Divertente e spietato, il "Nanni Moretti" di Culicchia fa a pezzi l'editoria italiana
Il nuovo libro dello scrittore torinese (Mondadori)
Quando lo invitarono al Festival di Locarno per la retrospettiva a lui dedicata, Nanni Moretti spiegò agli organizzatori che non avrebbe tollerato invasioni nella privacy, né richieste d’autografo, né fan importuni e chiacchieroni. Voleva passeggiare sotto i portici della piazza e mangiare al ristorante senza essere disturbato. Fu accontentato – più puntiglioso di Nanni Moretti c’è solo un fan di Nanni Moretti – e rimase fino alla fine del Festival, dopo aver sfidato gli spettatori a un ostico quiz (solo Nanni Moretti poteva azzeccare tutte le risposte giuste).
Non è indispensabile per leggere “Essere Nanni Moretti”, l’ultimo romanzo di Giuseppe Culicchia (esce da Mondadori). Ma aggiunge divertimento alla storia di uno scrittore sfigato – da cinque anni tenta il Grande Romanzo Italiano, finora ha scritto tre illeggibili pagine soltanto – che un giorno si fa crescere la barba e viene scambiato per Nanni Moretti. La fidanzata Selvaggia (che lo mantiene lavorando la notte come pole dancer, ha frequentato la scuola Holden e ora ha velleità da fotografa alla Cindy Sherman) lo spinge a continuare. Con la scusa dei sopralluoghi per un film, la coppia scrocca soggiorni in varie località italiane e estere (tutte con sindaci o assessori alla Cultura che per far bella figura ripetono la battuta “Mi si nota di più se vengo e sto in un angolo, oppure se non vengo del tutto?”). Ultima tappa, svelata nelle prime pagine: una suite all’Hotel Danieli di Venezia, il conto va alla Mostra del Cinema che ha invitato Nanni Moretti per un dibattito su Alberto Sordi. L’urlo “Ve lo meritate Alberto Sordi” era già caduto in prescrizione, e l’equivoco chiarito con l’attore (parlandone da vivo).
Non è indispensabile conoscere il carattere o le sfuriate di Nanni Moretti per divertirsi leggendo “Essere Nanni Moretti”. Ma non possiamo ricacciare indietro il pensiero: Come la prenderà? Si farà notare commentando il furto d’identità? (pubblica, ma pur sempre identità). Si farà notare di più ignorando il romanzo? Ci sarebbe una terza possibilità: un giochetto architettato con lo scrittore Giuseppe Culicchia – che un furto di identità lo ha subito davvero, lo racconta in coda al romanzo – per rilanciare il marchio (quando Nanni Moretti era direttore del Festival di Torino, la Stampa gli mise una cronista alle calcagna, perfino nei mercatini dove andava a comprarsi le sciarpette indiane).
Non è solo Nanni Moretti. Ci sono gli estremi per una class action. Giuseppe Culicchia prende gli altri suoi personaggi dall’editoria, come i registi del neorealismo prendevano i loro attori dalla strada. Fa a pezzi Gianluigi Ricuperati, wonderboy e intellettuale crossdisciplinare. Antonio Scurati si aggira a un Salone del libro “con l’aria di stare antipatico perfino a se stesso”. Aldo Nove gira con una giacca rosa definita “improbabile”, aggettivo ammesso solo perché appartiene al personaggio Bruno Bruni e non allo scrittore Giuseppe Culicchia. Quello che ha il nome sulla copertina del libro, perché dentro il romanzo ce n’è un altro. Porta lo stesso nome, ed è la bestia nera di Bruno Bruni, bersaglio dell’odio che solo uno scrittore può portare a uno scrittore da lui ritenuto meno meritevole (si fa prima a dire “tutti gli altri”). Spiace che – per correttezza politica, o timore delle SeNonOraQuando – la scrittrice sbeffeggiata sia di fantasia: Porscia Creso, autrice di thriller culinari.
Bruno Bruni vuole scrivere come Alessandro Baricco, meglio, perché intende metterci anche un piccolo camorrista alla Roberto Saviano. Sicuro di raggiungere così la redditività per metro quadro che oggi le librerie richiedono agli scrittori.