Occhio: c'è un nuovo antisemitismo
Negare le ragioni storiche della nascita dello Stato di Israele è una forma di antisemitismo. Vale anche per l’Unesco. Lottiamo insieme per l’indipendenza e la sicurezza di Israele. Ci scrive l’ex capo dello stato
Caro direttore, cari amici. Sui temi dell’incontro da voi promosso per il giorno 17 novembre, desidero farvi giungere la mia comprensione e vicinanza per le motivazioni di fondo che ne avete dato. E lo faccio richiamando e ribadendo la linea di condotta che ho sempre seguito negli anni dei miei mandati da Presidente della Repubblica, e specificamente in rapporto a iniziative cui ho partecipato nell’esercizio di funzioni che vedono costituzionalmente impegnato il Capo dello Stato nella rappresentanza internazionale dell’Italia.
Una linea di condotta che si è espressa ampiamente nella lezione magistrale da me tenuta in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa all’Università ebraica di Gerusalemme, come nelle celebrazioni annuali del Giorno della Memoria in Quirinale, come infine nella relazione di profonda e solidale amicizia stabilitasi nel corso di più decenni tra me e Shimon Peres. Ciò che mi pare più che mai attuale è l’accento che ho posto sulla necessità di una battaglia ininterrotta e conseguente contro l’antisemitismo in qualsiasi sua veste e forma. E ho in particolare sempre inteso come non separabile da quella aberrazione storica anche l’ideologia dell’antisionismo, vero e proprio travestimento dell’antisemitismo, al cui rifiuto si rende formale ossequio, ma che in realtà si esprime negando le ragioni storiche della nascita stessa dello Stato di Israele, e quindi della sua vita indipendente e della sua sicurezza.
Purtroppo anche la recente risoluzione dell’Unesco si è iscritta in quella mistificazione. Altro elemento decisivo ho considerato e considero il partire da qualsivoglia critica della concreta e discutibile politica del governo d’Israele per colpire valori, preziosi per l’occidente democratico, da non confondere mai con polemiche contingenti e fuorvianti. Non a caso le espressioni più mature del mondo palestinese, e l’Europa, si sono riconosciute in una prospettiva di pace definita “due Stati, due popoli”: la sola che drasticamente esclude qualunque messa in questione della realtà storica, culturale e politica dello Stato d’Israele. In questo spirito seguirò i lavori del vostro convegno, cui auguro successo e piena capacità di convinzione. Cordialmente,
Giorgio Napolitano, ex presidente della Repubblica, senatore a vita