L'università americana affoga nella bullshit. E con lei tutta la società
La metamorfosi dei luoghi del sapere in fortini del pensiero unico al servizio del nulla. Una requisitoria ragionata
Pubblichiamo stralci tradotti dell’articolo “Higher Education Is Drowning in BS” apparso sul The Chronicle of Higher Education. L’autore, Christian Smith, è professore di sociologia alla University of Notre Dame.
Ne ho abbastanza di queste stronzate. La quantità di letame si è talmente accumulata nei corridoi, nelle aule e negli uffici dell’alta istruzione americana che non so per quanto ancora potrò guardarla e mantenere la mia sanità e integrità. Peggio, gli effetti accumulati delle stronzate accademiche stanno contribuendo alle disastrose condizioni politiche in cui versa questo paese e stanno mettendo a rischio la stessa vivibilità e indole della decente civiltà. Cosa intendo per “stronzate”?
Le stronzate sono la perdita di capacità delle università di confrontarsi con le grandi questioni della vita a causa della nostra crisi di fiducia nella verità, nella realtà, nella ragione, nell’evidenza, nel dibattito, nella civiltà e nella nostra comune umanità.
Le stronzate sono l’aspettativa che una buona istruzione possa essere assicurata da istituzioni modellate come fabbriche, burocrazie statali e centri commerciali, da università enormi che trattano orde di studenti come bestiame, numeri che attendono in fila, consumatori [...].
Le stronzata sono l’infusione ideologica di tecnicismi nel linguaggio di alcuni campi del sapere che li rende gruppi autoreferenziali impermeabili alla critica di chi non padroneggia questi solipsismi linguistici.
Le stronzate sono un sistema che garantisce impieghi vitalizi a insegnanti disgustosi e ricercatori inattivi, non perché espongono punti di vista impopolari che necessitano della protezione della “libertà accademica”, ma soltanto perché anni fa hanno avuto un incarico e una cattedra [...].
Le stronzate sono stati che si battono il petto parlando delle loro grandi università pubbliche mentre i loro legislatori tagliano i budget alla ricerca e all’università anno dopo anno.
Le stronzate sono la fantasia che l’educazione degna di questo nome possa essere conseguita online tramite il “distance learning”.
Le stronzate sono il sistema istituzionale di premi che costringe i neolaureati e i docenti a pubblicare il prima e il più possibile, invece di prendersi il tempo per maturare intellettualmente e produrre ricerche davvero importanti.
Le stronzate sono università di terzo livello che offrono programmi postlaurea mediocri per formare studenti di dottorato di basso livello per lavori che non esistono, la cui reale funzione è produrre più ricercatori per giustificare il titolo di “università”.
Le stronzate sono l’ideologia grossolanamente sbilanciata di molte facoltà, specialmente nelle scienze umane e sociali, che crea una visione del mondo omogenea che questi stessi docenti ignorano, nonostante sostengano di difendere la differenza, la diversità e la tolleranza [...].
Le stronzate sono le università di secondo e terzo livello che mantengono costosi programmi sportivi che non fanno altro che drenare soldi dai programmi accademici, quando alcuni dei loro studenti non riescono a prepararsi per gli esami perché hanno due o tre lavori part time per poter pagare la retta.
Le stronzate sono la montante “cultura dell’offesa” che elimina il libero scambio di idee e la comune responsabilità verso il ragionamento e il dibattito. E’ la confusa e paurosa capitolazione verso la politica neofondamentalista dei discorsi secolaristi. Le stronzate sono l’invisibile censura che esiste tra alcuni studenti e docenti, e la surrettizia correzione di coloro che occasionalmente non si autocensurano.
Le stronzate sono l’ansia, che si impadronisce di alcuni docenti nelle università pubbliche di stati molto conservatori, di esprimere le loro ben considerate ma poco ortodosse convinzioni, per paura di venire attaccati da studenti e genitori dalla mente chiusa o puntate da politici che intendono mettersi in mostra.
Le stronzate sono la mentalità standard dello studente universitario, incoraggiato dalla nostra intera cultura, che vede il college essenzialmente come uno strumento per ottenere credenziali e carriera (soldi) da un lato, e come un modo per far festa in continuazione dall’altro.
Le stronzate sono il fallimento dei leader nell’educazione di alto livello nel difendere l’ideale delle arti liberali, e cioè che il college dovrebbe stimolare, sviluppare e trasformare la mente e i cuori degli studenti così che questi possano avere delle vite buone, soddisfacenti, e socialmente produttive.
Le stronzate sono l’illusione degli amministratori che pensano di poter valutare in termini quantitativi ciò che è importante nella formazione degli studenti, usando criteri che dovrebbero consentire di gestire le università come aziende. Questo richiede a insegnanti e staff di passare più tempo a ottenere dati per misurazioni che loro stessi considerano stupide.
Potrei continuare con questa lista di stronzate che si sono accumulate nel mondo universitario, ma ne ho citate abbastanza per arrivare al punto. A chi crede che queste siano soltanto frustrazioni di chi non può ottenere ciò che vuole e quindi sostiene che sia poco appetibile, chiarisco alcuni fatti. Adoro la ricerca. Sono un fortunato vincitore nel sistema universitario. So che c’è bisogno di soldi per raggiungere l’eccellenza. Ho lavorato per raggiungere e mantenere il ranking e lo status internazionale delle università delle quali sono stato dipendente. Ho insegnato in classi con più di trecento studenti e amo davvero gli sport universitari, specialmente il football, la pallavolo, il basket e il calcio. Chiamare tutto questo “stronzate” è quindi per me doloroso e moralmente complicato.
Quando scrivo queste cose non mi riferisco alla mia esperienza personale, ai miei limiti e ai miei sentimenti. E non mi riferisco nemmeno al fatto che milioni di studenti stanno ricevendo un’istruzione compromessa e spesso senza valore, per quanto questo sia disgustoso. Dobbiamo capire che la terribile realtà è che tutte queste stronzate nell’accademia corrodono la nostra cultura e la nostra politica.
Le idee e le loro pratiche hanno conseguenze. Ciò che si forma nei college e nelle università da decenni si nota nel bene e nel male nel carattere e nella qualità dei funzionari pubblici, nelle campagne elettorali, nei dibattiti sulle decisioni politiche, nella partecipazione dei cittadini, nel capitale sociale, nella programmazione dei media, nell’istruzione a scuola, nelle preferenze dei consumatori, nell’etica del business, nell’intrattenimento e oltre. L’effetto corrosivo a lungo termine che colpisce la politica e la cultura può essere riparato, sempre che sia possibile, soltanto nel lungo periodo. Non ci sono soluzioni rapide. Quindi non utilizzo un’iperbole dicendo che tutte le stronzate che l’accademia ha accumulato mettono a rischio la stessa civiltà.
Il mondo è sempre stato deviato dall’irragionevolezza politica, economica, religiosa e sociale, dalla violenza, dalla stupidità, dal tradimento e dalle dominazioni mantenute attraverso il nudo potere. Ma per molto tempo sono stato convinto che, nonostante i suoi difetti, l’università americana potesse, dovesse essere e spesso sia anche stata un’isola felice, una riserva protetta dove praticare la ricerca libera, il dibattito ragionato, la riflessione critica e autocritica, la persuasione tramite argomenti e prove, e un vero progresso attraverso la conoscenza condivisa. Tragicamente, questa convinzione è diventata per me implausibile. Sotto il peso accumulato delle stronzate, l’isola è stata sommersa, la riserva inquinata da quelle distruttive forze esterne che l’accademia dovrebbe tenere sotto controllo e correggere. Molto dell’educazione superiore americana oggi incarna i problemi che si era prefissata di trascendere e trasformare: l’irragionevolezza, la doppiezza, il rifiuto della trasparenza, l’incapacità di capire la complessità e afferrare gli scenari più ampi, il ricorso a malcelate forme di coercizione. Le peggiori conseguenze di questa corruzione di lungo periodo hanno intaccato la nostra cultura politica e le istituzioni. La drammatica polarizzazione politica, le fake news, la paralisi legislativa, un torrente di clamorose menzogne impunite, facinorosi violenti nelle nostre città, la scandalosa ignoranza di ampie fasce della popolazione dei più pressanti problemi del paese, funzionari governativi che si vantano delle molestie a sfondo sessuale perpetrate senza conseguenze, la diplomazia condotta con dileggi adolescenziali e tweet contraddittori, la crescente frustrazione e rabbia di ampi settori della popolazione ordinaria: questo è esattamente ciò che anche i cittadini “educati” di un paese per troppi decenni non sono educati bene, e quando i centri istituzionali dell’apprendimento e del dibattito diventano sentine di ideologia e intimidazione. Con l’accademia i queste condizioni , che speranza possiamo avere per l’esercizio di importanti virtù sociali in politica, legge, diplomazia, nei media e nel mercato? [...]
Anche io mi sento impotente. Pare che il massimo che possa fare sia preservare ciò che rimane di buono nell’educazione umanistica. Un vero cambiamento avverà molto probabilmente nel lungo periodo e sarà imposto all’accademia dall’esterno, contro la sua stessa inerzia. Non sarà bello, e non necessariamente produrrà risultati migliori. Non possiamo dare per scontata una felice autocorrezione. A mio modo di vedere, cambiamenti positivi nell’educazione universitaria, se mai avverranno, dovranno unire forme di tradizionalismo visionario e e radicalismo organizzativo. Avremo bisogno di persone con la capacità di recuperare e rivitalizzare il meglio del passato e di ristrutturarlo in modo che sia efficace nel futuro. La storia ci dà alcuni motivi di sperare che uomini e donne creativi svilupperanno, nel tempo, esperimenti fruttuosi e costruiranno nuove istituzioni che faranno rifiorire un’alta formazione degna di questo nome, aiutando a rivitalizzare la cultura e la vita politica. Nell’immediato si tratta di capire quanti rifiuti, quanta idiozia e quanta distruzione dentro e fuori dall’accademia dovremo sopportare prima che questo accada, mentre la montagna di stronzate continua a crescere.