Tutti i giovani del Premio Campiello
Da Rosella Postorino al fogliante Valerio Valentini, chi sono i vincitori del prestigioso premio letterario assegnato ieri a Venezia
Venezia. Giovani, giovani e ancora giovani. Per un'intera giornata, sino a sera tardi, a cena con la vincitrice del Premio Campiello, Rosella Postorino, in un Harry's Bar tutto per noi che è sempre una garanzia, è stato quello l'aggettivo più usato in assoluto. Dal ministro dei Beni e delle Attività Culturali Alberto Bonisoli - “con i giovani abbiamo un problema enorme, siamo sull'orlo di un distacco tra generazioni, la cultura potrà aiutarci” (“sperém”, ha aggiunto una nota sciura milanese in platea), al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati - “bisogna incuriosirli e interessarli, poterli comprendere e avvicinare” - che sul palco ha ricordato Don Pino Puglisi, presbitero ed educatore palermitano, ucciso proprio il 15 settembre del 1937 da Cosa Nostra “perchè voleva allontanare i giovani dalla strada, educarli e cambiarli”.
È giovane, ha quarant'anni da poco compiuti, anche Rosella Postorino - capelli lisci e neri, come i suoi occhi e il lungo abito indossato per la serata di gala – la vincitrice, come dicevamo, di questa 56esima edizione. La storia di Rose, protagonista di “Le assaggiatrici” (Feltrinelli), una delle dieci donne reclutate dalle SS per provare ogni giorno i pasti di Hitler e verificare che gli stessi non fossero avvelenati, con 167 voti è stato il libro più apprezzato e votato dai trecento giurati anonimi. Che vincesse lei era nell'aria, nonostante la trasparenza del Campiello che, a differenza di altri premi importanti, manca (per fortuna) di strategie e giochi a tavolino. Basti ricordare quando, quattro anni fa, era data per certa la vittoria di Mauro Corona, ma poi vinse Giorgio Fontana, con tanto di triste post show per la delusione del primo, sempre con la bandana, ubriacatura del secondo, tristezza della Mondadori e fuochi d'artificio della Sellerio. La stessa Helena Janeczek, (che si sente ancora molto giovane, come dimostrano le sue ciocche di capelli colorate di blu, e fa bene), arrivata terza con “La ragazza con la Leica” (Guanda), aveva dichiarato in un video e sui suoi social network che avrebbe vinto la Postorino, ma tanto, alla fine, a lei interessa poco, perché quest'anno ha già vinto il Premio Strega e tanti altri riconoscimenti, è stanca e vuole solo riposarsi al chiuso della sua casa a Gallarate.
Quando un romanzo, oltre che bello, come in questo caso, colpisce (anche se non era quella , ovviamente, l'unica intenzione dell'autrice) in maniera paracula un pubblico di appassionati lettori (“il libro ha a che fare con il nazismo, un periodo della storia con cui non finiremo mai di fare i conti”), c'è solo da complimentarsi. Per scriverlo, la Postorino - scrittrice (nonché editor della casa editrice Einaudi) originaria di Reggio Calabria ma romana d'adozione - ha preso spunto da un trafiletto apparso su un giornale in cui era ricordata la storia di una vera “assaggiatrice”, Margaret Volk, scomparsa quest'anno a 96 anni. “Avrei voluto incontrarla - ha dichiarato ieri sera subito dopo la vittoria in una calda sala stampa allestita nel loggione del teatro, scalza e con le décolléte in mano. “Sono riuscita a trovare il suo indirizzo di casa, le ho scritto una lettera, ma mentre la stessa viaggiava verso Berlino, la Volk è morta. Quando l'ho saputo, ho pianto e sono caduta in depressione. Avrei voluto incontrarla perchè ho pensato che se non raccontò mai a nessuno questa storia, è perchè lei per prima la vedeva come qualcosa di incoffessabile”. Non esiste alcun luogo in cui si sia così abissalmente taciuto come nelle famiglie tedesche, scrive Christa Wolf nel suo “Trama d'infanzia” (e/o edizioni) e mai frase fu più adatta per descrivere questa storia, ricorda anche nel romanzo la Postorino. Lei stessa non scrive - ma ce lo racconta a voce - che la Volk venne violentata per due settimane dai russi in una maniera così violenta che dopo non riuscì mai ad avere figli. “Ho raccontato la storia di una persona (giovane anche lei, come le altre assaggiatrici, ndr) che è stata la parte più piccola di un grande sistema, una complice suo malgrado, una persona però non colpevole di dolo, perchè non ebbe mai l'intenzionalità di compiere il male, ma di fatto, mantenne in vita Hitler, il più grande criminale del Novecento”, ha aggiunto dopo un piccolo botta e risposta in conferenza stampa al Museo Correr con un giornalista sul rapporto tra essere colpevoli o vittime.
Secondo classificato della serata, Francesco Targhetta con “Le vite potenziali” (Mondadori), che ha ricevuto 42 voti, mentre Ermanno Cavazzoni, con “La galassia dei dementi” (La Nave di Teseo) ha ottenuto 25 voti. Ultimo classificato, con 15 voti, Davide Orecchio con “Mio padre la rivoluzione” (Minimum Fax). È giovane, pardon, giovanissima (ha diciotto anni), la veronese Elettra Solignani, vincitrice del Campiello Giovani per il racconto “Con i mattoni” con una ragazza che precipita nell'anoressia, mentre il Campiello Opera Prima è stato vinto dal fogliante Valerio Valentini – ggiovane anche lui - con “Gli 80 di Campo-Rammaglia” (Laterza), un libro ambientato in un paese immaginario in provincia dell'Aquila dopo il terremoto del 2009.
“Far crescere nuovi talenti sarà la nostra missione”, ha spiegato al Foglio il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas, ricordando di aver invitato il ministro Bonisoli “a sederci quanto prima ad un tavolo per poter iniziare un dialogo costruttivo per lavorare insieme per la diffusione della scrittura e della letteratura tra i giovani". Suggerimenti ai ragazzi sono arrivati anche dal magistrato Carlo Nordio, presidente della Giuria dei Letterati (“abbiate più vigore nell'immaginazione”) e dal cantautore Roberto Vecchioni, membro della giuria dei letterati. "Si scrive per risarcimento emotivo, lo scrittore è un traduttore di destini e deve avere una continua riconoscenza verso le parole che sono sacre", ha dichiarato. Certo, si "scrive anche per stare sul mercato, che è il vero giudice, e vendere" ha fatto notare Philippe Daverio, con la sua (in)solita mise stravaganza, storico membro della giuria dei Letterati che ha incitato i ragazzi “a fare la rivoluzione”. Se Stefano Mauri, presidente e ad del Gruppo Gems, ha raccomandato ai giovani “di non andare da un editore che fa pagare per pubblicare", al comico Enrico Bertolino, perfetto nelle vesti di presenter come la sua compagna di palco Mia Ceran, la battuta finale: “Qualcosa per gli anziani la farete”?