foto di Eduardo Woo via Flickr

Chi veicola fake news in Italia, ben prima di Facebook

Claudio Cerasa

Che differenza c’è tra una notizia falsa che arriva da un sito sconosciuto e una che arriva da una procura e alimenta la propaganda di un movimento politico?

Al direttore - Certamente il progresso c’è ed è evidente: fino a 30 anni fa (anzi, meno!) la ricerca della verità sui mezzi d’informazione era utopistica, e comunque lasciata alla libera decisione del giornalista: libertà di cui, per fare un esempio, Indro Montanelli e Giorgio Bocca facevano un uso ben diverso tra loro. Avevamo un intero blocco del mondo, ampiamente infiltrato nella cultura e nell’editoria occidentali, che aveva fatto della “disinformazione” una vera e propria ragione di vita, che lo teneva in piedi con le buone o – più spesso – con le cattive. Adesso i comunisti non ci sono più (anzi, forse non ci sono mai stati, no?) e si può parlare non solo di libertà, ma addirittura di verità nell’informazione. Evviva!
Giovanni De Marchi

 

Sarebbe bello, a proposito di verità-tà-tà, se questa improvvisa attenzione dedicata dai giornaloni al fenomeno delle fake news contribuisse ad aprire un dibattito, all’interno degli stessi giornaloni, su un tema che riguarda sempre la post verità. Pensateci: che differenza c’è tra una fake news che arriva da un sito sconosciuto e alimenta la propaganda, chessò, trumpiana e una fake news che arriva da una procura e alimenta la propaganda di un movimento politico? Meglio ancora: quand’è che si capirà con chiarezza che le bufale non sono soltanto le notizie false ma sono anche le patacche che vengono spacciate per Verità, con la V maiuscola, pur essendo soltanto delle verità parziali, spesso poi smentite dai fatti? Che differenza c’è tra un papello che non esiste e una notizia che non esiste?  C’è tutta questa differenza tra una notizia di reato palesemente infondata e una notizia palesemente falsa? E se non c’è, perché allora non applicare ai divulgatori seriali di bufale giudiziarie – notizie che non lo erano, direbbe il nostro amico Luca Sofri – gli stessi criteri applicati ai divulgatori di notizie false? Vogliamo parlare di fake news? Bene. Allora smettiamo di parlare della propaganda russa e iniziamo a parlare di chi alimenta in Italia la post verità, da ben prima che arrivasse Facebook. Quando il fango ha cominciato a essere infilato nei ventilatori, Zuckerberg forse non era neppure nato. Vogliamo parlarne?

 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.