I libri scatenano i sentimenti, ecco perché è meglio la divisione
Un matrimonio non supera quasi mai la prova della libreria. Litigare su dove metterli, quando scartarli, nasconderli, buttarli
Lanciarseli addosso non è una buona idea, perché i dorsi rigidi fanno male e soprattutto perché si rovinano. Ma per quanto siate certi che a voi non succederà mai, non litigherete certo per qualche volume sparito o perché vi vergognate dei suoi Sophie Kinsella in salotto, il consiglio è: la divisione dei libri. Anche se quando vi siete innamorati eravate felici e stupiti di quelle letture in comune, e disposti a dividere il letto, il lavandino, il futuro, non significa che sia accettabile la proposta di lei, il giorno del trasloco, di buttare via, o regalare o vendere, i libri doppi. Quell’edizione Garzanti di “Anna Karenina”, in nome di quale affinità o mancanza di spazio dovrebbe uscire di casa? Secondo il Wall Street Journal solo chi legge libri litiga per i libri, ma ci sono anche coppie in cui lui proprio non capisce perché tutta quella polvere e quel senso di continuo soffocamento, e perché lei non butti nella spazzatura “Festa mobile”, visto che lo ha già letto tre volte. Secondo il famoso metodo giapponese di riordino, ai libri si può dire: grazie, non mi servi più, addio, e buttarli nella raccolta differenziata della carta. Secondo le liti di coppia per i libri, invece, ci si pente quasi sempre di averli condivisi, e di non avere almeno messo le iniziali del proprio nome in alto a destra sulla prima pagina bianca, a volte anche di non averli chiusi a chiave in un armadio. Perché sono, scrive il Wsj, “beni profondamente personali”.
Non importa essere collezionisti per arrivare ad angosciarsi per i libri. Come li sistemiamo? In ordine alfabetico? Per nazionalità? Per casa editrice? I saggi con i saggi e i romanzi con i romanzi? Ma bisogna tenere per forza anche i manuali sulla maternità e quelli sui benefici di camminare a piedi nudi? Si litiga per la catalogazione, ci si innervosisce quando non si trova un libro e si tende sempre a dare la colpa all’altro abitante adulto della casa. L’hai preso tu? Sicuro? Ti ho visto sai che lo sfogliavi, ed era di mio padre, era di mio nonno, era di mia zia suora, me l’aveva regalato la mia fidanzata del liceo, l’ho letto a sedici anni quando i miei genitori hanno divorziato. I libri scatenano i sentimenti, il ricordo del giorno in cui l’abbiamo comprato, ci torna in mente il letto singolo su cui stavamo sdraiati a leggerlo d’estate, è quindi inconcepibile che qualcuno di arrivato molto tempo dopo lo prenda in mano senza sapere nulla e dica: beh, di questi ne abbiamo due, che facciamo? Il consiglio è: essere diffidenti. Anche se il vostro matrimonio durerà cent’anni, ve l’ha predetto una zingara, è meglio tenere separati i libri, e sempre, nel dubbio, siglarli. Creare anche delle zone di intoccabilità. Impedire che i suoi saggi di economia entrino in contatto troppo ravvicinato con i racconti di Cechov, imparare a usare il trapano e montare altri scaffali più lontani. E se l’abitudine è invece quella di fare piccole montagne di libri accanto al letto, circondarle di trappole per topi. Non è sfiducia, non è mancanza d’amore, è una serena idea di reciprocità: quello che legge lui non deve cambiare i sentimenti di lei, quello che legge lei non deve provocare l’imbarazzo di lui e il tentativo di nascondere in bagno o far scivolare nel cestino della carta certi libri molto rosa. E non si può mai, in nessun caso, prestare libri di cui non sapremmo provare l’appartenenza oltre ogni ragionevole dubbio. Per quanto riguarda le orecchie alle pagine, dipende dal livello di nevrosi, ma molti le trovano eccitanti. L’importante è non arrivare mai al punto di gettare i libri dalla finestra, insieme ai vestiti, durante litigate ancora più serie.