Rassegnatevi, le vostre foto sono sfocate e basta, quelle di Patti Smith sono arte
Le Polaroid della cantante saranno esposte al Palazzo del Governatore di Parma per celebrare il conferimento della laurea ad honorem in lettere classiche, moderne, etc...
“Le mie foto sono sfocate perché sono più interessata all'esperienza rispetto a un'esatta riproduzione a colori”. La prossima volta che un passante mi domanderà a bruciapelo cos'è l'arte dovrò essere lesto a estrarre dalla fondina l'intervista di Patti Smith alla Lettura. Dalla prossima settimana le Polaroid della cantante saranno esposte al Palazzo del Governatore di Parma per celebrare il conferimento della laurea ad honorem in lettere classiche e lettere moderne (non ancora in lettere future, pare); il tutto in preparazione della tournée canora che in maggio la porterà da Torino a Roma dopo avere presentato a Bologna il suo libro di memorie. Il secondo libro di memorie, per la verità: ne era già uscito uno sette anni or sono.
Dunque l'esempio di Patti Smith dimostra che basta essere un'ottima cantante per essere anche scrittrice, letterata, fotografa nonché pittrice, stando a quanto si apprende dall'intervista; in generale, il suo caso dimostra che non è la qualità delle opere a decretare il fatto che uno sia un artista ma il fatto che uno sia un artista a decretare la qualità delle opere. Per fortuna l'intervista è illustrata: se quelle stesse identiche Polaroid venissero esposte al Palazzo del Governatore non come esperienza artistica di una cantante ma come prodotto amatoriale dell'usciere, sapete cosa sarebbero? Foto sfocate e basta, perché l'arte è nell'occhio di chi s'inganna.
Universalismo individualistico