A distanza di secoli, la dinastia del divo Augusto è di nuovo riunita
Tredici calchi in gesso nel nuovo allestimento all'Ara Pacis
Marco Claudio Marcello (42-23 a. C), figlio di Ottavia, l’amata sorella di Augusto, fu adottato dal potente zio, il primo imperatore di Roma che, privo di figli maschi, lo designò come suo erede legandolo in matrimonio alla figlia Giulia. Purtroppo, però, morì in giovane età e la stessa cosa accadde a Gaio Cesare e a suo fratello Lucio, i figli che Giulia ebbe da Marco Agrippa, adottati dopo la morte di Marcello. La figlia di Marco Antonio e di Ottavia, Antonia Minore sposò a sua volta Druso maggiore, fratello dell’imperatore Tiberio, e nemmeno il figlio che nacque da quell’unione, Germanico, come tutti quei prìncipi, riuscì ad arrivare alla successione. A distanza di secoli, tutta la dinastia Giulio Claudia è ricongiunta a Roma nella nuova collezione di ritratti esposta al Museo dell’Ara Pacis e visitabile da oggi.
Alla serie di nove calchi in gesso, già esposti dal 2006, se ne vanno infatti ad aggiungere altri quattro, mentre due sono sostituiti. Le sei new entry del museo romano provengono dalla Fondazione Sorgente Group (presieduta da Valter Mainetti) e vanno a comporre un nuovo allestimento, “La dinastia di Augusto e i ritratti della Gens Giulio Claudia” che per la prima volta riunisce tutti e tredici i membri di quella famiglia. “Il progetto è una preziosa opportunità di presentare un apparato iconografico e documentario inedito e un’occasione imperdibile di partnership pubblico/privato per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico”, ha spiegato in conferenza stampa Claudio Parise Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni Culturali. Le copie in gesso sono perfette e vederle lì, tutte insieme, in quel grande ambiente luminoso e suggestivo, fa un certo effetto. “In ognuna di quelle figure, a colpire, oltre allo sguardo, è l’acconciatura”, ha spiegato al Foglio Eugenio La Rocca, professore di Archeologia greca e romana. “Tutte riprendono, in qualche modo, quella di Augusto, ma in ognuna si può riscontrare una sua particolarità”, ha aggiunto. Lo si può notare in quella di Gaio Cesare da giovane che è più classicheggiante e che cambia nel ritratto da adulto, dove si nota la presenza della caratteristica barbula. Quella di Lucio “ha un andamento più semplificato ed appiattito”, volendo citare le parole del professore, e la somiglianza con l’acconciatura del grande imperatore è evidente in quello di Germanico, padre del futuro imperatore Caligola. I capelli di Antonia minore, raffigurata divinizzata, sono trattenuti da un cercine di alloro sormontato da una corona decorata in rilievo. Dal 1860, fece parte della collezione Chapman, a Philadelphia, fino a divenire protagonista del rinnovamento iconografico della monetazione statunitense promosso da Roosevelt che utilizzò quel ritratto sul recto della coniazione da uno a cinque cents. Ora, come tutti quei ritratti che hanno già “viaggiato” a lungo in mostre importanti, sono tornate a Roma e qui resteranno.