Il divertimento di sparare
La psicologia degli americani per le armi da fuoco. Incomprensibile agli italiani, che pure maneggiano auto pericolose come fucili. Appunti per buonisti disinformati
Alcuni anni orsono, camminavo in Trieste, in Piazza della Borsa, con un amico, professore di filosofia alla Boston University. Si fermò di botto e cominciò a fotografare i parcheggi di moto, scooter e motorini. Mi disse (e credo avesse ragione) che c’erano più mezzi motorizzati a due ruote in quella piazza che in tutto lo stato del Massachusetts. Senza le foto, nessuno dei suoi colleghi e amici ci avrebbe creduto. L’enorme diffusione di moto, scooter e motorini in Italia, è piuttosto insospettabile per molti americani, così come l’enorme diffusione di armi da fuoco negli Stati Uniti è insospettabile per gli italiani. Si calcola vi siano, negli Stati Uniti, cento milioni di possessori di armi e circa trecento milioni di armi. Nel solo 2015 ne sono state vendute 23 milioni e nel 2016 addirittura 27 milioni. Circa il 40 per cento delle famiglie americane ne possiede almeno una. Si dice, a ragione, che il presidente Obama e la candidata democratica Hillary Clinton, del tutto involontariamente, sono stati i più efficienti promotori della vendita di armi nella storia americana. Infatti, entrambi avevano, a più riprese, insistito sulla necessità di regolamentare assai più strettamente la vendita di armi. I “gun lovers”, di conseguenza, si sono affrettati ad acquistarne, ragionevolmente presumendo che, negli Stati Uniti, mai si arriverà alla confisca di armi già acquistate, a differenza di quanto è avvenuto in anni recenti in Australia e in Inghilterra. Sia Obama che la Clinton avevano esplicitamente detto che l’esempio dell’Australia e dell’Inghilterra “merita considerazione”.
Adesso, con Trump, membro a vita, come i suoi figli maschi, della National Rifle Association (Nra), la paura non sussiste più e la vendita di armi sta declinando decisamente. Nei giorni scorsi, Trump ha ricevuto alla Casa Bianca il presidente della Nra, Wayne LaPierre, ringraziandolo dei circa 5 milioni di voti ricevuti, tanti quanti sono i membri di questa organizzazione, esistente fino dal 1871, che aveva energicamente, in modo martellante, opposto la Clinton e promosso Trump.
Si dice, a ragione, che Obama e Hillary sono stati i più efficienti promotori della vendita di armi nella storia americana
Alcuni democratici hanno suggerito che l’emendamento sia abolito e alcuni hanno sostenuto, inverosimilmente, che deve essere applicato solamente alle armi esistenti all’epoca della promulgazione della Costituzione (1787), cioè ad armi ad avancarica.
Obama, la Clinton, la Feinstein e altri benpensanti contrari alle armi, hanno insistito su nuove restrizioni conformi al “senso comune”. Insistendo sulla creazione di una verifica universale, senza eccezioni, della probità dell’acquirente (la formula è: universal background check). Che questo sia un mito e non buon senso è dimostrato da alcuni fatti basilari. Il primo è che, già da molti anni, chiunque acquisti un’arma da un armaiolo patentato, ovunque negli Stati Uniti, viene sottoposto a un controllo presso la Fbi (esiste un numero telefonico apposito), garantendo la pulizia di quella che in italiano si chiama la fedina penale. Non solo, ma, per ogni arma, l’acquirente deve riempire un formulario, giurando di non avere precedenti penali, di non essere stato accusato di violenze private, di non acquistare l’arma per un’altra persona non abilitata e una quindicina di altre voci. Le sanzioni per chi giura il falso sono severissime. In California, deve passare almeno un mese tra tali verifiche e la consegna fisica dell’arma. E’ vero che si possono acquistare armi per internet, ma esse non vengono mai spedite a domicilio, vengono solo spedite a un armaiolo con licenza federale, il quale provvederà a tutti i controlli, prima di consegnarla. Non si capisce perché Obama abbia detto, alcuni mesi orsono, in un discorso trasmesso in televisione, che negli Stati Uniti è più facile comprare un’arma che un libro.
Bloomberg proibì i caricatori contenenti più di sette proiettili, ma dimenticò di esentare la polizia e l'Fbi. Distrazione poi rettificata
Sotto la presidenza Trump, è già passata una legge che garantisce l’impunità del trasporto di armi (scariche e in contenitori sigillati) tra un stato per il quale il viaggiatore ha il porto d’armi, o che non richiede il porto d’armi (come in Arizona, Vermont, Kansas e altri) e un altro stato con identica legislazione. Attraversare stati, tra questi due, che hanno legislazioni più restrittive è ora concesso. A sostegno di questa nuova legge, sono stati citati spiacevoli reali episodi, con tanto di incarcerazione, di viaggiatori i cui voli erano stati cancellati e ridiretti e automobilisti trasportanti armi, che avevano sostato per la notte in stati con legislazione restrittiva. La Nra ha fatto lobby per una legge che garantisca il riconoscimento del porto d’armi ottenuto in uno stato da tutti gli altri stati (com’è per la patente di guida). Che una tale legge possa passare è piuttosto improbabile, data la grande diversità delle singole legislazioni statali: molto restrittiva, per esempio, in California, New York, New Jersey e Chicago, assai permissiva invece, per esempio, in Arizona, Texas, Florida e Alaska.
Un dato (verificato nelle statistiche della Fbi) che i benpensanti non citano mai, è che i delitti con arma da fuoco sono più che dimezzati negli ultimi vent’anni circa, mentre la vendita di armi è circa triplicata. La Nra sostiene che ci sia un rapporto causale (i malviventi sanno che è ora più alta la probabilità di penetrare in un’abitazione con armi, o imbattersi in una potenziale vittima che porta una pistola). Le cause sono altre, però: miglioramento del tenore di vita e del tasso di scolarità, maggiori possibilità di lavoro per le minoranze, polizia più numerosa ed efficiente. I benpensanti, ad ogni modo, evitano di citare questo dato. Così come evitano di citare che Chicago ha il triste primato del massimo numero di omicidi con arma da fuoco, a dispetto della legislazione più restrittiva dell’intera nazione.
Oltre a questi silenzi su dati a loro poco favorevoli, gli strenui fautori di un severo controllo delle armi hanno commesso svariati errori. Una deputata del Colorado, intenzionata a ridurre a 10 il massimo contenuto dei caricatori, riteneva che tali caricatori fossero usa-e-getta. L’allora sindaco democratico di New York, l’ultra miliardario Michael Bloomberg, ottenuto il voto di maggioranza per una legge che proibisce caricatori contenenti più di sette proiettili, aveva dimenticato di esentare le forze di polizia e l’Fbi. Distrazione poi rettificata. Ma la limitazione per i singoli cittadini resta in vigore.
I benpensanti chiedono restrizioni conformi al "senso comune" e alla probità dell'acquirente. Ma questo è un mito e non buon senso
Qualcosa di fondamentale che la Nra e i difensori del Secondo emendamento non dicono veramente, perché ritenuto frivolo e controproducente, è che, per i cacciatori e gli appassionati di armi, sparare è uno dei massimi divertimenti che la vita concede. Per un appassionato (ma in questo settore il numero di donne è in costante aumento) l’expertise sulle armi, oggetti spesso di elevatissimo livello di ingegneria fine, con una lunga storia di sviluppi costanti, non è da meno di quello per, poniamo, i francobolli, le ceramiche o le auto. Reticenti a confessarlo apertamente, gli strenui difensori del Secondo emendamento, in fondo in fondo, implicitamente, difendono il divertimento settimanale delle loro battute di caccia e delle visite ai molti poligoni di tiro. Ma sono oggetti pericolosissimi, si dirà. Ebbene, lo sono anche le moto e gli scooter. Paese che vai…
Con questo articolo Massimo Piattelli Palmarini, professore di Scienze cognitive all’Università dell’Arizona, inizia la sua collaborazione con il Foglio. Tra i suoi libri, “Gli errori di Darwin” (2010) scritto con Jerry Fodor.