Fumetti sotto l'albero
I consigli per i regali di Natale di quattro addetti ai lavori. Con pareri a tratti sorprendenti e la conferma che gli autori li si vede da quello che fanno più che da quello che dicono
“A me non sono mai piaciuti i fumetti! Anche da piccolo guardavo le figure, ma non li leggevo. E non mi piace neppure disegnare: adesso sto disegnando un Tex e mi fa impazzire!”. Lo ha rivelato Aldo Di Gennaro, grande illustratore e fumettista, classe 1938, lo scorso 5 dicembre, a Pavia, durante un incontro con l’altrettanto celebre giornalista, scrittore e anche sceneggiatore di fumetti pavese Mino Milani, classe 1928. Di Gennaro ha spesso affermato che la sua vera passione è andar per funghi, non certo disegnare. “Mi spiace per te!” ha commentato Milani. Ma non è inusuale per gli autori della generazione di Di Gennaro, pur se talentuosi, non apprezzare molto il medium fumetto. Adesso la percezione è un po’ cambiata, chi fa fumetti spesso è un po’ nerd, è già un appassionato, anche se, diventati professionisti, può cambiare il modo con il quale ci si approccia ai comics.
Abbiamo chiesto a quattro addetti ai lavori (uno sceneggiatore, un disegnatore, un editore e un editor) cinque libri a fumetti che consigliano per i regali natalizi.
Roberto Gagnor, classe 1977, sceneggiatore di fumetti (in primis disneyani) e anche per cinema e tv, è, a differenza di un Di Gennaro, un lettore diventato autore e ancora adesso di fumetti nel legge parecchi.
“Ecco le mie scelte:
1) Mister Miracle, di Tom King e Mitch Gerads (RW-Lion)
Il più bravo sceneggiatore americano del momento (in primis scrive Batman) demolisce i Nuovi Dei trasformando il loro artista della fuga Scott Free in un depresso quasi-suicida, perché il mostruoso supercattivo Darkseid ‘è’. Uno psicodramma in tavole da nove vignette alla Alan Moore di ‘Watchmen’: sovversivo, ironico e drammatico.
2) Gus, di Christophe Blain (Bao)
Non nuovissimo, ma divertentissimo: storie western molto atipiche, tra fuorilegge malinconiche e cowboy innamorati (o direttamente arrapati) e uno stile surreale e affettuoso. Un West lunare che è un po’ John Ford, un po’ Jim Jarmusch e un po’ Mel Brooks.
3) Sospeso, di Giorgio Salati e Armin Barducci, (Tunuè)
Un ragazzino scopre di avere dei superpoteri. Ma è proprio questo il problema, altro che X-Men. Perché il ‘potere’ è l’adolescenza anni Novanta: goffa, spaventosa e dolorosa.
4) Casablanca, di Giorgio Cavazzano (Panini Comics)
È una ristampa, è vero: ma va letta, perché il più grande disegnatore Disney vivente, qui anche sceneggiatore, trasforma l’idea stessa della Parodia Disney, con un bianco e nero ad acquerello che resta nel cuore e un Topolino perfetto. La storia che ha aperto la strada a tutta la rinascita creativa di Topolino dagli anni Novanta in poi.
5) Corto Maltese – L’integrale, di Hugo Pratt (Rizzoli Lizard)
Un meraviglioso macigno con tutto Corto Maltese. Per leggerlo finalmente al completo e ricordare quanto tutti noi fumettisti l’abbiamo studiato, copiato, amato”.
Fra l’altro, nell’incontro a Pavia Di Gennaro ha ricordato, con una certa invidia, che a Pratt (per lungo tempo ha ospitato il fumettista veneziano a casa sua a Milano), a differenza che a lui, piaceva disegnare.
Di avviso diverso dal disegnatore milanese è anche Fabio Celoni, classe 1971, disegnatore sia di fumetti umoristici (Disney) sia realistici (Dylan Dog) e a volte autore completo.
“Purtroppo, o per fortuna, anche dopo quasi trent’anni di mestiere rimango un compratore compulsivo di fumetti e libri di ogni genere, un vero bibliomane, arrivando anche a comprarmi più volte lo stesso volume in edizioni diverse” dice Celoni al Foglio. “La verità e che, oltre a disegnarli e scriverli, rimango un grande appassionato lettore di fumetti. Oltre al fatto che credo sia indispensabile, per chi ci lavora, continuare a studiare e a ispirarsi con nuove immagini e suggestioni, non potrei fare a meno di sfogliare nuove storie e farmi inebriare dalla bellezza di alcune di loro.
Per me scegliere soli cinque titoli è una scelta davvero ardua, ma, tentando di fare uno sforzo estremo e scorrendo al volo la mia libreria, mi appaiono agli occhi questi titoli:
1) Fantagas – intégrale, di Carlos Nine, (Les Rêveurs)
Il capolavoro di un gigante dell’illustrazione e dell’acquerello.
2) Il Maestro, di Mino Milani e Aldo Di Gennaro (ReNoir/Nona Arte)
Un’opera imprescindibile di altri due veri maestri, e l’occasione di rivedere lo straordinario bianco e nero a fumetti del grande Di Gennaro.
3) Winter World – Inferno di ghiaccio, di Chuck Dixon e Jorge Zaffino (Cosmo)
Il talento strabordante di uno dei più grandi disegnatori moderni, nel suo magistrale bianco e nero.
4) Le Bibendum céleste – intégrale, di Nicolas De Crécy (Les Humanoides Associés)
L’opera prima di uno dei più grandi e geniali artisti di fumetto del mondo.
5) Il soffio del vento tra i pini (ed. Deluxe), di Zao Dao (Oblomov)
Un volume meraviglioso, opera di una eccelsa e giovanissima artista pittorica cinese, dotata di rara grazia e poesia.
Michele Foschini della Bao trova difficile leggere fumetti come quando non era ancora un addetto ai lavori.
“Riesco ancora a leggere fumetti per il gusto di farlo, ma di solito finisce male” dice al Foglio. “Mi dico ‘Questo lo leggo solo perché mi va, tanto non lo pubblicherei mai’, e poi mi viene voglia di pubblicarlo. Se è un titolo straniero, è l’inizio di una sfida, se è italiano, mi provoca una bruciante invidia! Comunque ecco le mie scelte, quattro volumi editi dalla Bao e uno di altro editore.
1) Cinzia, di Leo Ortolani, perché ha sorpreso anche me, ed è un libro-musical, una parabola sulla diversità, un libro del quale secondo me c’è bisogno.
2) La mia cosa preferita sono i mostri, di Emil Ferris, perché è la scoperta dell’anno, senza dubbio.
3) Papaya Salad, di Elisa Macellari, perché è l’esordiente più elegante e compiuta del nostro 2018.
4) Stella di mare, di Giulio Macaione, perché è la sua opera della maturità e mi ha commosso profondamente.
5) Chiudo con un suggerimento di un altro editore, Annalisa e il diavolo, di Guido Buzzelli (Coconino), perché Buzzelli è un maestro incompreso da riscoprire e i colleghi di Coconino lo stanno facendo splendere come merita.”
“Non sono mai stato un gran lettore di fumetti ma facendo questo mestiere ho imparato ad apprezzarne le regole di costruzione e la bellezza” dice al Foglio Gianmaria Contro, editor della collana “Le storie” (mensile con albi senza un protagonista fisso) pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore di Tex e Dylan Dog.
“Leggo i fumetti come leggo i libri: li considero una forma di comunicazione al pari di altre. Ecco i miei consigli, è sempre frustrante compilare queste liste, ho equilibrato i superclassici con volumi del mio editore e aggiunto un piccolo capriccio personale:
1) Little Nemo in Slumberland di Winsor McCay
Lo si trova – purtroppo – con difficoltà (e spesso a prezzi irragionevoli), ma è una ricerca che vale sempre la pena. Qualsiasi edizione andrà bene, senza troppe remore filologiche, perché – ancor più che un classico del fumetto – è l’anima stessa della narrazione sequenziale.
2) L’Incal di Alejandro Jodorowsky e Moebius
Ripubblicato qualche anno fa da Magic Press (ma sempre disponibile in edizioni internazionali). Da scoprire e riscoprire, un repertorio inesauribile di immaginazione grafica e fantastica.
3) Deadwood Dick – Nero come la notte, rosso come il sangue di Joe Lansdale, Michele Masiero e Corrado Mastantuono (Bonelli)
Un western crudo e selvaggio (come il West doveva veramente essere), sostenuto dalla prosa sarcastica e fulminante di Joe Lansdale (Masiero ha adatto un racconto dello scrittore americano) e dal tratto di uno dei più grandi illustratori italiani come Mastantuono.
4) Chanbara. Il lampo e il tuono di Roberto Recchioni e Andrea Accardi (Bonelli)
Per chi ama il ‘cinema dei samurai’, ma soprattutto per chi ama il fumetto. Semplice, elegante visivamente perfetto e sanguinario al punto giusto. La via occidentale al Bushido.
5) La mia cosa preferita sono i mostri di Emil Ferris (Bao)
Un romanzo grafico creato da ‘situazioni’ sovrapposte, una narrazione totale e insieme intima, che mostra la centralità dell’outsider, la forza assoluta e vivificante dell’immaginazione, il potere demiurgico che una matita può avere, sulle semplici pagine di un taccuino”.
Quattro addetti ai lavori con pareri a tratti sorprendenti e la conferma che gli autori li si vede da quello che fanno più che da quello che dicono.