Doctor Strange, il nuovo film Marvel

Perché Doctor Strange è il film perfetto per Halloween

Stefano Priarone
Tra Harry Potter e atmosfere lisergiche, Benedict Cumberbatch interpreta il mago a fumetti creato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1963. Una produzione Marvel fuori dal coro.

Un Harry Potter per grandi. Ecco come si potrebbe definire “Doctor Strange”, il nuovo film Marvel adesso al cinema diretto da Scott Derrickson e interpretato da quella grande icona nerd che è Benedict Cumberbatch. È stato “Sherlock” nella serie che ha portato il detective creato da Conan Doyle dall’èra Vittoriana al XXI secolo, il nemico di Kirk e soci Khan in “Star Trek Into Darkness”. Ora Cumberbaych interpreta Stephen Strange, neurochirurgo tanto abile quanto arrogante, che perde l’uso delle mani in un incidente stradale. Per cercare di guarire va in Oriente dove incontra l’Antico, lo Stregone Supremo e i suoi discepoli che gli insegnano le vie della magia per diventare “Maestro delle Arti Mistiche”, difensore della terra dalle minacce arcane provenienti dalle altre dimensioni.

 

Doctor Strange  è un film Marvel diverso dai soliti “Avengers” o “Thor”. Del resto il Dottor Strange, anche se esordisce nei fumetti nel 1963 dalla fantasia e dalle matite di Stan Lee e Steve Ditko (gli autori di Spider-Man) e vive nello stesso universo degli altri eroi in calzamaglia, è un mago, non un supereroe, a cominciare dal look alla Otelma.

 



 

Il vero creatore di Strange è il disegnatore Ditko (Lee si limita a scrivere i dialoghi) che si sbizzarrisce facendo viaggiare il mago in mondi allucinanti come quadri di Salvador Dalì dove affronta esseri mostruosi che sembrano provenire dai racconti di Lovecraft. Atmosfere che ricordano le visioni procurate dall’Lsd o dai funghi psicotropi. Non pochi lettori erano convinti che Ditko (in realtà un seguace dell’oggettivismo di Ayn Rand avverso alla cultura beatnik) si drogasse per disegnare. La serie diventa un’icona per la cultura psichedelica dell’epoca, e viene citata in varie canzoni, come “Cymbaline” dei Pink Floyd. Del resto Strange vive nel Greenwich Village, quartiere degli artisti newyorkesi, che negli anni Cinquanta era stato la base della beat generation.

 



 

Nel decennio successivo, altri autori erano invece totalmente parte di quella cultura. Così nel volume “Una realtà separata” - appena uscito per Panini Comics, scritto da Steve Englehart e splendidamente disegnato da Frank Brunner - si possono leggere perle come l’addio dell’Antico a Strange che testimoniano il notevole uso di droghe nella redazione Marvel degli anni Settanta: “Quando tu hai distrutto il mio io, hai distrutto il mio concetto di me… e anche il mio concetto di ciò che non era me!”.

 

Il film è consapevole del rapporto della serie con la cultura beatnik orientaleggiante e ci ironizza. “Allora sei entrato in una setta” dice a Strange la sua amica-amante-collega Christine Palmer (Rachel McAdams) quando lui le parla dell’Antico e dei suoi accoliti. Shamballa non è il luogo mistico del buddismo tibetano, fra l’altro protagonista di una graphic novel del Dottore degli anni Ottanta, bensì la prosaica password del wi-fi, Stan Lee fa il suo classico cameo mentre sta leggendo “Le porte della percezione”, di Aldous Huxley del 1954, saggio-manifesto della cultura beat al sapor di mescalina. E grazie alla computer grafica i mondi assurdi dei disegni di Ditko, Brunner e degli altri autori vengono visualizzati in maniera davvero suggestiva.

 



 

La pellicola si allontana dalle altre produzioni anche per un altro motivo: i film Marvel “finora hanno spiegato i fenomeni extra normali in termini più o meno scientifici”, dice al Foglio il critico statunitense Adam McGovern. “Persino gli dei nordici come Thor sono ritratti come alieni provenienti da altre dimensioni piuttosto che come autentiche divinità. È anche vero, che la magia ha regole proprie, gli incantesimi possono essere visti come equazioni e nella cultura pop le forze mistiche sono state collegate alla scienza almeno dai tempi di Lovecraft con i suoi Grandi Antichi, ‘divinità’ provenienti da dimensioni diverse dalla nostra”.

 



 

McGovern è molto critico sul fatto che nel film l’Antico non sia un uomo tibetano ma venga interpretato da una donna britannica (Tilda Swinton): “Temo lo abbiano fatto per non mettersi contro il ricco mercato cinese. Per me è un insulto verso gli attori asiatici che hanno troppo pochi ruoli importanti”. Eppure, si tratta di una mossa azzeccata, visto che tende a staccare ulteriormente il film dal classico cliché del saggio santone orientale. È curioso che la pellicola esca negli States soltanto il 4 novembre: con le sue atmosfere magiche alla Harry Potter (Strange va in una scuola di magia, sebbene adulto) e visto il background del personaggio (che nei fumetti ha pure affrontato il Conte Dracula), sarebbe stato un film perfetto per Halloween.