Il diplomatico innamorato della cultura che portò l'Italia nel mondo
Umberto Vattani ricorda il fratello Alessandro
Roma. “Se esiste ancora il Circolo degli Esteri, lo si deve a lui”, racconta al Foglio Umberto Vattani, ricordando il fratello Alessandro scomparso il 16 marzo scorso. Umberto, anche lui diplomatico, unico funzionario nella storia della Repubblica italiana ad aver rivestito per due volte la carica di segretario generale del ministero degli Affari esteri nonché ultimo presidente dell’Istituto nazionale per il commercio estero fino alla sua soppressione nel 2011. “Alessandro era un uomo, prima che un ambasciatore, innamorato della cultura” – dice – “e quando nel 1999 il Circolo ricevette dal ministero delle Finanze un’intimazione a pagare canoni demaniali dal 1977 al 1997 per un totale di circa tre miliardi e trecento milioni, con un’azione temeraria, decise di portare quel ministero in tribunale e di non pagare, fino ad avere la meglio”. “Se non ci fosse stato lui – continua – avremmo fatto la fine del Circolo dell’Esercito che è poi fallito”.
Alessandro Vattani decise di intraprendere la carriera diplomatica, come il fratello di due anni più grande. Nel giro di poco tempo raggiunse i più alti gradi della carriera con incarichi di responsabilità in Italia e all’estero e mentre il nostro paese difendeva le sue posizioni in vista della riforma del Consiglio di sicurezza, lui era ambasciatore alla Conferenza per il disarmo Onu a Ginevra, per spostarsi poi, poco dopo, a Parigi in qualità di rappresentante all’Ocse. Per molti anni è stato direttore generale per le Relazioni culturali, dando un forte impulso alla rete degli Istituti di cultura e degli addetti scientifici, in particolare nei paesi del Mediterraneo, nell’est europeo e in America latina.
“La forza dell’Italia? E’ tutta nella straordinaria ricchezza della sua cultura, nell’inventiva e nella creatività del suo popolo, oltre che nelle numerose comunità italiane all’estero”, ribadiva spesso nei suoi discorsi, a Buenos Aires come a Roma, a Londra come a New York, sempre con un inglese impeccabile. Grazie a una sua intuizione, venne diffusa ulteriormente la lingua italiana con la promozione della nostra presenza nelle fiere del libro in tutto il mondo, Francoforte in primis, ma a lui dobbiamo anche il rilancio della “Dante Alighieri”, il sostegno alle missioni archeologiche, la presenza del cinema italiano nei festival internazionali e molto altro ancora.
I Vattani sono stati entrambi presidenti del Circolo Mae, come lo chiamano i suoi soci (oggi ne è a capo Luigi Maria Vignali), un’oasi nel verde capitolino sulla sponda sinistra del Tevere dove tutto – dalla bianca Palazzina storica al Padiglione delle carte, dalla piscina alla Casina delle rose (entrambe molto amate da Audrey Hepburn) – fa sembrare il vicino e caotico Ponte Milvio decisamente più lontano. Fu Alessandro Vattani a rilanciarlo con attività culturali, gare sportive, concerti, incontri con altri ambasciatori, presentazione di corti, film e libri, “sapendo sempre unire alla capacità organizzativa una qualità umana brillante”.
E’ rimasto nella storia il suo “Pago io”, detto a gran voce a Renato Ruggiero, ministro degli Esteri nel 2001 sotto Berlusconi, che voleva chiudere la Collezione Farnesina (450 sculture e quadri di artisti italiani, venti anni nel 2019), “ma lui firmò una carta in cui si assunse l’onere di risarcire col suo patrimonio qualsiasi cosa fosse avvenuta”. A Parigi era di casa e amava spiegare a chiunque andasse a trovarlo, aneddoti e curiosità sul suo quartiere, Saint Germain-dés-près, ma conosceva benissimo tutte le città in cui aveva abitato, da Londra ai tempi dell’Imperial College a San Francisco, “dove Fanfani lo fece parlare sul Duomo”. Ai tempi dell’università (studiò Legge), amava sedersi agli ultimi banchi con gli assistenti e riprendere il professore se sbagliava un articolo dei codici, “una sorta di primo della classe, ma divertente, un uomo sicuramente più simpatico di me”, continua suo fratello Umberto. Tanti gli episodi vissuti insieme, come quello dell’esondazione del Tevere nel 2012. “C’era melma ovunque e per far sì che un’importante colazione si svolgesse ugualmente, Alessandro chiese ad Alfonso Sabella (magistrato e allora assessore alla Legalità al Comune di Roma, ndr) un gruppo speciale di detenuti per pulire. Alla fine li invitò tutti a bere e a mangiare e gli regalò anche un orologio di plastica”.
Sempre grazie alla sua capacita di abile mediatore (durante la crisi di Malta, conquistò a suo modo Dom Mintoff), l’Italia e quel circolo è oggi a Malta con una barca al Rolex Middle Sea Race, “la regata più bella e prestigiosa al mondo” secondo la Cnn, che da quest’anno avrà tra i premi anche il “Trofeo ambasciatore Alessandro Vattani”, un uomo che per suo fratello “era un amico, un confidente, un consigliere su cui poter contare in qualsiasi momento”. “Sapevo sempre in quale parte del mondo si trovava e come raggiungerlo”, aggiunge prima di salutarci. “Ora non è più lì dove era, ma posso dire come Victor Hugo, che è dappertutto dove mi trovo io”.
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