"Campo verde di grano" di Van Gogh

Cacciato dalle piazze, Dio vive nelle campagne. Aveva ragione Nietzsche

Edoardo Rialti

L’aumento delle nevrosi in occidente mostra che le persone più ricche al mondo sono anche le più infelici. Su “La memoria di Old Jack”, di Wendell Berry (Lindau)

La grande questione del futuro sarà come mantenere grandi fette di popolazione felici in un mondo senza significato. La novità delle tecnologie ci ha distratto, le tv e l’Iphone hanno tenuto il problema a bada, evitandoci di farci pensare. Ma l’aumento delle nevrosi in occidente mostra che le persone più ricche al mondo sono anche le più infelici. Dagli anni 60 siamo stati così pieni di cose che non abbiamo pensato a quanto erano vuote le nostre vite.” Fu proprio al “Foglio” che lo scrittore e psichiatra Tim Willock affido questa preoccupazione, in un dialogo dopo la strage del Bataclan. Dio, quella parola tanto familiare quanto aliena cui ricorriamo per esprimere il senso della vita, della sofferenza e della morte, resta sempre un bel problema, un’ossessione la cui presenza o assenza continua a perseguitarci come ai tempi di Dostoevskij o Nietzsche. Era proprio quest’ultimo ad ammonirci che le risate del mercato alla notizia della morte di Dio attestavano un infantilismo fatuo e inconsapevole, che non ci saremmo liberati del vecchio ordine cosmico per danzare liberi e ringiovaniti come sperava, ma che saremmo potuti cadere ai piedi di nuovi idoli sanguinari, nuove menzogne e mutilazioni. Quasi a illustrare plasticamente la profezia di Nietzsche, il vecchio Dio, scacciato dalle piazze delle città, continua a vivere in campagna. Ed è proprio lì che spesso vanno a cercarlo coloro che, oltre il frastuono di Wall Street o il cinguettio assordante di twitter, sentono il bisogno di silenzi e parole diverse, d’una diversa esperienza del tempo personale e collettivo.

Il romanziere e poeta-contadino Wendell Berry lo attesta da oltre cinquant’anni con la sua prosa saggia e gentile: Lindau ha appena pubblicato il suo “La memoria di Old Jack” che già dal titolo comunica il ritmo di una vita diversa, che cresce, soffre e gioisce con una natura che torna a essere il creato. Non è soltanto il racconto della vita di un vecchio, ma la riscoperta di una possibilità, antica e familiare, nello sguardo del lettore stesso. Ma non si tratta degli ultimi echi, per quanto suggestivi, d’un mondo in estinzione. Quello stesso orizzonte, con diverse sfumature, è al centro della narrativa di Marilynne Robinson, con i suoi pastori protestanti e i campi dell’Iowa (Einaudi ha appena ripubblicato il suo romanzo d’esordio, Le cure domestiche). Le intuizioni di Berry (“mangiare è un atto agricolo”) sono state riprese (resta da vedere con quanto suo entusiasmo: spesso si è citati proprio da chi ci ci fraintende) fin nel titolo dell’Expo di Milano, mentre la Robinson è stata intervistata (no, non è un refuso, è stata davvero intervistata) da Barack Obama, che ne ha amato il protagonista principale per il suo essere “gentile, cortese e un po’ confuso su come riconciliare la fede e le vicissitudini della sua famiglia.” La risposta della scrittrice e teologa calvinista fu che, in fondo. “il cristianesimo è profondamente controintuitivo”. In mezzo a tante riposte apparentemente facili e sfavillanti, la cui banalità può però trasformarsi di colpo in ferocia e isolamento, gli esseri umani continuano ad aver fame d’una profondità diversa.

 

In questo senso, mentre altre realtà religiose sono in piena frase di espansione e aggressività politica, è interessante notare come certe vecchie risposte (spesso imposte con la spada) oggi riaffiorino come nuove domande. Forse la lettura più interessante di questo fenomeno è quella sostenuta dall’antropologo israeliano Yuval Harari, nel suo Da animali a dei (Bompiani), laddove sostiene che il conflitto non sia tanto tra visioni religiose e secolari, ma tra le diverse religioni (di cui il progresso tecnologico e il libero mercato sono sono l’ultima manifestazione occidentale) che via via si impongono come modello vincente nelle società e l’inquitudine sempre aperta dell’anelito spirituale: “Laddove la religione si basa sul mantenimento dell’ordine, la spiritualità comporta l’abbattimento dell’ordine stesso. Fare grandi domande a risposta libera, e andare in cerca delle risposte, non importa quali possano essere. Tale ricerca spesso esige andare al di là o persino contro I dettami della società. Ecco perchè, nella storia umana, la spiritualià è stata spesso la peggior minaccia della religione.” Secondo quest’ottica suggestiva, chi cerca un Dio, nei campi o nel silenzio, lo fa per sfuggire al Dio che, via via abbiam,abbiamo già trovato e che ruggisce sui nostri templi sfavillanti. 

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