Asso di libri
Un politico che legge, come il tedesco Martin Schulz, è una ventata di freschezza: significa che è ancora vivo
Spesso per strada capita di incontrare ragazzi di qualche associazione, sorridenti, che fermano le persone per chiedere: buongiorno, mi scusi, lei legge? Qual è l’ultimo libro che ha letto? I passanti li scansano, un po’ spaventati, dicono non compro niente, non mi ricordo, ma tieni un euro, per il caffè, eh magari avessi il tempo di leggere. Gli intervistatori non insistono, ma gli intervistati se ne vanno con addosso un evidente imbarazzo. Si sentono in colpa, vorrebbero fare bella figura, ma la testa si svuota, il Piccolo Principe, i Promessi Sposi, La Coscienza di Zeno. Come i dorsi di libri rilegati in oro dietro le spalle, da mostrare agli ospiti e ai telespettatori, si desidera una biblioteca mentale più ricca, meglio se reale, e l’ammirazione per chi ha letto un milione di libri è ancora intatta. Come le millanterie dei politici su libri mai letti, forse nemmeno mai comprati. Anche per questo, scrive il Financial Times, le stranezze di Martin Schulz, candidato socialdemocratico alla cancelleria tedesca, sono un vantaggio elettorale: Schulz legge molto, parla molto di libri, li ha letti davvero, si ricorda le trame e i personaggi dei romanzi che ha amato.
L’uomo a cui Silvio Berlusconi disse: “Lei è un kapò”, è di professione libraio, oltre che ex calciatore professionista e alcolista, tre caratteristiche che lo rendono interessante, perché strano, forse vivo. In una lunga intervista allo Spiegel Schulz ha mostrato i libri che tiene sugli scaffali, davvero usati, con le pagine gualcite, e ha raccontato gli scrittori che gli hanno cambiato la vita: Amos Oz, John Steinbeck, Garcia Marquez, la biografia di Hitler di Alan Bullock, e il bellissimo “Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo”, di Stefan Zweig. Un’intervista anomala (anche se in Germania la trasmissione televisiva più seguita è sulle ultime novità letterarie): un politico che chiacchiera dei romanzi di Günter Grass e delle poesie di Ingeborg Bachmann. Ma anche de “Il cerchio”, di Dave Eggers, che indaga i limiti posti alla conoscenza umana, la tecnologia e la memoria. Non solo i saggi di storia, ma anche gli ultimi romanzi.
Secondo il Financial Times questa dei libri è una novità rinfrescante, una ventata di normalità però da outsider: descrive una persona rassicurante, perché interessata alla vita, all’immaginazione, a quel che succede fra gli esseri umani, capace di restare in silenzio, di pensare ad altro, di cercare un’altra strada, capire quello che nel mondo è già accaduto. Un libro in mano, non per sfoggio, è una grossa novità. Un politico in libreria che spulcia le novità e compra quello che gli piace, che regala un romanzo per Natale, che si appassiona a una serie televisiva, che cerca su Amazon un libro di cui ha appena letto su un giornale, che ti prega di non dirgli come va a finire. Uno che, se lo incontri per strada e gli chiedi a bruciapelo qual è l’ultimo libro che ha letto, magari va in confusione però non sviene, e non mente.