Oggi Amleto è donna. Richard Eyre contro il pol. corr. che rovina Shakespeare
Il maestro del teatro inglese sul gender che riscrive il bardo
Roma. Avviene di tutto ormai. Si censura quella “sessista” di “Cappuccetto rosso” nelle scuole spagnole e quel “razzista” di “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain nelle scuole americane. Come poteva il Bardo restare al riparo da questa ondata di indignazione al potere? Qualche tempo fa Mary Bousted, a capo della National Education Union, il più potente sindacato degli insegnanti del Regno Unito, disse che il nuovo curriculum doveva andare oltre William Shakespeare e gli altri Dead White Males, gli autori maschi bianchi defunti. L’attuale curriculum prevede lo studio di almeno un’opera di Shakespeare. E’ tempo di cambiare. È tempo di multiculturalismo.
Ma il problema di Shakespeare è che non è soltanto bianco, ma che nelle sue opere ai maschi ha fatto sempre fare i ruoli principali. È tempo di cambiare anche questo. Lo scorso marzo, il National Theatre di Londra ha ospitato un panel: “Redressing the Balance: Gender in Shakespeare”. E sta succedendo. La nuova direttrice dello Shakespeare’s Globe di Londra, Michelle Terry, ha inserito il gender nelle opere del Bardo. E ha deciso di recitare lei la parte di Amleto e ha dato a un attore, Shubham Saraf, il ruolo di Ofelia. Gli sperimentatori dicono che non è nulla di nuovo. Sarah Bernhardt interpretò Amleto a Parigi nel 1899. Ma questa moda non va giù al grande regista Richard Eyre, l’ex direttore del National Theatre. Secondo Eyre, non si dovrebbe cambiare il genere dei personaggi del Bardo per strizzare l’occhio al politicamente corretto.
Come riporta il Telegraph, Eyre si è arrabbiato di brutto quando ha visto che la Royal Shakespeare Company ha affidato il ruolo di Timone d’Atene a una donna. “La Royal Shakespeare Company non dovrebbe scambiare i generi dei personaggi nelle sue produzioni”, ha detto Eyre. “Esiste un movimento globale che sostiene che questi non sono più ruoli per uomini interpretati da uomini”, ha risposto il regista del Timone, Simon Godwin. “Penso che facciamo un favore a Shakespeare celebrando la modernità”. Così, quando ha diretto “La dodicesima notte”, Godwin ha fatto diventare Malvolio (il maggiordomo di Olivia) “Malvolia”. E in una nuova produzione di “Romeo e Giulietta”, Mercuzio è una donna.
Al Maggio musicale fiorentino, come noto, la Carmen di Bizet non muore, in omaggio alla lotta contro il femminicidio. Il tenore americano Michael Fabiano si è invece autocensurato nel Rigoletto alla Royal Opera House di Londra, perché come Duca di Mantova avrebbe dovuto abusare di una donna. “Quando si tratta di produzioni operistiche possiamo essere un po’ più attenti a ciò che esiste in società, anche con una produzione che è ambientata 500 anni fa”, ha detto Fabiano. Bizzarro pensare che, tra le opere di Verdi, il Rigoletto fu proprio quella che incontrò le più serie difficoltà di censura. Verdi sudò non poco per far approvare dai teatri veneti il libertinaggio del Duca di Mantova. Adesso l’opera incontra altre grane nel nuovo teatro sicuramente rivoluzionario e con una “morale” edificante, ma sicuramente anche più brutto e noioso, a detta anche di un insospettabile come il maestro Eyre.