"Scopare", la parola che manca all'Enciclopedia della Donna
Valeria Parrella e il sesso, il radar dentro un ascensore, e l’euforia dei corpi a cui bisogna credere
Amanda scende dal treno, dove ha avuto per compagni di viaggio quattro operai della Fiat di Pomigliano d’Arco. Sorridenti nelle tute blu, corpi di marmo, trionfo del genere umano. E invece di mischiarsi a loro è andata a stringere la mano a un molliccio funzionario ministeriale, incravattato e insulso, “che per di più fa l’imbecille”. Lo stupore è sempre lo stesso, di donna adulta di fronte a uomo adulto: “Ma come può pensare di piacere a qualcuno, di far ridere una donna, mentre gli piove addosso, grigio, l’intero suo ufficio?”.
Come può pensare, lui, che lei immaginerà, tornando a casa, di sbottonargli i pantaloni, di farsi sbottonare la camicetta? Moltissime altre volte, di fronte ad altri uomini e dentro ad altre giornate, invece, accade. Fa parte dei gusti personali, succede in modi diversi, ma sempre succede. In ascensore, ad esempio, in una sala d’attesa, in una festa: ci si guarda intorno, dice Amanda, senza nemmeno pensarci, ma velocemente si individua chi un giorno, in qualche modo potrebbe finire a letto con noi, e chi invece mai. Il mai è di solito numericamente molto superiore, ma basta quell’uno per non tradire la fiducia nell’umanità. A volte ci si innamora ed è di più: l’amore cade dentro un letto, e se non credi al corpo, a cosa altro vuoi credere nella vita? Amanda è sfacciata, sicura, contenta di sé, le piacciono gli uomini e agli uomini piace molto. Ama, ha amato, e pensa “che scopare sia una delle cose più intelligenti che possa fare l’essere umano e credo che – ma questo è gusto mio – più si è bestiali meglio si è umani”.
Tutta la libertà del mondo, eppure c’è ancora pudore nel raccontare questi pensieri femminili, e gli uomini si stupiscono, cambiano sguardo, non sempre si entusiasmano. Del resto nell’Enciclopedia della Donna degli anni Sessanta, la voce F. manca del tutto, ovviamente. Ci ha pensato Valeria Parrella, a scrivere “Enciclopedia della donna, aggiornamento” (in libreria per Einaudi): un libro allegro, spavaldo, vivo, un libro a testa alta e occhi che ridono, necessario anche a molti uomini. Un pamphlet sul sesso per una donna libera che a letto si gode anche il riposo del guerriero, e il guerriero naturalmente è lei. Ci sono le liste di uomini che un giorno chissà, come un corredo dentro la cassapanca: il professore di educazione fisica del ginnasio, un uomo politico, il marito della collega Renata, uomini in attesa. Ci sono quelli che invitati a casa per la pausa pranzo, propongono di cucinare il pesce, ma se Amanda avesse voluto mangiare invece che scopare avrebbe chiamato il ristorante. Ci sono quelli che hanno più cognomi che centimetri. Amanda, che insegna all’università, ha cinquantatré anni e due figli, si stupisce per il fatto che “gli uomini non pensano davvero che le donne vogliono scopare, cioè che lo vogliono in assoluto, e non solo in quel momento e proprio perché ci sono loro. Che vedono il mondo meravigliosamente sessuato intorno, e nei corpi una potenzialità di gioia milioni di volte più immediata che nelle idee”. Questo è un invito a prendere tutto il piacere. Senza il dovere di travestirlo d’amore, senza bisogno di attraversare il dolore, ma proprio con addosso l’euforia dei corpi e la sicurezza nella propria forza, con fiducia nel senso del ridicolo (“I preliminari? A cinquant’anni. Perché dovrei attardarmi sul divano con uno che non conosco bene? Che complicità o affetto o voglia di stare abbracciati ci può mai essere?”). Non è cinismo, è allegria, sfrontatezza intellettuale, ma molto più semplicemente è libertà, e desiderio.