Londra censura i dipinti di Schiele ma fa un favore al museo di Vienna

Francesco Maselli

Perché cent'anni dopo i nudi dell'artista austriaco fanno ancora scandalo

Roma. Censurati dipinti scandalosi di un giovane artista austriaco. Non è il titolo di un quotidiano di inizio Novecento, ma quello che è successo alle opere di Egon Schiele, pittore viennese morto nel 1918. La città di Vienna, per il centenario della sua morte e di quella di Gustav Klimt, ha deciso di organizzare una grande retrospettiva in onore dei due artisti, simbolo dell’espressionismo e della secessione viennese. Così, dal 13 febbraio 2018 il Museo Kunsthistorisches ospiterà “Stairway to Klimt” e dal 23 febbraio il Leopold Museum inaugurerà “Egon Schiele, espressionismo e lirismo”.

 

Per pubblicizzare la mostra di Schiele l’ufficio del turismo della città ha deciso di riprodurre alcune opere dell’artista in spazi pubblicitari acquistati in tutta Europa. Ma la campagna non è passata inosservata: Helena Hartlauer, portavoce dell’ufficio del turismo viennese, ha detto al New York Times che Transport for London, l’azienda che gestisce le metropolitane della capitale britannica, ha rifiutato le stampe originali, ritenendo inadatto mostrare i celebri nudi nello spazio pubblico. Non solo: dopo aver comunicato al museo austriaco la propria decisione, ha declinato anche una seconda versione delle stampe, che oscurava i genitali in maniera digitale. Una censura postuma particolarmente significativa, vista la carriera dell’autore: nel 1912 Egon Schiele fu condannato e incarcerato per oltraggio alla morale e un suo dipinto bruciato in pubblico per ordine della magistratura. “Si censura soltanto ciò di cui si teme la forza, che sia espressiva, sociale o politica – ha spiegato al Figaro Thomas Schlesser, direttore della fondazione Hartung-Bergman di Antibes e professore all’École polytechnique – è quindi l’occasione per ricordare che gli artisti prendevano dei rischi per l’emancipazione delle coscienze. Paradossalmente, provo un piccolo piacere quando vedo queste censure: gli oggetti che ne sono vittima, spesso accantonati nel passato e apparentemente inoffensivi, riprendono all’improvviso il loro vero significato”.

 

Il museo viennese è riuscito a volgere la censura a proprio vantaggio: ha deciso di coprire i genitali degli studi di Schiele sui cartelloni pubblicitari con una fascia bianca con sopra scritto “Ci scusiamo, dipinti cent’anni fa ma scandalosi ancora oggi”, e al fianco di ogni opera esposta ha inserito un bollino per promuovere la mostra: “Vieni a vederlo per intero a Vienna”. Norbert Kettner, direttore dell’ufficio del turismo, ha spiegato che la risposta della metropolitana di Londra, alla quale si sono aggiunti gli autobus di Colonia e le facciate degli edifici di Amburgo, è stata un’occasione per interrogarsi su “quanto il modernismo viennese sia sopportabile oggi. Vogliamo mostrare alle persone quanto Vienna e i suoi artisti erano avanzati per il loro tempo, e incoraggiare i visitatori a riflettere su quanto sia, o non sia, cambiata la situazione in termini di apertura nella società”.

 

Non si tratta del primo caso di celebri opere d’arte censurate: Facebook eliminò le riproduzioni di Gustave Courbet perché inadatta alla sua policy; nel 2009 i trasporti londinesi provarono a vietare, senza successo, che una mostra della Royal Academy venisse promossa con stampe della Venere di Lucas Cranach, ritratta, appunto, nuda.

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