Viaggio fuori stagione a Ischia, l'isola bella dei condoni (Foto LaPresse)

Ischia ai tempi del decreto Genova

Michele Masneri

Viaggio fuori stagione nell’isola bella dei condoni. Tra Sciascia e De Roberto, dal Senato alla pancia terremotata del paese. Una cultura capillare dell’abusivismo gentile e creativo

Ischia fuori stagione è fatta di turisti lombardi e veneti e tedeschi dall’aria sfigata, tanta umidità, e surreali macchine Google maps che sfilano lente per le vie. Ischia, ai tempi del decreto che si chiama Genova ma fa il condono a Ischia, è un viaggio tra Sciascia e De Roberto, dal Senato alla pancia terremotata del Paese. Ischia fuori stagione è bellissima.

 

Mentre a Roma il decreto che si chiama Genova viene bocciato, mandando per la prima volta in minoranza la maggioranza, i senatori Cinquestelle rischiano l’espulsione, quelli di Forza Italia si sospendono, a Casamicciola, uno dei sei comuni dell’isola, il bed and breakfast Coralba è uno dei pochi aperti in novembre. Su una parete una targa ricorda Benedetto Croce, che qui scampò – unico di sua famiglia – al terremoto del 1883. “Dopo lungo strazio sottratto alla morte”, dice la targa, Croce giovinetto venne estratto dalla “villa crollata per tremuoto”.

“Anche noi abbiamo fatto il condono del 2003, abbiamo pagato, la mia sopraelevazione però non è crollata, è rimasta lì”

 

Da sempre infatti Ischia, “l’isola Verde”, è soprattutto l’isola di terremoti, mareggiate, inondazioni. Casamicciola, dove l’anno scorso son morte due persone, nel 1883 ne perse duemila. Isola delle più vulcaniche, da cui le acque calde che han fatto la sua fortuna. E di edilizia: l’erede e gestore del bed and breakfast ex casa Croce, conferma.“Si è costruito troppo, questo è vero”, dice Mauro Bernasconi. “Hanno fatto troppe stanze d’albergo: una settimana in pensione completa viene duecento euro, perché le stanze vanno riempite, e così i prezzi scendono sempre di più”. “Certo, anche noi abbiamo fatto il condono del 2003, abbiamo pagato, la mia sopraelevazione però non è crollata, è rimasta lì”.

Salendo più su verso la montagna, si va verso la zona rossa del terremoto, quella dove ci son stati i morti l’estate 2017. “Ci hanno dipinto come abusivisti! Di Maio ha ragione sui giornalisti!”, ci dice infuriato Nunzio Capuano, storico ischitano, davanti a una camionetta dell’esercito in funzione antisciacalli (quelli che rubano nelle case, non noi). È martedì mattina, tutti son infuriati con Giletti, che ha fatto una puntata da lì e li ha condannati: abusivisti. “I nostri nonni non avevano il cesso, i nostri nonni senza cucina dormivano in otto in una stanza, coperti solo dai cappotti della prima guerra mondiale. Poi negli anni quaranta i nostri genitori hanno fatto delle migliorie, poi noi altre. Nessuno ci ha mai detto niente. Nessuno ci ha dato delle regole certe”, dice Capuano.

 

Da sempre “l’isola Verde”, una delle più vulcaniche, è soprattutto un posto di terremoti, mareggiate, inondazioni

Si fa colazione nell’unico bar rimasto aperto, tra palazzi puntellati, crepe, ammassi di macerie. Ci porta in giro Ida Trofa, agguerrita giornalista del locale quotidiano il Dispari: lei stessa una sfollata. L’intero quartiere per ironia della sorte si chiama “il Maio” o “piazza Maio”, epicentro del terremoto: nell’Ottocento era questo il centro della città, che spostarono a valle. Oggi è deserto, gli edifici con crepe micidiali, ma gli ex abitanti si ostinano ad andarci a prendere il caffè. Accanto al bar c’è una baracca “dove ci riuniamo”, con appese vecchie riproduzioni di com’era il Maio nell’Ottocento, dopo il micidiale terremoto del 1883, c’è un ritratto di don Morgera, il prete che aiutò i cittadini nel terremoto, “una cartolina che ci ha mandato il Papa”.

 

Scendiamo nel Purgatorio, sempre zona rossa, altro quartiere dei più colpiti a Casamicciola. Sembra Baghdad. Un intero quartiere costruito sotto la strada principale, e a cavallo dell’alveo di un fiume. Tra un campo di calcio deserto e televisori rotti. “C’è la palazzina dove hanno tirato fuori i bambini dalle macerie, dopo dodici ore”, indica Ida. Si arriva al vecchio quartiere “dove Toscanini veniva a fare le terme”, vecchi stabili di barocchetto tipo Santa Monica, coi riccioli, e madonnine negli angoli, tutto chiuso, sfasciato, a rischio. Più su, la chiesa del Purgatorio, chiesa il cui cornicione, staccandosi, ha ucciso una delle due donne. Chiesa vecchia, dicono, dunque “non abusiva”.

Di sicuro c’è stato l’abbandono degli animali. I cani e i gatti della zona rossa son stati abbandonati al loro destino

 

C’è anche l’albergo dove Ida e la sua famiglia stavano per festeggiare “i 63 anni di attività”. “E’ stato un miracolo che non ci sia stata una strage, fino a pochi minuti prima sotto la chiesa c’erano pullman di turisti. In cucina, io stavo friggendo, mi è caduto l’intonaco in testa”. “Sarebbe stato meglio se ci rimanevo sotto”. Ida è furibonda perché non le vanno giù i paradossi di questa storia. “Tra tre mesi finisce l’emergenza, noi non sapremo più come fare”. Una delle tante assurdità del decreto Genova è infatti che si parla di Ischia, ma il terremoto e i danni hanno riguardato solo una piccola parte, Casamicciola. E per i più colpiti non è previsto niente. “Non una vera ricostruzione, non la costituzione di un’agenzia speciale. Tra tre mesi che facciamo?”.

 

I gatti di Casamicciola

 

Torniamo alla zona rossa. Le famiglie sono sfollate in altri quartieri. Le famiglie sono state divise. Ci sono coppie anziane che si sono separate, marito e moglie si son dati la colpa, hanno scoperto di odiarsi dopo tanti anni, adesso non si parlano più. Tanti non vogliono più tornare qui. Di sicuro c’è stato l’abbandono degli animali. I cani e i gatti della zona rossa son stati abbandonati al loro destino. Gatti, molti gatti. Sarà per il contrasto con lo sfacelo dei luoghi, ma i gatti di Ischia sono bellissimi e dignitosi mentre si aggirano tra le reti di materassi e i tv color sfondati, e saltano tra una maceria e un crepaccio. “Lei si chiama Bigia, era di un ucraino che stava in affitto e chissà ora dov’è”, dice Angelo Croce, un ragazzo che fa il volontario animalista di Casamicciola.

 

Ha un permesso speciale del comune per andare a dargli da mangiare. Pochi metri più su c’è casa sua, una villetta col giardino. Il rifugio per i gatti terremotati. Gatti bianchi e neri, maestosi, stanno lì, con la dignità di chi non c’entra niente. Loro di sicuro non hanno colpe, non hanno fatto abusi né avranno condoni. Sono una ventina, i gatti abbandonati. “Questa è Sally, questa bianca. Ecco Nerone. Questa è Bianchina. I proprietari non li tornano a prendere”, dice Angelo. Tanti cani sono spariti. “Non si sa se per benevolenza o sciacallaggio”. I gatti son stati mangiati dai cani randagi. Pare che ci sia qualcuno che di notte va in giro a sparargli, anche, a cani e gatti. Con dei fucili a pallini. La casa-rifugio di Angelo Croce “si è spostata di due o tre centimetri col terremoto”, ma si è salvata. Abusiva? Regolare? “Abbiamo aderito al terzo, di condono, quello del 2003”. I gatti di Casamicciola stanno lì a presidiare il loro rifugio, incolpevoli. E ci si chiede come venga in mente di abitare e costruire qua sotto, in uno sprofondo sotto il monte, a cascata sotto decine di altre villette pronte a venire giù come un domino.

 

Sembra Baghdad. Un intero quartiere costruito sotto la strada principale, e a cavallo dell’alveo di un fiume

Torniamo su verso il bar. Qualche operaio al lavoro sfida i divieti e fa altri ampliamenti. A cento metri dalla camionetta dell’esercito. “Un parente di un assessore” (vox populi). Anche le demolizioni sono mirate. Per strada, il geometra Parisio Iacono, ex sindaco. “Dicono che ci sono 650 case da abbattere. Considerato che ne hanno abbattute 2 nell’ultimo anno, ci vorranno 330 anni”. Pare che uno dei pochissimi abbattimenti da queste parti sia stato un caseggiato di un nemico del potentissimo senatore Domenico De Siano, coordinatore regionale di Forza Italia, possessore di alberghi e supermercati, vero dominus dell’isola.

  

Da sempre Ischia, “l’isola Verde”, è soprattutto l’isola di terremoti, mareggiate, inondazioni (Foto LaPresse)


 

Da Casamicciola a palazzo Madama. De Siano è anche colui che ha fatto rientrare la crisi della maggioranza sul decreto Genova (o per meglio dire Ischia): che cosa era successo? Che il decreto, approvato alla Camera, al Senato è stato bocciato. Era passato infatti un emendamento della senatrice di Forza Italia Urania Papatheu, che voleva bloccare il ricorso al 1985. Ma andiamo indietro; avvertenza per il lettore incolpevole: la materia dei condono e dell’abusivismo, ischitano e non, è complessissima, più la si studia e meno ci si capisce: ognuno dice una cosa, e si tende a credergli.

 

Poi chi viene dopo ti dice il contrario, e credi anche a quello. La cultura dell’abusivismo sull’isola, nel senso proprio di know how, è talmente capillare che tutti ti parlano, dando per scontato che tu lo capisca, di “primo condono”, “secondo condono”, “terzo condono”. Il primo, mitologico, fu quello Craxi-Nicolazzi (1985), praticamente no-limits. Poi c’è stato il secondo (1994, primo governo Berlusconi) e il terzo condono (sempre Berlusconi, 2003).

 

Qualche operaio al lavoro sfida i divieti. A cento metri dalla camionetta dell’esercito.“Un parente di un assessore”

Il Decreto Genova prevede che a Ischia si possano condonare solo abusi fatti entro il 2003 (primo condono) ma con i criteri vintage dell’85. Me lo spiega Aldo De Chiara, prima pretore e poi procuratore aggiunto a Napoli, tutta la vita in prima linea contro gli abusi edilizi in Campania. E’ una prima bizzarria di questo decreto. La seconda è che, secondo De Chiara, il decreto è poi “probabilmente incostituzionale. Come è possibile cambiare le regole per 3 comuni lasciandole invariate per gli altri 8.000 italiani?”. Secondo il magistrato infine il decreto non avrà grandi effetti “Il decreto prevede infatti”, continua, “che entro sei mesi i comuni dovranno vagliare tutte le pratiche. Si tratta di migliaia di casi. Da qui, due possibilità: o si farà un accertamento superficiale, o si prenderanno in considerazione solo alcuni casi”.

 

Vacanze a Ischia

 

“Vacanze a Ischia” di Mario Camerini, 1957, è uno dei film balneari fatti per lanciare l’isola. C’è un pretore, ma il reato non è quello di abusivismo, bensì di oltraggio al buon costume, dove una bionda come si vuole fatale viene denunciata perché fa un bagno nuda. Per De Chiara, “Ischia è una delle zone del territorio italiano più belle. Una parte dei cittadini ne è consapevole, ma una parte vuole continuare a costruire illegalmente”, dice al Foglio. De Chiara è anche stato protagonista di alcuni rari abbattimenti. “Nel 2008-2009 la Questura di Napoli dovette mandare la Squadra Mobile, perché le forze di polizia ischitane non erano sufficienti a frenare la rabbia della popolazione. Il senso era, probabilmente: ma come, ci avete lasciato costruire finora, adesso tutto d’un tratto ci fate abbattere?”. Ma perché tutto questo succede a Ischia e non Capri, per esempio? “Non è che non ci sia abusivismo a Capri”, dice De Chiara. Io stesso ho fatto abbattere la veranda abusiva di Montezemolo. Il fatto è che Ischia è molto più grande e si presta di più”.

 

L’abusivismo di Ischia, o la sua urbanizzazione, diciamo, è peculiare. Non c’è quel non finito siciliano o calabrese con gli scheletri lasciati lì col tondino di ferro. Non ci sono grandi colate di cemento. E’ un abusivismo gentile, un abusivismo creativo. Abusivismo organico, si potrebbe definire. Quello dei privati. Gli unici due ecomostri sono di Stato. Andiamo in macchina verso Forio, ed ecco un grande scheletro di cemento armato, è la caserma dei Carabinieri, la famigerata caserma abusiva, bloccata e sequestrata (forse dai Carabinieri stessi). Tre piani, col suo bel muro di cemento, tirata su in un’area demaniale vietata. Proseguendo in macchina, ecco l’altro ecomostro dell’isola: la caserma della Forestale. In un bellissimo bosco (Ischia è verdissima, piena di alberi), ecco un altro telaio di cemento armato: in località Maddalena, costruita in un’area con vincolo di inedificabilità assoluta. Nessuno se n’era accorto, né i sindaci né gli stessi forestali.

 

L’abusivismo di Ischia, o la sua urbanizzazione, diciamo, è peculiare. E’ un abusivismo gentile, creativo

 Mezzogiorno. Si va verso Lacco Ameno, confinante con Casamicciola. Il municipio è attaccato al Regina Isabella, l’hotel assiro-babilonese fatto costruire negli anni Cinquanta da Angelo Rizzoli. “Il cumenda”, produttore cinematografico, un milanese che si era innamorato di Ischia, arrivò col suo panfilo “Sereno” (il più grande del mediterraneo). Rizzoli l’isola la inventò, la lanciò coi suoi film, prese residenza fiscale qui per aiutarla con le sue tasse. Con Rizzoli arrivarono a Ischia Charlie Chaplin, Ava Gardner, Liz Taylor e Richard Burton che vi girarono scene di Cleopatra. L’isola cominciò a rivaleggiare con Capri. Rizzoli fondò anche un ospedale, l’Anna Rizzoli, tuttora in attività.

 


Il terremoto, i sacrifici dei padri. “Per noi a Ischia la casa è un’emozione Ci potete toccare tutto, pure la donna, al limite, ma la casa no!”


 

Nell’ufficio del Sindaco, accanto al ritratto di Mattarella, c’è quello di Rizzoli. Il sindaco Giacomo Pascale, una faccia da Jep Gambardella e una fisiognomica che conferma Orson Welles (tutti gli italiani sanno recitare, tranne gli attori): “non è vero che si allargano le maglie! È una falsità, perché dovete per forza attaccare Di Maio”, dice. “L’hanno fatto passare per un tentativo subdolo di inserire Ischia nel decreto Genova! Ma è Genova che è stata inserita nel Decreto Ischia. Siamo stati 14 mesi ad aspettare un decreto!”. Entra il segretario comunale con degli atti da firmare. Tutti condoni? “Magari!”. “Guardi che il terzo condono era carissimo, un immobile almeno ventimila euro, e chi ne usufruisce dovrà pagare pure un onere paesistico che ammonta al 3 per cento della rendita catastale. E noi abbiamo rendite catastali altissime, come Portofino. Soldi che il povero terremotato mi dovrà portare prima di prendere qualunque contributo!”.

 

Il Decreto Genova, dice il sindaco, “non è un condono: magari lo fosse”. “Definisce solo le pratiche pendenti, anzi le posso dire una cosa? Il decreto Genova ci rallenta, perché se c’è una cosa bella che ha fatto il governo Renzi è stata la riforma Madia, quella che prevedeva il silenzio-assenso delle sovrintendenze, che devono comunque dare il loro beneplacito. Invece adesso il decreto mi rallenta! Ah, la Madia, per me è meglio della madonna di Bernadette! (Segue siparietto su Boschi-Madia (“preferisco la Boschi, esteticamente, ma Madia ci ha fatto questo bel regalo”).

 

“I campani si sentono defraudati. Tutti possono ricostruire e noi no?”, dice un politico che vuol restare anonimo

 E poi show finale: “mio padre ha fatto sacrifici tutta la vita, eravamo quattro figli, e una casa per uno non ce la doveva dare? Per noi a Ischia la casa è un’emozione! A noi ci potete toccare tutto, pure la donna, al limite, ma la casa no!”. Il sindaco è stravolto: “voi ci state facendo un danno peggiore del terremoto, perché il turismo è il nostro petrolio. Noi abbiamo 2020 persone sfollate, 300 persone in albergo, 69 aziende chiuse, 5 scuole e 5 chiuse. Chiudiamo le polemiche. Questo governo ci ha dato attenzione, mentre gli altri ci avevano dimenticato!”. Si placa. “Qual è l’alternativa? Non puoi chiudere col passato se vuoi guardare al futuro” dice il sindaco-showman. “E i conti li puoi chiudere o buttando giù tutto con la ruspa, oppure regolamentando. Io preferisco regolamentare”.

 

Roma. Nella notte di mercoledì, i parlamentari di Forza Italia De Siano, Carbone, Pentangelo, Russo, Sarro e Cesaro annunciano di autosospendersi dal gruppo di Palazzo Madama. Il giorno dopo, però, giovedì, con un bel sole su palazzo Madama e su Ischia pure, il voto sull’emendamento è stato ribaltato e il decreto-Genova (anzi Ischia) è tornato quello di prima, con la sua appendice vintage e il richiamo al 1985. Opera del potentissimo De Siano: che ha votato con la maggioranza. Nel frattempo le case da sanare, mentre passano i giorni, passano da “poche centinaia” a “massimo duemila”.

 

Ma perché, si chiede l’ingenuo cronista lombardo, tutto questa centralità di Ischia? In grado di far vacillare governo e maggioranza? Quando si è prenotato il bed and breakfast c’era disponibile anche una “Di Maio house”, un appartamento-casa vacanze, e ci sono tanti Di Maio nei vari comuni ischitani. Che il ceppo originario venga proprio dal Maio, cioè dal centro vulcanico dell’isola, epicentro di tutti i terremoti? Il vulcanico vicepremier ha giurato di non avere parenti, qui. Di sicuro aveva altre idee su Ischia. “Cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra regione: se la trovate mi iscrivo al Pd”, ha detto l’anno scorso. Ma si sa che in politica le posizioni cambiano (solo due anni fa Di Maio vituperava il Pd che votava contro l’arresto di De Siano, accusato di corruzione nella gestione dei rifiuti a Ischia. Ma forse proprio a Ischia si realizza la terza via, la grande alleanza maggioranza-opposizione.

 

Terza via che passa per il terzo condono. Parliamo con un politico campano che preferisce restare anonimo. “Qualcuno pensa che il decreto Ischia in realtà sia una grande prova generale per vedere cosa succede e poi estendere il condono a tutta la Campania”. Questa è la tesi dei “terzocondonisti”. “Il famoso terzo condono del 2003, infatti, in Campania fu bloccato dall’allora governatore Bassolino” spiega al Foglio il nostro politico. “I campani si sentono quindi defraudati. Tutte le regioni possono ricostruire e noi no?” .

 

Ma la teoria del terzo condono, come il terzo segreto di Fatima, è avversata da parte della comunità scientifica. Barano, dall’altra parte dell’isola. Studio del professor Sebastiano Conte, esperto di abusi e condoni. Consulente di varie amministrazioni anche in nord Italia, due lauree, due punti di sutura sull’arcata sopracciliare sinistra, incontri ravvicinati con abusivisti. Sul suo tavolo, il suo compendio “La sanatoria degli abusi edilizi nelle isole di Ischia e Procida”. “Che in Campania non si sia applicato il terzo condono per colpa di Bassolino è una corbelleria madornale”, dice l’urbanista. “Chi sostiene questa teoria si divide in due categorie, chi lo dice per totale ignoranza e chi nella consapevolezza di dire il falso. La Corte costituzionale bocciò infatti l’ordinanza di Bassolino, e nel frattempo a Ischia col terzo condono vennero presentate ben 8.604 domande che dunque potevano essere esaminate”.

 

Storditi da tutte queste versioni, non si capisce dove stia la verità. Cos’è, alla fine, un condono? Chi lo decide? Ci illumina il nostro politico campano anonimo. “Sapete quante pratiche vennero esaminate di quelle 8.604? Pochissime. Il problema non è il condono, primo secondo o terzo. Il problema è che a Ischia, come in Campania, le pratiche non vengono esaminate. Anche ora: i comuni hanno sei mesi per esaminarle, ma non ci riusciranno. La gente paga per mettersi in regola, e poi non ha la certezza del diritto. In altre parti d’Italia, le pratiche vengono definite. A Ischia invece no, tutto rimane nel limbo”.

 

Di fronte alla nostra faccia stravolta, ecco la spiegazione. “Definire le pratiche vuol dire farsi dei nemici, dire ‘tu sì e tu no’. Chi viene respinto diventa un nemico per la vita. Tenere le pratiche nel cassetto vuol dire invece avere il potere. Nel caos c’è il potere. Io ti tengo la pratica nel cassetto, io ti proteggo, tu mi voti, non vieni a mettere il naso nei miei affari. Tu sei ricattabile, ma anch’io che non compio il mio dovere sono ricattabile”.

 

Secondo il nostro politico, il misterioso decreto che tiene il Paese col fiato sospeso, il Maio impraticabile e il Di Maio scatenato, sarebbe poi praticamente nullo negli effetti. “Al terzo comma si dice che il contributo comunque non spetta per la parte relativa ad eventuali aumenti di volume”. Significa che “il condono servirà al massimo per chi ha fatto una finestra. Gli altri non vedranno un euro”. Tanto rumore per nulla. Ci sarà una logica perversa anche qui dietro, ora abbiamo capito. A quale perversione risponde il terzo comma? “Ma quale logica?” sbotta il nostro interlocutore. “Quelli son proprio degli asini. Non sanno di cosa parlano. E per far vedere che non è un condono infilano una norma del genere. Questi sono i Cinquestelle”.

 

Chissà come andrà a finire. La casa, le emozioni, la zona rossa. I gatti. “La verità”, conclude, è che l’isola di Ischia è da sempre un territorio fragile. Il primo piano paesistico voluto da Mussolini nel 1942 è proprio quello di Ischia. E’ un contesto di rischio vulcanico e idrogeologico: un territorio da governare con attenzione. E a Ischia, ti dico la verità, non si dovrebbe costruire più neanche un metro cubo. Tra l’altro i comuni sono già proprietari di tanti appartamenti: ma fanno finta di non saperlo. La legge dice che dopo un’ingiunzione di demolizione, dal 91esimo giorno, se il proprietario non ha demolito, il fabbricato di diritto diventa proprietà del comune. Ma i comuni fan finta di non saperlo. Sull’isola ci sono 120 mila vani costruiti. Che bisogno abbiamo di costruirne altri?”.

 

Sfiniti dai condoni e dai veleni, ci si trascina verso il porto. L’isola è lì, ancora bellissima: al tramonto, nel lungomare di Lacco Ameno troneggia il Fungo, lo sperone di lava che millenni fa venne sputato dalla bocca del Monte Epomeo, poi si raffreddò e rimase conficcato in mare, a perenne monito. Intanto sul porto continuano a girare le Google car, nella loro assurda pretesa di mappare quest’isola che domani sarà già diversa.