E' stato scoperto lo zero più antico della storia
Compare in un manoscritto rinvenuto a fine Ottocento in Pakistan, e ha circa 1700 anni. Gli esami decisivi sono stati condotti a Oxford
È lo zero più antico della storia dell'uomo. Almeno, finora. E si trova in un manoscritto, rinvenuto in Pakistan alla fine dell'Ottocento e subito dopo trasferito in Inghilterra, a Oxford. Si supponeva risalisse grosso modo all'VIII secolo, c'era addirittura chi lo collocava nel XII. E dunque niente di speciale, quello zero. Se ne conoscevano di ben più antichi. Invece recenti esami hanno retrodatato quei frammenti di corteccia di betulla: IV secolo, forse perfino III. E dunque quel simbolo – che a vederlo con un occhio poco accorto sembrerebbe nient'altro che un pallino leggermente spesso – assume immediatamente un'importanza clamorosa. Perché quello, ora, è lo zero più antico della storia dell'uomo. Più di quello che fino ad oggi deteneva quel primato, inciso sul finire del IX secolo sulle mura di un tempio a Gwailor, in India.
Ad annunciare la novità sono stati i responsabili della Bodleian Library di Oxford, che parlano di una scoperta dal “valore vitale” nella storia della matematica. È in quella biblioteca che è conservato da oltre un secolo il manoscritto di Bakhshali, così chiamato dal nome della località dell'attuale Pakistan in cui fu trovato per la prima volta. Era il 1881 quando un contadino, scavando in un podere nelle campagne non lontano da Peshawar, intravide uno strano oggetto. Che venne poi osservato, analizzato e comprato Rudolf Hoernle, indianista di origini anglo-tedesche, abile nel comprendere l'importanza del reperto e, di lì a breve, nel sottoporlo all'attenzione di alcuni esperti della Bodleian Library. I quali, nel 1902, decisero di prendere in custodia quei 70 frammenti di corteccia di betulla di cui si compone, nel suo complesso, il Bakhshali. E già questa voluminosità aiuta a capire le difficoltà nella sua datazione esatta, oggetto di dispute e diatribe che si susseguono da decenni.
Si arriva così agli esami al carbonio 14 condotti nei laboratori di Oxford in questi giorni. Il metodo è quello più affidabile al momento e ha permesso di stabilire che il manoscritto va fatto risalire al III-IV secolo. Redatto in una forma di sanscrito, il Bakhshali è fitto di calcoli e notazioni, e perfino di quelli che sembrano essere degli esercizi di algebra. Con ogni probabilità si tratta di una sorta di libro mastro appartenente a uno dei tanti mercanti che già all'epoca percorrevano la via della seta: questo, almeno, è quanto ha spiegato Marcus du Sautoy, professore di matematica all'Università di Oxford, che ha poi aggiunto: “Oggi noi diamo per scontato che il concetto di 'zero' sia utilizzato dovunque sulla Terra, così come diamo per scontato che il mondo digitale sia basato sulla differenza tra 'nulla' e 'qualcosa'. Ma c'è stato un momento in cui quel numero non esisteva”. Come precisato dai tecnici di Oxford, nel caso del Bakhshali, lo zero non compare ancora come un numero vero e proprio, ma come un semplice segno che, a seconda della sua posizione, modificava il valore delle cifre cui si accompagnava: “101”, insomma, è diverso da “110”, e tutto dipende da come si sposta lo zero.
Ci vorrà del resto ancora del tempo perché compaiano zeri che abbiano lo stesso valore di oggi, così come bisognerà attendere perché il punto pieno, tozzo, si trasformi in un cerchio con un vuoto al centro. Nel manoscritto di Bakhshali quel vuoto ancora non c'è: ma quello resta comunque lo zero più antico della storia dell'uomo.