Com'è banale la sessualità in pantofole e boxer grigi dei potenti americani
Bill Clinton, Anthony Weiner e Donald Trump sono atterrati in Veneto, all’aeroporto Mark Pole III di Venezia, per infestare i sogni delle ventenni in carriera. Sto a un bar veneziano con il carasau al posto delle patatine, circondata da Arabella, Susanna e Claudia. Arabella sospira, altro non fa che pensare a Weiner, il fu marito di Huma; lo sogna ogni giovedì e sabato, i boxer grigetti e le pantofole; deglutendo e annaspando in un sorso di Prosecco, con aria impavida proclama: “Non mi sposerò mai, ho l’impressione che tutti gli uomini siano come Weiner e in ogni selfie che arriva ci vedo il suo pene!”. Susanna la guarda atterrita: “E’ vero. Weiner non è uno, Weiner sono tutti, il tuo fidanzato, tuo fratello, tuo padre!” – e accorgendosi di quel che dice diventa di pietra.
Claudia si gratta l’eczema affioratole sul polso; ogni ventiquattro dicembre lei brucia la propria agendina nel camino, ogni domenica getta gli scontrini della settimana nel tritarifiuti, ogni mattina cancella la cronologia del computer, ora dice: “Nemmeno io mi sposerò mai, ci tengo alla mia privacy. Sono sicura che Monica sa cazzi e controcazzi della famiglia Clinton, ha scritto in agenda il giorno in cui Hillary è andata in menopausa e di sicuro Bill non ha esitato a raccontarle di quando, passeggiando in campagna, Hillary ha pestato una cacca di procione. I mariti sono tarme con l’hard disk, per vent’anni captano le tue informazioni e alla prima scopata con l’amante gliele raccontano tutte. Il giorno che ti vuoi candidare presidente, ti mangi le unghie al pensiero che in qualche parte del mondo c’è una stronza che sa tutto di te e che ti può mandare in vacca la campagna elettorale. No, mie care, no: nessuna tarma in casa mia”. Annuiamo tutte convinte, pensando a quando, sul punto di diventare presidentesse degli Stati Uniti, ci sarà una stronza che alla tv tirerà fuori una cacca di procione per ciascuna di noi. Pensare che noi tutte amiamo gli orsetti lavatori.
Arabella incalza: “Sapete qual è la verità, ragazze? I mariti sono sconvenienti. I loro peni sono sconvenienti. I loro nasi, i loro foulard, i polsini, i denti, i Rolex. Il marito è evaporato. Ci vuole una baby-sitter per badare al figlio e un… un… un qualcosone per badare al marito”. “Un monaco”, propone Susanna. “Un monatto”, suggerisco io. Sgranocchiando panetti e sorseggiando brodaglie, un fiume d’ipotesi: “Chissà se Chelsea è gelosa di Huma”. “Chissà se il figlio di Huma da grande odierà Hillary”. “Mi sa che Melania nel seggio elettorale si sfoga – mi pare che fanculo in sloveno si dica pojdi v rit – e vota Hillary”. “Ma Huma? – borbotta Arabella – Come ha fatto a non accorgersi che suo marito Anthony non era quel che diceva di essere? Lo trascurava, forse manco lo conosceva, l’avrà visto due volte, lei stava sempre con Hillary”. Claudia è pronta: “Rispondi a questa semplice domanda: tra scalare la vetta del potere con il tuo fidanzato e scalare la vetta del potere con la tua mamma, tu chi scegli?”. Tutte in coro gridiamo: “La mamma!”. Poi ritornando pensierose sui nostri passi, mormoriamo: “Beh, però anche il fidanzato, se è come si deve…” – ma subito ci mordiamo la lingua, timorose che da qualche parte un fidanzato sorrida della nostra bugia.