Come uscire dal discorso pubblico e rimanere vivissimi. Il Conatus di Spinoza
“Ogni cosa si sforza di perseverare nel suo essere”. Aldous Huxley e l'utilità della molecola Dmt
Non pensi anche tu che, preso atto del discorso pubblico così poco edificante di questi tempi, valga la pena ragionare su altro? Per esempio, se tu vedi fumo, di conseguenza pensi fuoco. Quindi tu scappi. Più o meno funzioniamo così. Se poi conduci una vita particolarmente domestica, al posto del fuoco, puoi pensare all’arrosto e quindi deciderti non nell’ordine della fuga ma della gastronomia. Ma la sostanza di come percepisci la realtà e la vivi non cambia. Vedi e interpreti il mondo basandoti sull’esigenza di salvare la pelle e di mantenerti in vita il più a lungo possibile. Spinoza definiva questo modo di stare al mondo con il termine “Conatus” perché, spiegava, “ogni cosa si sforza di perseverare nel suo essere”. Quindi non sentirti troppo in colpa per questa riduzione selvaggia delle tue caratteristiche biologiche e intellettuali, fidati di Spinoza e ascolta invece questa storia.
Questa storia può avere molti inizi e molte conclusioni. Arbitrariamente un inizio potrebbe essere il 1954 quando il grande scrittore inglese Aldous Huxley pubblicò “Le porte della percezione” e la conclusione potrebbe avere il nome di una molecola così composta C12H16N2 denominata Dimetiltriptammina o DMT. Per quanto riguarda l’inizio, cioè quando Aldous Huxley provò la mescalina, una droga psichedelica nota da tempo immemorabile dagli indiani del Messico, Huxley si rese conto che con la mescalina riusciva a allentare le maglie percettive del mondo e aprirsi così a una visione della realtà libera da ogni utilità biologica. Scriveva: “Ciò che noialtri vediamo solo sotto l’influenza della mescalina, l’artista è congenitamente attrezzato a vedere sempre. La sua percezione non è limitata a ciò che è biologicamente o socialmente utile. Un po’ della conoscenza appartenente all’Intelletto in Genere supera la valvola di riduzione del cervello e dell’Io e arriva alla sua coscienza. E’ la conoscenza dell’essere intrinseco di ogni genere”.
Qualunque sostanza psichedelica (ma di questo si può dire anche di ogni esperienza artistica o culturale che ti ha dato ebbrezza) sospende il conatus percettivo, cioè la valvola, il filtro cognitivo costituito per offrirci una visione del mondo utile alla nostra sopravvivenza, e ci consente di vivere una manifestazione più amplia della realtà, una realtà che così diventa simile a un’opera d’arte perché, come l’opera d’arte, è fine a se stessa e priva di ogni utilizzabilità mondana. Volendo riprendere l’esempio di prima, se Huxley (sotto mescalina) avesse visto fumo, non avrebbe pensato al fuoco, avrebbe invece contemplato il fumo in quanto tale, rivelatosi in tutta la sua pienezza e forse divina totalità. Huxley sarebbe morto arrosto, mi dici, ma ogni estasi ha il suo prezzo e poi non è detto che ogni cosa debba finire male. Questa considerazione, se vuoi, porta alla conclusione della storia, cioè alla molecola DMT.
Sono molti anni che nel dibattito psichedelico si discute di DMT. La DMT è presente quasi dappertutto in natura (è il principio attivo dell’ayahuasca, bevanda di origine vegetale somministrata nei riti sciamanici di una parte dell’Amazzonia) e anche il corpo umano è capace di produrne una piccola quantità ogni giorno. Sembra che, ogni notte, la ghiandola pineale rilasci della DMT per portarci nella fase rem, cioè nella fase più profonda dei sogni, ma non oso essere così preciso su un tema così difficile e che impone conoscenze che non ho. Quello che però tutta la letteratura sul tema afferma è che la DMT è la sostanza psichedelica più potente del mondo, molto più potente dell’LSD, ed è capace non solo di trasfigurare, attraverso un allentamento percettivo, la nostra esperienza sensoria e cognitiva del mondo, ma è anche in grado di trasportarci dall’Altra Parte, di farci attraversare lo specchio, di rendere possibile ogni istanza mistica che Oriente e Occidente hanno inseguito nelle proprie ore più luminose. Non ti pare una notizia degna di nota? Per fortuna, la DEA, cioè l’agenzia federale antidroga statunitense, tra il 1990 e il 1995, ha approvato, dopo decenni di bando di ogni indagine scientifica sull’argomento psichedelico, una ricerca clinica molto amplia e seria sulla DMT. Rick Strassman, lo scienziato che ha guidato questo studio, è rimasto sconvolto da ciò che gli hanno raccontato i pazienti a cui la somministrava. Non sto qui a farti la geografia dell’universo esplorato da questi psiconauti, degli strani esseri con cui hanno parlato regolarmente, di che cosa significa vivere fino in fondo un’esperienza davvero Altra. Ho uno scetticismo atavico e pudico che mi tiene lontano da tutto questo. Ma pensa solo a come sarebbe un discorso pubblico che prendesse in considerazione tutto questo e lo valutasse con intelligenza. Adesso però è arrivato il momento di salutarti, purtroppo. Vedo fumo. Ho l’arrosto sul fuoco.