, non fosse stato per la disponibilità della Russia a offrire i vettori necessari. La Russia di Putin manifesta anche in questo campo la volontà di rientrare nella grande competizione globale, continuando una tradizione già sovietica, ma prima di tutto nazionale. Risalendo indietro nel tempo si scopre che ci sono antecedenti insospettati nella storia della corsa russa allo spazio e che, molto prima di diventare terreno di rilevazioni alla ricerca della vita, proprio Marte era stato eletto a scena dell’utopia letteraria e politica.

 

Nel 1908 Alexander Bogdanov – pseudonimo del bolscevico Malinovskij – scrive La stella rossa. Prefigurando i sovietici che inviteranno gli intellettuali occidentali a visitare il loro paese per constatarne i successi, i marziani di Bogdanov sono uomini come noi, ma già arrivati allo stadio del comunismo, e prelevano un giovane terrestre, Leonid, per mostrargli la loro società e fare di lui un agente rivoluzionario. Su Marte non c’è traccia di individualismo, il lavoro nelle fabbriche è computerizzato e alimentato da energia “radioattiva”, vigono una piena libertà sessuale e l’indifferenziazione: uomini e donne vestono divise unisex, nomi e aggettivi non si declinano più secondo il genere. I toni distopici in realtà abbondano nel romanzo di Bogdanov (che cadrà in disgrazia presso il potere sovietico), e Leonid, tutt’altro che convinto del progetto marziano, tornerà sulla Terra stravolto e privo di senno. Si scopre del resto che i marziani, vivendo più lontani dal Sole, hanno un metabolismo più lento e mancano della vitalità e della diversità che rendono gli umani così refrattari al socialismo.

 

Il rapporto tra i due pianeti è invece rovesciato nel film muto Aelita, regina di Marte (1924), uscito nel pieno della prima pianificazione economica sovietica, e i cui costumi e scenografie influenzeranno a Occidente Metropolis e Flash Gordon. Qui è infatti uno scienziato, Los, arrivato su Marte a bordo di una fantastica navicella, ad aiutare la bella regina Aelita a rovesciare il cattivo (e vagamente zarista) ministro Tuskub, organizzando la rivolta dei proletari marziani. Alla fine della storia, tuttavia, scopriamo che quello del protagonista è stato solo un sogno a occhi aperti, dissipatosi il quale Los decide di impegnarsi più seriamente per le sorti della rivoluzione nel mondo reale. Questo espediente, che teneva in conto l’accusa di “evasione borghese” pendente sulla fantascienza, non sarebbe bastato a salvare il film dalla censura.

 

Durante la Guerra fredda, i russi puntarono a portare per primi una sonda sul Pianeta rosso, ma furono battuti sul tempo dagli americani nel 1975. La rappresentazione delle imprese spaziali a Est diventa una parte della pedagogia sovietica, come dimostrano i cosmonauti e i vettori spaziali sulle copertine della rivista Tekhnika Molodezhi (“Tecnica per i giovani”), ma ha ancora un’aura fantasiosa e ingenua nei disegni delle stazioni lunari ricorrenti nei libri per bambini, così simili a quanto veniva pensato e raffigurato a Ovest negli stessi anni.

 


Un'illustrazione di una libro per bambini russo


 

Il tema dominante di questo immaginario è il lavoro, l’efficienza: sterminate autostrade, miniere brulicanti di operai, imponenti centrali elettriche occupano la superficie di Marte e della Luna, dove i visionari sovietici presumevano di riprodurre l’esperimento socialista dopo averlo realizzato sulla Terra. D’altra parte, era il dominio indiscusso su quest’ultima la vera posta in gioco della sfida spaziale.

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