Le amiche e la bottiglia non bastano più. Il business dei cuori infranti
Corsi, soggiorni spa, app. Cosa non fareste per dimenticarlo?
Roma. Rompere o divorziare sono le occasioni migliori per scoprire quali potenzialità inespresse vagolano nell’inverno del vostro talento, di quanta energia cosmica disponete, perché vi sottovalutate riducendovi tutte le sere come Mia Martini, a elemosinare amore da uno stronzo, o – peggio – ad avere voglia di morire, come Massimo Ranieri. Perdere l’amore è meraviglioso, se sapete come farlo, perché “la vita è per il 10 per cento ciò che ti succede e per il 90 per cento come reagisci”. Ne sono convinti all’Accademia della felicità, “società di coaching e formazione” tra le più à la page di Milano, che vi affianca se la vostra autostima decelera, se vi viene voglia di tirare cocaina, se decidete di smettere di fare l’avvocato e diventare ballerino di pole dance e, soprattutto, se venite mollati, traditi, maltrattati dal vostro partner o, semplicemente, se lo amate troppo (lo giustificate sempre, parlate solo di lui, sottolineate, nei libri, le parti che credete potrebbero piacergli o suggerirgli il senso della sua vita? Comprate il pacchetto “donne che amano troppo”: 99 euro per 8 lezioni su Skype e 2 sessioni di coaching con una life coach, al cui termine avrete imparato ad “amarvi con gioia”, un affare). Poiché un life coach è pagato per aiutare il cliente (paziente?) a raggiungere obiettivi precisi, suo compito è fornirgli, insieme all’assistenza psicologica, un piano d’azione altrettanto preciso.
A differenza della psicoterapia, il coaching non ammette indagini interiori a fondo perduto e il suo più alto fine è garantire “un canale attraverso il quale chiunque lo desideri possa guarire la propria storia emozionale e apprezzare la bellezza di questo incredibile viaggio chiamato Vita” (Maria Luisa Campana, insegnante certificata Heal Your Life – metodo ideato negli anni Ottanta da Louise Hay: esercizi psicofisici per guadagnare di più, migliorare la propria socialità, dimagrire, dire di sì ai propri sogni – iscritta alla Libera Università di Crescita Evolutiva, disponibile per una prima consulenza virtuale al significativo indirizzo [email protected]). Fino a qualche anno fa, quando i messianici proclami del coaching cominciavano a circolare e i libri di auto-aiuto a scalare le classifiche di best seller, il mal d’amore si curava ancora sbronzandosi con le amiche, finendo a letto con ex compagni di banco, ingrassando, tingendosi i capelli, innamorandosi dell’analista o (meglio) dell’idraulico. Il risultato, tuttavia, era incerto: si poteva agguantare, con molto culo, l’uomo perfetto proprio mentre ci si disintossicava da quello più sbagliato possibile (Bridget Jones), suicidarsi (Didone), illudersi che tutto andrà a posto (L’universo tranne noi, Max Pezzali), aspettare il suo ritorno, seduti sulla stessa panchina sulla quale siamo stati maldestramente abbandonati, per tutta la vita (Dolls). Quell’incertezza, oggi, ci risulta insopportabile. Le storie che Sarah Treleaven ha raccolto nella sua inchiesta per il Guardian sul business della consulenza per cuori infranti hanno in comune l’ossessione per il controllo: ragazzi e ragazze, ex mogli ed ex mariti che smettono di mangiare, dormire, divertirsi e temono che tutto questo abbia gravi conseguenze sulla loro operosità professionale e opacizzi il riverbero vincente della loro immagine pubblica (sociale? social?).
In sei mesi (e 2.500 dollari versati alla signorina Juarez, based in Toronto), Adam ha ripreso in mano la sua vita, cambiato amici, aumentato le sue prospettive sul futuro: ha raccontato che il primo, fondamentale passo che la sua life coach (account mail: divorce’sangel) lo ha aiutato a intraprendere, è stato piangere ed esprimere liberamente le sue emozioni. Struggersi con i propri amici è pratica inaccettabile: configura come perdenti, gufi, guastafeste e, nel peggiore dei casi, stalker. Sul sito di miss Juarez c’è un invisibile esercito di consulenti disponibili 24h a chattare dei vostri malanni sentimentali: la prima cosa che vi domandano è se avete mai usufruito dell’online dating (cioè incontri virtuali, per i quali vi offrono assistenza, naturalmente con onorario), se rispondete di no vi consigliano di andare dallo psicologo e tornare quando sarete meno ostili. Se pensate che in Italia ci facciamo bastare X settimane di abbrutimento ascoltando Tiziano Ferro e mangiando pop corn guardando a ripetizione Love Actually, vi sbagliate. Scarichiamo copiosamente app che cancellano i nostri ex dai social (Block Your Ex; Kill Switch; Picture Burn) e dirottano i tentativi di contattarli telefonicamente (Drunk Mode somministra quiz di algebra appena digitate il numero dell’Innominabile); paghiamo workshop di autostima post abbandono; ci ricoveriamo nelle spa per Cuori Infranti (250 euro al giorno per scrub, massaggi, passeggiate con il confidente di fiducia, esercizi per dimenticarlo e meditazione: è il pacchetto proposto dalla VAIR SPA, in Puglia). Si debella la dipendenza dall’amore e la si rimpiazza con la dipendenza dal sé vittorioso: è l’imperturbabilità della nostra forma smagliante che i life coach ci vendono, all’ingannevole prezzo dell’amore verso noi stessi.
Universalismo individualistico