Due progetti da non perdere al Fuori Salone
Gli scorci sul mondo aperti dalle cerniere di Alex Chinneck e la caffettiera raccontata come oggetto di design da David Chipperfield e Alessi
Milano. Immaginate una città con vie, viali, piazze e quartieri del centro storico con palazzi dai colori pastello come potrebbero esserci a Roma, a Venezia o a Positano. Immaginate, poi, di mettere al lato di ogni edificio un’enorme zip che permette di aprire, nel vero senso della parola, quella parete, da cui non escono gli interni dell’abitazione o dei vari appartamenti, ma solo una luce cangiante che attrae e confonde, simbolo di tutto ciò che si preferisce. Lo ha fatto l’artista britannico Alex Chinneck, già da tempo noto per la sua visione originale e dirompente.
Classe 1984, negli anni ha aperto, artisticamente parlando, le pareti della fabbrica “Scopes and Sons” ed è riuscito persino a creare colonne in ferro battuto presentandole come se fossero dei semplici nodi di corda, creando così un particolare gioco/effetto visivo agli occhi dello spettatore. Per la Milano Design Week, l’appuntamento più importante al mondo per il settore del design, e grazie a Philip Morris International, ha dato origine a un’installazione multidimensionale progettata appositamente per lo Spazio Quattrocento all’interno di Opificio 31, in via Tortona, centro nevralgico della kermesse meneghina. Il progetto, “Iqos World revealed by Alex Chinneck”, vede protagonista l’architettura dell’intero edificio che, attraverso una serie di interventi scultorei, è trasformata in modo spettacolare sfidando la percezione del pubblico. I materiali e le forme architettoniche di solito familiari e rassicuranti, sono trasformate in qualcosa di straordinario e inatteso.
“Ho voluto ribaltare la percezione di ciò che è possibile”, spiega l’artista al Foglio, “e questo è stato possibile soprattutto con l’uso della cerniera che ci ha permesso di aprire un edificio dall’estetica apparentemente tradizionale per poter poi immaginare con ironia cosa si potesse nascondere dietro la facciata”. Quella zip diventa un vero e proprio simbolo, capace di evidenziarne il tratto distintivo in tutti i suoi lavori, l’espediente attraverso cui l’artista dà origine a una serie di fenditure surreali da cui si propaga una luce eterea e impalpabile che invade lo spazio. Ve ne renderete conto anche voi visitando (avete tempo fino al 14 aprile prossimo) anche l’interno di quell’edificio, dove troverete un grosso cerchio che assomiglia alla parte superiore di una lattina e un’altra scultura che ricorda una camicia, entrambi illuminati da luci che cambiano ogni minuto e che lasciano intravedere (oltre che sperare) un migliore futuro possibile. Una visione sicuramente alternativa e originale, quella di Chinneck, che inaugura così la collaborazione con i prodotti senza fumo Iqos che da anni, come ci ha spiegato Frederic de Wilde, presidente della Regione UE, Philip Morris International, “sta guidando la trasformazione dell’industria stessa del tabacco con l’obiettivo di costruire un futuro smoke-free, con prodotti senza fumo in grado di sostituire le sigarette a vantaggio della società”.
Se siete in zona, tra i tanti appuntamenti previsti in questo Fuori Salone, vi segnaliamo anche il progetto “A new Moka is Blooming” ospitato al Mudec-Museo delle Culture (sempre in via Tortona, esattamente difronte la casa/installazione di Chinneck) fino al 14 aprile prossimo. La Moka è da sempre un elogio alla capacità di rinnovarsi, di adattarsi a nuovi contesti e sfide e – nella sua nuova edizione pensata dall’architetto David Chipperfield – diventa così il centro di un racconto che vede protagonista l’anima democratica di questa icona del disegno industriale, simbolo di Alessi ma, soprattutto, di una memoria condivisa celebrata in tutto il mondo. Il progetto – che inizia sin dal bar del museo con la “Mokeria”, un invitante spazio dall’anima pop con un match di colori perfetto (giallo e celeste) – continua al primo piano dove troverete “Moka Alessi. Design & Re-Design”, una mostra che racconta l’evoluzione delle caffettiere nella storia di Alessi, da Richard Sapper (1979) all’ultima, creata, come ricordato, da Chipperfield. In mostra c’è anche un’immaginifica installazione di Virgilio Villoresi, una “fiaba in movimento” realizzata con un linguaggio che evoca gli esperimenti del pre-cinema oltre a un film realizzato ad hoc dal cineasta.
“La mia storia e quella della mia famiglia sono strettamente legate alla moka”, ci ricorda Alberto Alessi. “Il rassicurante brontolio del caffè è entrato nell’immaginario collettivo come immagine del quotidiano che si ripete ogni mattina: per molti è un rito, per tanti un'abitudine, per quasi tutti è soprattutto un piacere irrinunciabile, ed è stata questa la sfida più grande, quella di innovare un oggetto iconico che rappresenta un modo di vivere”. Il progetto – sviluppato con la direzione creativa di Federico Pepe di Le Dictateur Studio – si pone così, da un lato, come una riflessione fortemente legata alla progettualità e al tema dell’evoluzione degli archetipi industriali, dall’altro come un racconto, attraverso una visione contemporanea, di quelle radici che identificano l’esperienza condivisa italiana legata al rituale del caffè, culturalmente trasversale, capace di travalicare provenienze sociali e luoghi geografici specifici. Se volete poi continuare a sognare, c’è uno zootropio pensato appositamente per Alessi che vi trasporterà in un’esperienza magica attraverso un dispositivo ottico ispirato ai giochi per bambini di epoca vittoriana, capaci di produrre immagini in movimento attraverso espedienti meccanici e illusioni ottiche. La cosa più brutta sarà svegliarsi.