Arrivano i fumetti di Netflix. Magia!
Non solo serie tv e film: con “The Magic Order” la major inizia a produrre le sue nuvolette. Con conseguenze potenzialmente molto interessanti, anche per l'Italia
“Il cinema è quel medium che non può fare meno di prendere spunto da fonti già esistenti” aveva detto a inizio millennio il preveggente scrittore di fumetti britannico Warren Ellis. E ormai non capita solo al cinema, anche alle serie tv, sempre più spesso ispirate a romanzi, fumetti, altre serie tv, anche solamente come spunto iniziale (basti pensare alla serie sui robot “Westworld”, che con l’andare degli episodi ha sempre meno in comune con il film di Michael Crichton che aveva fornito l’ispirazione iniziale).
Ma Netflix ha deciso, parlando in gergo aziendalistico, di “internalizzare” le fonti per future serie tv (o film): ha infatti acquistato l’etichetta Millarworld dello sceneggiatore scozzese di fumetti Mark Millar. La prima serie a fumetti prodotta dalla società di Los Gatos, California, è “The Magic Order”: disegnata dal bravissimo artista francese Olivier Coipel, come Millar già autore Marvel, il fumetto avrà per protagonisti un gruppo di maghi che protegge segretamente l’umanità ed è combattuto da un’organizzazione altrettanto segreta. Esigenza dovuta anche al fatto che dal prossimo anno la Disney dovrebbe lanciare la propria piattaforma di streaming, e molte serie Netflix (come Daredevil Punisher, Defenders) sono basate su personaggi della Marvel (posseduta dalla Disney).
Il trailer di “The Magic Order”, spettacolare, sembra più quello di un film o di una serie tv che quello di un fumetto. Millar era la scelta più adatta: da anni scrive comics dei quali ha contemporaneamente venduto i diritti per farne dei film, come “Wanted” (disegni di J.G. Jones), portato sul grande schermo da Timur Bekmambetov nel 2008, “Kick-Ass” (disegni di John Romita Jr.) e “Kingsman - Secret Service” (disegni di Dave Gibbons) adattati per il cinema da Matthew Vaughn, rispettivamente nel 2010 e nel 2014 (film che hanno avuto entrambi dei sequel).
Quali potrebbero essere le conseguenze per il mondo del fumetto? Per l’editoria americana potrebbe essere un nuovo 1992, quando si costituì l’Image, formata da autori transfughi della Marvel (Todd MacFarlane disegnava Spider-Man, Jim Lee gli X-Men, Rob Liefeld X-Force con l’adesso popolarissimo Deadpool e così via). L’Image presentava serie a fumetti “creator-owned”, cioè i cui diritti erano degli autori stessi non degli editori, serie di grande successo (c’erano già prima serie “creator-owned”, ma erano in genere di nicchia), “The Walking Dead”, che ha ispirato l’omonima serie tv è infatti pubblicato dall’Image.
“Penso che The Magic Order sia una cosa ottima, che seguirò con attenzione: Millar è il più bravo di tutti a scrivere fumetti high-concept, a partire da Kick-Ass, che partono da idee semplici ma fortissime, già pensati per uno sfruttamento multimediale e soprattutto cinematografico” dice al Foglio lo sceneggiatore disneyano (ma attivo anche nel cinema) Roberto Gagnor. “Da autore, posso dire che potrebbe essere un'ottima idea per testare idee e concept in un medium potentissimo ma relativamente low-budget come il fumetto, per poi arrivare a cinema e tv.”
Michele Foschini della Bao, editore fra l’altro di “Happy” storia a fumetti scritta da Grant Morrison – noto sceneggiatore di comics maestro di Millar – e disegnata da Darick Robertson che è diventata una serie Netflix, non è preoccupato dall’arrivo del colosso dello streaming. “La pluralità dei soggetti editoriali è sempre una ricchezza, per l’industria del fumetto” dice al Foglio. “Molti temono Netflix perché nel suo specifico mercato si è rivelata un disruptor, ovvero un’azienda capace di alterare i modelli di business consolidati, ma non è pensabile che la stessa cosa avvenga nella carta stampata. Credo che, più che altro, Netflix abbia un enorme bisogno di proprietà intellettuali da poter trasformare in prodotti televisivi e filmici, e che quindi abbia senso che compri le fonti. Così come ha offerto cento milioni di dollari a Shonda Rhimes per quattro anni di lavoro in esclusiva e trecento a Ryan Murphy per cinque anni di serie tv, si è accaparrata Mark Millar, l’autore di fumetti più bravo a pensare le sue opere per le trasposizioni su schermo. Niente di nuovo sotto il sole”.
“Netflix, come sappiamo, ha rivoluzionato il modo di fruire i contenuti audiovisivi e anche il modo di produrli” aggiunge lo sceneggiatore di fumetti (Dylan Dog) Giancarlo Marzano. “Di sicuro l’idea è di rivoluzionare anche il modo di fare fumetti. Creare personaggi e contenuti in co-proprietà con gli autori, permette a Netflix di sfruttare in proprio tutte le possibilità economiche e commerciali dei nuovi personaggi, come il merchandising, cosa non possibile con le proprietà intellettuali su licenza come le serie Netflix sui personaggi Marvel”.
È ottimista il critico statunitense Adam McGovern, che ci spiega come “il lato più significativo, per me, è che per la prima volta un’azienda mediatica abbia acquistato un’etichetta a fumetti con un’attenzione speciale nel creare contenuti nuovi”. “Abbiamo una nuova serie come The Magic Order invece di property vecchie di decenni come Superman (della Warner Bros) o Capitan America della Disney. È un attestato di fiducia nel fumetto come medium di per se stesso, visto che prima si fanno uscire gli albi e poi, eventualmente il film o la serie tv. Autori e appassionati temevano che le major avrebbero diminuito la produzione a fumetti a favore dei più redditizi film o serie tv, Netflix invece sta facendo esattamente l’opposto!”
E si possono aprire nuove possibilità anche per gli autori. Sono ormai numerosi i disegnatori italiani che lavorano per gli Stati Uniti (come Giuseppe Camuncoli, Sara Pichelli, Carmine Di Giandomenico), ma c’è ancora poco spazio per gli sceneggiatori. Forse più per pregiudizi che per barriere linguistiche. Eppure Netflix di recente ha distribuito anche serie tedesche (“Dark”) e danesi (“The Rain”), potrebbe essere lo stesso per i fumetti. “Ho un mio progetto, Paola e i Tre Duelli, che ho già pensato come film e graphic novel, in quell'ottica” conclude Gagnor. “Spero quindi che Netflix inizi a produrre fumetti anche in Italia!”