Un Salone del libro a misura di nerd
Come e più dell’anno scorso, la fiera di Torino strizza l’occhio al mondo dei fumetti e alla narrativa di genere, dove forse ci sono gli ultimi lettori forti rimasti
Se non fosse che una ex fabbrica Fiat è un po’ diversa dalle mura di una cittadina medievale, girando per gli stand del Salone del libro di Torino (fino al 14 maggio) sembrerebbe di essere a Lucca Comics. Come già la scorsa edizione, e in misura ancora maggiore, il Salone dà infatti spazio al mondo nerd: ormai sono presenti tutte le case editrici di fumetti più importanti, dalla Bonelli di Tex (domani viene celebrato in una conferenza che anticipa i festeggiamenti per i settant’anni del personaggio, che arriveranno a settembre), alla Panini di Topolino alla Bao di Zerocalcare che proprio al Salone presenta il nuovo libro a fumetti “Macerie Prime. Sei mesi dopo”, alla Coconino di fumettisti come Gipi e Manuele Fior (rispettivamente autori del manifesto della scorsa edizione del Salone e di quella attuale). Ampio spazio anche alla narrativa “di genere”, in primis giallo e fantasy. Topolino fa addirittura uscire un albo speciale, un “TopoLibro” con cinque storie di Paperi e Topi che rispondono alle cinque domande che quest’anno il Salone rivolge ai lettori (su “identità”, “amicizia”, “futuro”, “scienza, “arte”). Come mai tutta questa attenzione al mondo nerd?
“Negli ultimi sei-sette anni, la percezione dell’autore e del lettore di fumetti è molto cambiata” dice al Foglio Michele Foschini della Bao. “L’esperienza di incontrare l’autore di fumetti è molto più gratificante per il lettore, si ha uno scambio più approfondito nel tempo che il fumettista impiega per realizzare uno sketch. E al Salone si sono accorti che i fumettisti hanno molto da dire, non solo con il disegno.”
“È anche vero che sarebbe assurdo ignorare i nerd: ormai il mondo è diventato nerd” aggiunge lo sceneggiatore Roberto Gagnor, sua la storia del TopoLibro che risponde alla domanda sull’arte. “Noi nerd, mi ci metto anch’io, facciamo tendenza: i film di maggiore incasso lo sono, basti pensare a Infinity War. È giusto che il Salone segua anche la fascia di lettori più curiosi e più forti, ben venga che il salone diventi più nerd!”
“Il Salone copia il lavoro che abbiamo fatto con Lucca, il cui pubblico è cresciuto negli anni anziché diminuire, come ha riconosciuto lo stesso direttore del Salone Nicola Lagioia” dice al Foglio lo scrittore Pierdomenico Baccalario, che a Torino presenta ben due romanzi, uno per Mondadori, “Le volpi del deserto”, e uno per Bonelli, con protagonista il personaggio a fumetti di Martin Mystère, studioso di misteri come Atlantide e gli UFO creato nel 1982 da Alfredo Castelli (nel romanzo c’è però la versione alternativa del personaggio apparsa due anni fa in una miniserie a fumetti). “Ed è cresciuto perché ha saputo accorgersi prima di altri che la lettura aveva a che fare, nel senso di competere, con il mercato dell’attenzione, ovvero su quanto tempo libero i consumatori di storie le avrebbero riservato. C’è un bel libro sull’argomento, The Attention Merchants”, aggiunge Beccalario.
Smorza un po’ l’entusiasmo lo sceneggiatore di fumetti Pasquale Ruju, colonna di Tex. “Non credo che i non nerd leggano poco in assoluto: le donne, in particolare, che non amano la letteratura di genere ma divorano libri su libri sono tantissime. Detto questo, per fortuna il nostro amato western gode ancora di buona salute, almeno sulla carta stampata, dato che si fa sempre più fatica a vederlo al cinema.” In realtà, però forse anche le donne non nerd leggono libri scritti da nerd, visto che questi, in realtà, nascono molto prima, come osserva Baccalario. “Se potessimo retroetichettare nel tempo la definizione di nerd, molto probabilmente calzerebbe a pennello a moltissimi di quelli che chiamiamo intellettuali e che facevano della forza dei pensieri la loro principale soddisfazione. Direi che la differenza principale dell’oggi è che si è creato un campo nuovo, quello dell’intrattenimento di massa, in cui esercitarsi e confrontarsi. Probabilmente da quando a inizio Novecento il gruppo di Bloomsbury si inventa la narrativa per ragazzi. In conclusione: i nerd leggono, sono più bravi a scrivere di quanto non lo siano a parlare e più di altri hanno giovato del mondo digitale”
Ma, in realtà, questo universo si potrebbe ulteriormente retrodatare. “I nerd sono abituati da sempre a perdersi in microuniversi immaginari preferibili alla realtà. E questo fanno i libri: creano microuniversi” conclude lo scrittore Gianluca Morozzi, che al Salone presenta il nuovo romanzo “Gli annientatori” (Tea), un noir la cui chiave di lettura è una storia a fumetti horror degli anni Ottanta. Probabilmente anche Omero – chiunque sia stato davvero – era un nerd.