Perché un artista ha covato 10 uova chiuso in una scatola di vetro in un museo
Abraham Poincheval è rimasto seduto per 20 giorni sulle uova e le ha fatte schiudere. Dice che si tratta di un'opera d'arte
Ma è nato prima l'uomo o la gallina? Per più di venti giorni Abraham Poincheval ha covato dieci uova, chiuso in una scatola di vetro all'interno del Palais de Tokyo di Parigi; adesso alcune si sono schiuse e sono nati dei pulcini inconsapevoli di essere parte integrante di un'opera d'arte, intitolata “Egg” con una certa originalità. Poincheval è un artista marsigliese che sta seduto: che sia in cima a un palo alto diciotto metri o dentro una nicchia scavata in una roccia e circondato dai propri escrementi per una settimana, da tempo si propone come una specie di fachiro dadaista o di stilita pretenzioso. In fin dei conti, anche per covare le uova al Palais de Tokyo non ha dovuto che rimanere seduto a lungo.
Cos'ha di diverso questa performance dalle precedenti? Perché non ci fa sbadigliare altrettanto, incuriosendoci invece? È che per timore di essere tacciato di ripetitivo (e pigro) Poincheval ha ammantato l'impresa di un intento etico: i pulcini non saranno mangiati ma verranno trasferiti nella trattoria di suo padre, dove, ha dichiarato l'artista, “trascorreranno una vita felice”. L'atto di covare uova in un museo dunque non è solo un modo di comunicare al pubblico qualcosa di enormemente profondo, che comunque mi è sfuggito, ma di dimostrare che, se vogliamo proteggere gli animali, l'unico modo di andare sul sicuro è badare loro dal concepimento alla morte naturale, sostituendoci in questo ad altri animali che si rivelano meno adeguati. Siamo, in altri termini, diventati i garanti della felicità di bestie che probabilmente ci osservano capendoci poco, e cogliendo solo a un livello bassamente intuitivo il nostro tentativo di elevare l'uomo al rango della gallina, che non è un animale intelligente.